Il 29 gennaio la prima votazione per l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Le quotazioni dell'ex premier sarebbero in salita. Ma con le tensioni all'interno del Pd e in Forza Italia, la partita è ancora tutta da giocare. LO SPECIALE – LE FOTO - I VIDEO
Il calendario segna meno dieci, ma sul voto per il futuro presidente della Repubblica pesano ancora tante incognite. E le ultime tensioni interne sia al Pd, con il caso Cofferati sia in Forza Italia, con lo scontro a distanza tra Silvio Berlusconi e il suo capogruppo alla camera Renato Brunetta, rischiano di complicare ancor di più le trattative. Parlando con i suoi Matteo Renzi lo definisce un momento chiave per uscire dalla palude. Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, ostenta ottimismo sulla possibilità di raggiungere un consenso ampio.
I nomi - Sul fronte dei nomi in lizza restano sia i profili più politici, come Piero Fassino, Walter Veltroni, Dario Franceschini, Anna Finocchiaro. Sia i profili di chi al percorso politico ha sommato una lunga esperienza nelle istituzioni. In questo quadro rientrano Sergio Mattarella e Giuliano Amato, entrambi oggi giudici costituzionali. Nelle ultime ore le quotazioni di Amato sarebbero risalite. Il suo nome piace ai forzisti ma non ad una parte della sinistra. Anche se in suo favore si starebbe spendendo secondo le voci di Palazzo l'area vicina a Massimo D'alema. Tra gli outsider si tira fuori dalla corsa il presidente dell'autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Decisamente in calo le chances attribuite al giurista Sabino Cassese mentre riprende quota il nome del ministro dell'economia Piercarlo Padoan. Tecnico ma con sensibilità politica e forte visibilità internazionale. E con un consolidato rapporto con Matteo Renzi. Forte legame con il premier ha anche Graziano Del Rio: entrato anche lui nel borsino ma più come possibile sostituto di Padoan in caso di elezione di quest'ultimo. E poi c'è Romano Prodi. Il professore ha ripetuto nei giorni scorsi di non voler essere al centro di tensioni. Ma il suo nome continua a circolare nella minoranza Pd. Così come resta in lizza quello del presidente pro tempore della repubblica, Piero Grasso. Ma solo come riserva. Fuori dalla corsa, almeno per ora il presidente della Bce Mario Draghi. Mentre l'attuale governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco potrebbe avere delle chance, soprattutto in caso di tempesta sui mercati.
Il patto anti Nazareno - Da mettere in conto ci sono anche altri rischi. Come quello che i dissensi interni a Pd e Forza Italia si saldino con quel fronte trasversale che punta a far saltare il patto del Nazareno. E che potrebbe cercare di far salire nelle prime votazioni un nome che possa mettere in difficoltà il premier o minare l'intesa con Forza Italia.
Il metodo Gentiloni - Renzi finora nomi non ne ha fatti. E c'è chi avanza il sospetto che il premier punti a replicare lo stesso schema usato per la nomina del ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Con un nome forte e spendibile per un accordo allargato ma da tener coperto e tirar fuori solo all'ultimo momento.
I nomi - Sul fronte dei nomi in lizza restano sia i profili più politici, come Piero Fassino, Walter Veltroni, Dario Franceschini, Anna Finocchiaro. Sia i profili di chi al percorso politico ha sommato una lunga esperienza nelle istituzioni. In questo quadro rientrano Sergio Mattarella e Giuliano Amato, entrambi oggi giudici costituzionali. Nelle ultime ore le quotazioni di Amato sarebbero risalite. Il suo nome piace ai forzisti ma non ad una parte della sinistra. Anche se in suo favore si starebbe spendendo secondo le voci di Palazzo l'area vicina a Massimo D'alema. Tra gli outsider si tira fuori dalla corsa il presidente dell'autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Decisamente in calo le chances attribuite al giurista Sabino Cassese mentre riprende quota il nome del ministro dell'economia Piercarlo Padoan. Tecnico ma con sensibilità politica e forte visibilità internazionale. E con un consolidato rapporto con Matteo Renzi. Forte legame con il premier ha anche Graziano Del Rio: entrato anche lui nel borsino ma più come possibile sostituto di Padoan in caso di elezione di quest'ultimo. E poi c'è Romano Prodi. Il professore ha ripetuto nei giorni scorsi di non voler essere al centro di tensioni. Ma il suo nome continua a circolare nella minoranza Pd. Così come resta in lizza quello del presidente pro tempore della repubblica, Piero Grasso. Ma solo come riserva. Fuori dalla corsa, almeno per ora il presidente della Bce Mario Draghi. Mentre l'attuale governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco potrebbe avere delle chance, soprattutto in caso di tempesta sui mercati.
Il patto anti Nazareno - Da mettere in conto ci sono anche altri rischi. Come quello che i dissensi interni a Pd e Forza Italia si saldino con quel fronte trasversale che punta a far saltare il patto del Nazareno. E che potrebbe cercare di far salire nelle prime votazioni un nome che possa mettere in difficoltà il premier o minare l'intesa con Forza Italia.
Il metodo Gentiloni - Renzi finora nomi non ne ha fatti. E c'è chi avanza il sospetto che il premier punti a replicare lo stesso schema usato per la nomina del ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Con un nome forte e spendibile per un accordo allargato ma da tener coperto e tirar fuori solo all'ultimo momento.