Forza Italia ed Ncd concordano un nome unitario per i moderati. La corsa al Colle entra così sempre più nel vivo in vista della prima votazione del 29 gennaio. Nel borsino salgono Amato, Casini e Bersani. Scendono Visco, Padoan e Cassese. LO SPECIALE
I 175 dell'Italicum, il Nazareno 2.0 che si concretizza, pronto a nuove versioni. Il premier che dice "penso che Draghi debba restare alla Bce" (premier che al Colle vorrebbe un arbitro). E ancora le riunioni più o meno trasversali che si infittiscono sempre più. Tutti elementi di un'unica partita. Tutti segnali evidenti che la stretta finale si avvicina e che la corsa al Colle entra nel vivo.
Il Nazareno - Ufficialmente non hanno parlato di Quirinale ma è difficile pensare che Renzi e Berlusconi nel nuovo ultimo incontro a due a Palazzo Chigi non abbiano toccato la questione. Torneranno a vedersi nei prossimi giorni, a inizio settimana. Bulloni da stringere. Ma non solo. Il Capo del Governo ha fatto già sapere che nei prossimi giorni il Pd incontrerà tutti i partiti e che le condizioni per l'elezione del nuovo Capo dello Stato c'erano e ci sono ancora al netto delle tensioni interne ai democratici. Ma qualcosa, anzi di più, si muove al centro e a destra.
Lega, M5S e Sel - La Lega per ora si chiama fuori. I 5 Stelle paiono ammiccare alla minoranza Pd e a Sel sulla scia del fronte anti-italicum. Certo è però che grande fermento s'intravede soprattutto tra i centristi.
Centristi - Pronto un summit tra Area popolare, Scelta civica e gruppo Per l'Italia: circa 120 grandi elettori in ballo. Segnale che non si decide tutto col Nazareno. Gli ex montiani del resto sono già all'opera per cercare di saldare i propri oltre 50 parlamentari con un patto di reciproca consultazione e collaborazione.
Candidato comune Forza Italia – Ncd - Al tempo stesso però quelli di Area popolare, Ncd e Udc, hanno già incontrato a più riprese Berlusconi a riprova che il centrodestra vuole riproporsi più che compatto tanto da proporre - seppur informalmente- la propria candidatura al premier. Un nome unitario: Antonio Martino.
Le incognite e le tensioni - Certo le incognite non mancano. A partire dalle ultime tensioni interne soprattutto al Pd, laddove bersaniani di area riformista, sinistra democratica, Dalemiani e Civatiani affilano le armi. Sono circa 150. E già si sono visti. C'è poi il confronto serrato in Forza Italia. Sul piatto oltre 140 voti cui si aggiungerebbero appunto -dopo il riavvicinamento con Alfano- un'altra 70ina di grandi elettori almeno. Un pacchetto consistente, che conterebbe poi altri gruppi minori come GAL, ma su cui pesano le frizioni con gli uomini di Fitto, da tempo non in linea con Berlusconi.
Chi sale e chi scende - In testa alla corsa - si fa per dire - al momento sembrano esserci due figure istituzionali (o costituzionali) il cattolico Mattarella e l'ex premier Amato. Stabile il primo, in salita il secondo. Con il primo che pescherebbe nel centrosinistra, al centro e anche nel centrodestra. Il secondo partirebbe soprattutto dai voti degli azzurri per allargarsi al centro e – chissà - a quanti del Pd. In ascesa anche l'ex presidente della Camera Casini, subito davanti a Prodi: rispetterebbero il cliché dell'alternanza con i laici al Quirinale e avrebbero entrambi uno standing istituzionale.
I dem - A seguire i democratici - nell'ordine - Veltroni, Fassino e Finocchiaro. Avrebbero il partito con i suoi grandi numeri alle spalle, ma sembrano - per ora- non sfondare nel centrodestra.
Gli outsider - Stabili le quotazioni di Pierluigi Castagnetti e dell'ex ministro Paola Severino. Così come quelle dei ministri in carica, Delrio, Franceschini Gentiloni e Pinotti.
Politici - Tra i politici invece in risalita - soprattutto nelle ultime ore - l'ex segretario Pd Bersani. D'Alema però resta in corsa.
