Disco verde da Palazzo Madama. Il ministro Poletti: "Il Parlamento ci consegna un testo significativamente modificato e migliorato". Vota a favore anche la minoranza del Pd. Scontri durante il corteo contro il provvedimento: FOTO
#JobsAct diventa legge. L'Italia cambia davvero. Questa è #lavoltabuona. E noi andiamo avanti
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 3 Dicembre 2014
Poletti: "Da Parlamento testo migliorato" - Con l'ok definitivo al Jobs Act, dice invece il ministro Poletti, il Parlamento "ci consegna un testo significativamente cambiato e migliorato". Ora, aggiunge, si dovrà procedere "speditamente" ai decreti attuativi, partendo da quelli per l'introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che vogliamo rendere operativo da gennaio.
Qualche ora prima, il ministro del Welfare, aveva chiesto all'aula del Senato di votare la fiducia, spiegando come "il governo assegna un'importanza essenziale al lavoro". "Su questo terreno - aveva aggiunto - si misura la capacità di produrre il cambiamento" e "invertire la situazione di fatto che si è realizzata in questo lungo periodo di crisi che paese sta attraversando". "Siamo consapevoli", ha concluso Poletti, "che si tratta di un passaggio difficile e pieno di tensioni, ma anche del fatto che su molti contenuti c'è condivisione".
Tensione a Roma al corteo - Nella giornata si sono registrati momenti di tensione a Roma al corteo contro il provvedimento (FOTO). I manifestanti hanno tentato di forzare il cordone delle forze dell'ordine e c'è stato anche un lancio di uova contro gli agenti. I manifestanti hanno acceso anche fumogeni
L'esame in terza lettura di Palazzo Madama - Il testo - che Palazzo Madama ha esaminato in terza lettura - non è stato modificato rispetto a quello licenziato dalla Camera, frutto di una mediazione con parte della minoranza interna del Pd, partito del premier Matteo Renzi, mentre una ulteriore fetta di partito resta contraria alla riforma.
La minoranza Pd: "No a crisi al buio per il Paese" - Poco prima del voto, in un documento, 27 senatori della minoranza Pd, in gran parte di area riformista, avevano annunciato che avrebbero votato la fiducia "nella convinzione profonda che il Paese non può permettersi una crisi al buio in questa difficile congiuntura economica e sociale".