Mercoledì la legge elettorale arriva in commissione e il 27 dovrebbe andare in Aula. La minoranza del partito, divisa, prova ad affilare le armi. Per Renzi la priorità è quella di approvare la riforma alla Camera senza modifiche
Da una parte la maggioranza nei panni del pompiere, dall'altra la minoranza divisa che prova a fare la voce grossa. In mezzo la legge elettorale che domani sbarca in commissione a Montecitorio che per Matteo Renzi è diventata un punto qualificante e irrinunciabile del suo programma di governo. E per la rissosa minoranza Pd l'Italicum è invece l'ultima ridotta dove organizzare la resistenza contro il rottamatore. Tanto che uno dei capi della sinistra interna Francesco Boccia arriva a parlare di una maggioranza che ha il diritto di decidere "ma senza emarginare chi non la pensa allo stesso modo o addirittura fare pulizia etnica".
In commissione la minoranza Pd ha i numeri per far ballare i renziani mentre in Aula solo la compattezza di tutti i parlamentari dissidenti potrebbe far traballare il governo, cosa molto più difficile visto la reiterata fedeltà alla ditta dei bersaniani. La vicesegretaria dem Debora Serracchiani getta acqua sul fuoco: "Si va avanti, anche perchè questo testo - spiega - è stato il frutto di un confronto e dell'accoglimento di istanze della minoranza, come la parità di genere o l'abbassamento della soglia di sbarramento. Al momento - garantisce Serracchiani - la scissione sembra più uno spettro avvistato nelle pagine dei giornali che nella sede del Pd". Gli fa eco l'altro vicesegretario Lorenzo Guerini: "La riforma elettorale è stata già modificata in più punti a Palazzo Madama rispetto al testo approvato in prima lettura dalla Camera, e si tratta di modifiche chieste dalla minoranza del Pd".
Per lo stato maggiore renziano la priorità è quella di approvare l'Italicum alla Camera senza modifiche. Se infatti dovesse essere rivisto il rischio è che al Senato - dove i numeri sono molto più ballerini - potrebbe essere affossato dai franchi tiratori portando con sé tutto il governo. Una miccia che Renzi sarebbe pronto a disinnescare con l'arma finale: la fiducia che nella minoranza vedono come una provocazione inaccettabile. Ma non è solo l'Italicum a turbare il premier: le regionali si avvicinano e la Liguria sembra diventato un campo minato. La candidata renziana Raffaella Paita è in vantaggio nei sondaggi ma la discesa in campo del candidato civatiano Luca Pastorino e l'accordo tra Forza Italia e Lega sul nome di Giovanni Toti potrebbe consegnare ai moderati una regione da sempre con il cuore a sinistra. Il candidato berlusconiano è secondo nei sondaggi e poi a disturbare la corsa della Paita c'è anche il concorrente del Movimento 5 stelle Salvatore Alice.
In commissione la minoranza Pd ha i numeri per far ballare i renziani mentre in Aula solo la compattezza di tutti i parlamentari dissidenti potrebbe far traballare il governo, cosa molto più difficile visto la reiterata fedeltà alla ditta dei bersaniani. La vicesegretaria dem Debora Serracchiani getta acqua sul fuoco: "Si va avanti, anche perchè questo testo - spiega - è stato il frutto di un confronto e dell'accoglimento di istanze della minoranza, come la parità di genere o l'abbassamento della soglia di sbarramento. Al momento - garantisce Serracchiani - la scissione sembra più uno spettro avvistato nelle pagine dei giornali che nella sede del Pd". Gli fa eco l'altro vicesegretario Lorenzo Guerini: "La riforma elettorale è stata già modificata in più punti a Palazzo Madama rispetto al testo approvato in prima lettura dalla Camera, e si tratta di modifiche chieste dalla minoranza del Pd".
Per lo stato maggiore renziano la priorità è quella di approvare l'Italicum alla Camera senza modifiche. Se infatti dovesse essere rivisto il rischio è che al Senato - dove i numeri sono molto più ballerini - potrebbe essere affossato dai franchi tiratori portando con sé tutto il governo. Una miccia che Renzi sarebbe pronto a disinnescare con l'arma finale: la fiducia che nella minoranza vedono come una provocazione inaccettabile. Ma non è solo l'Italicum a turbare il premier: le regionali si avvicinano e la Liguria sembra diventato un campo minato. La candidata renziana Raffaella Paita è in vantaggio nei sondaggi ma la discesa in campo del candidato civatiano Luca Pastorino e l'accordo tra Forza Italia e Lega sul nome di Giovanni Toti potrebbe consegnare ai moderati una regione da sempre con il cuore a sinistra. Il candidato berlusconiano è secondo nei sondaggi e poi a disturbare la corsa della Paita c'è anche il concorrente del Movimento 5 stelle Salvatore Alice.