Tecnici - In calo i tecnici: dal governatore di Bankitalia Visco al ministro Padoan a Sabino Cassese.
Carta istituzionale - C'è infine la carta istituzionale. A partire dal presidente supplente Grasso con tanti voti a disposizione. Per passare all'ex premier Monti.
Il Nazareno - Ufficialmente non hanno parlato di Quirinale ma è difficile pensare che Renzi e Berlusconi nel nuovo ultimo incontro a due a Palazzo Chigi non abbiano toccato la questione. Torneranno a vedersi nei prossimi giorni, a inizio settimana. Bulloni da stringere. Ma non solo. Il Capo del Governo ha fatto già sapere che nei prossimi giorni il Pd incontrerà tutti i partiti e che le condizioni per l'elezione del nuovo Capo dello Stato c'erano e ci sono ancora al netto delle tensioni interne ai democratici. Ma qualcosa, anzi di più, si muove al centro e a destra.
Lega, M5S e Sel - La Lega per ora si chiama fuori. I 5 Stelle paiono ammiccare alla minoranza Pd e a Sel sulla scia del fronte anti-italicum. Certo è però che grande fermento s'intravede soprattutto tra i centristi.
Centristi - Pronto un summit tra Area popolare, Scelta civica e gruppo Per l'Italia: circa 120 grandi elettori in ballo. Segnale che non si decide tutto col Nazareno. Gli ex montiani del resto sono già all'opera per cercare di saldare i propri oltre 50 parlamentari con un patto di reciproca consultazione e collaborazione.
Candidato comune Forza Italia – Ncd - Al tempo stesso però quelli di Area popolare, Ncd e Udc, hanno già incontrato a più riprese Berlusconi a riprova che il centrodestra vuole riproporsi più che compatto tanto da proporre - seppur informalmente- la propria candidatura al premier. Un nome unitario: Antonio Martino.
Le incognite e le tensioni - Certo le incognite non mancano. A partire dalle ultime tensioni interne soprattutto al Pd, laddove bersaniani di area riformista, sinistra democratica, Dalemiani e Civatiani affilano le armi. Sono circa 150. E già si sono visti. C'è poi il confronto serrato in Forza Italia. Sul piatto oltre 140 voti cui si aggiungerebbero appunto -dopo il riavvicinamento con Alfano- un'altra 70ina di grandi elettori almeno. Un pacchetto consistente, che conterebbe poi altri gruppi minori come GAL, ma su cui pesano le frizioni con gli uomini di Fitto, da tempo non in linea con Berlusconi.
Chi sale e chi scende - In testa alla corsa - si fa per dire - al momento sembrano esserci due figure istituzionali (o costituzionali) il cattolico Mattarella e l'ex premier Amato. Stabile il primo, in salita il secondo. Con il primo che pescherebbe nel centrosinistra, al centro e anche nel centrodestra. Il secondo partirebbe soprattutto dai voti degli azzurri per allargarsi al centro e – chissà - a quanti del Pd. In ascesa anche l'ex presidente della Camera Casini, subito davanti a Prodi: rispetterebbero il cliché dell'alternanza con i laici al Quirinale e avrebbero entrambi uno standing istituzionale.
I dem - A seguire i democratici - nell'ordine - Veltroni, Fassino e Finocchiaro. Avrebbero il partito con i suoi grandi numeri alle spalle, ma sembrano - per ora- non sfondare nel centrodestra.
Gli outsider - Stabili le quotazioni di Pierluigi Castagnetti e dell'ex ministro Paola Severino. Così come quelle dei ministri in carica, Delrio, Franceschini Gentiloni e Pinotti.
Politici - Tra i politici invece in risalita - soprattutto nelle ultime ore - l'ex segretario Pd Bersani. D'Alema però resta in corsa.
Tecnici - In calo i tecnici: dal governatore di Bankitalia Visco al ministro Padoan a Sabino Cassese.
Carta istituzionale - C'è infine la carta istituzionale. A partire dal presidente supplente Grasso con tanti voti a disposizione. Per passare all'ex premier Monti.