Toto Quirinale, da Amato a Mattarella: la rosa dei nomi

Politica

Jana Gagliardi

In attesa della prima votazione del 29 gennaio, nel borsino di chi sale e chi scende la principale novità riguarda l'apertura di Bersani, e quindi di una discreta fetta del Pd, a seguire comunque la linea del segretario Renzi. LO SPECIALE

Nel borsino di chi sale e chi scende, che occuperà le cronache politiche fino all'elezione del nuovo capo dello Stato - con la ridda di nomi che si accavallano e sorpassano come da tradizione - la principale novità riguarda l'apertura di Pierluigi Bersani, e quindi di una discreta fetta del Pd, a seguire comunque la linea del segretario. "Faremo quello che dirà Renzi", avrebbe infatti chiarito l'ex leader del partito del premier, e fra l'altro da lui non è arrivato un no preventivo a due dei nomi che circolano con maggiore insistenza in queste ore, quelli di Giuliano Amato e Sergio Mattarella.

In testa al totonomi - Sono queste - Amato e Mattarella - al momento le personalità di cui si parla di più, se non altro perché il primo non sarebbe sgradito al presidente del Consiglio, e, riguardo al fronte politico opposto, è l'unico nome fatto finora da Silvio Berlusconi, così come da altri esponenti di Forza Italia. Non piacerebbe invece alla sinistra dell'opposizione e al Movimento 5 stelle, e sono in molti i commentatori politici che in queste ore si danno un gran daffare a sottolineare come Amato non sarebbe una scelta "popolare", in quanto non verrebbe apprezzato dall'opinione pubblica anche per la sua vicinanza a suo tempo a Bettino Craxi.
Sul nome di Mattarella invece potrebbe esserci maggiore convergenza: è una personalità di spicco, fratello di un martire della mafia, lontano dai giochi politici da lungo tempo, padre della legge elettorale - il cosiddetto "mattarellum" - a più riprese citata come esempio positivo rispetto al successivo "porcellum" e anche, da qualcuno, rispetto al prossimo "italicum".

Il nodo Prodi - Resta in auge comunque sempre il nome dell'ex premier Romano Prodi, l'unico - va ricordato - che è stato a suo tempo in grado di sconfiggere Berlusconi nelle urne. Il professore si è chiamato fuori a più riprese, anche perché non è facile dimenticare l'"impallinatura" subita due anni fa dai 101 che lo affossarono. Sel continua però a rilanciarlo e dietro le quinte resta fra i protagonisti assoluti delle discussioni fra maggioranza e opposizione.

I nomi di genere - Altrettanto intenso il dibattito su una presenza femminile al Quirinale, che vede sempre in testa il presidente della commissione affari costituzionali del Senato Anna Finocchiaro e l'ex ministro della giustizia Paola Severino. Sulla prima però, malgrado si dica che non sarebbe affatto sgradita a Berlusconi e sia stata rilanciata perfino dalla sua compagna Francesca Pascale, gli umori di Forza Italia non sarebbero così positivi: nessuno dimentica quello che a suo tempo veniva bollato come un "inaccettabile giustizialismo" da parte dell'ex magistrato nei confronti delle vicende giudiziarie di Berlusconi. E se anche Renzi non sembra bocciarla a priori, anche lì non è lontana la memoria dei duri attacchi che al tempo delle primarie con Bersani la Finocchiaro sferrava all'attuale presidente del Consiglio.

Candidatura di sinistra - Da Forza Italia la bocciatura a un prossimo Presidente della Repubblica di sinistra è totale, tanto da aver condotto Renzi ad avvertire: "Se ci sarà un veto, il presidente ce lo eleggiamo da soli". Nei fatti la cosa non sarebbe però numericamente così semplice, in ogni caso in pole position restano nomi come quello di Piero Fassino, attuale presidente dell'Anci, e soprattutto di Walter Veltroni, silente da un pezzo.

Candidatura di centrodestra - Molto meno probabile che possa passare un nome proposto dal centrodestra, in ogni caso almeno uno di quelli che circolano risulta stimato anche fuori dal suo partito e appare ormai più vicino alla figura di tecnico che a quella di politico: si tratta dell'ex ministro della difesa Antonio Martino.

I tecnici - Sempre in prima linea il nome del numero uno della Bce Mario Draghi, malgrado le ripetute smentite dell'interessato, così come quelli di Sabino Cassese e Raffaele Cantone. E quello del ministro dell'Economia Padoan.

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