Il Patto del Nazareno tiene su preferenze e soglia al 40%. Il presidente del Consiglio: "Sarà legge entro febbraio". Ma è scontro alla Direzione dei Dem: rivolta sui 100 capilista bloccati. Il premier:"Non mi serve un mandato"
Nonostante un'intesa solo parziale sulla legge elettorale, Renzi e Berlusconi blindano il patto del Nazareno: ok su collegi e soglia al 40% per il premio di maggioranza, restano le distanze invece su premio di lista e sbarramento. "Sarà legge entro febbraio" assicura il presidente del Consiglio. Ma la road map tracciata e presentata ieri alla Direzione del Pd incontra però il muro della minoranza del partito che si ribella e non vota.
Renzi-Cav blindano intesa - In sintesi, Renzi e Berlusconi concordano sulla soglia per il premio di maggioranza al 40 per cento, rispetto al 37% del testo votato alla Camera, e l'ex premier cede "sulle preferenze dopo i capilista bloccati in 100 collegi". Con i Capilista bloccati, mentre per gli altri candidati varrà il principio delle preferenze. Ed è su questo punto che si consuma lo strappo con la minoranza del Pd. E alla fine, la Direzione non vota.
Minoranza contro - Sulla legge elettorale c'è la richiesta di modificare il sistema dei capilista bloccati e ridare, spiega Alfredo D'Attorre, "la parola ai cittadini". Polemiche anche sul Jobs Act Sul Jobs act: la fiducia su una delega in bianco, afferma Stefano Fassina, porrebbe "un problema politico e costituzionale". Se il testo restasse immutato, anticipa Francesco Boccia, "molti" non lo voterebbero. Senza considerare che l'accelerazione sulla legge elettorale fa sorgere alla minoranza (lo dicono in direzione Fassina e D'Attorre) il sospetto, nonostante le rassicurazioni di Renzi, che la tentazione siano le elezioni anticipate.
La Direzione Pd non vota - Alla fine non si va alla conta. Renzi rinuncia a mettere ai voti la sua proposta, come aveva auspicato la minoranza, ma va avanti per la sua strada. E difende l'Italicum 2.0 che ha plasmato negli ultimi giorni di incontri con la maggioranza e con Berlusconi: "Questo modello permette a qualcuno di decidere. Senza la decisione non c'è democrazia politica, diventa il bar dello sport e così si perde la credibilità e la stima dei cittadini".
Renzi-Cav blindano intesa - In sintesi, Renzi e Berlusconi concordano sulla soglia per il premio di maggioranza al 40 per cento, rispetto al 37% del testo votato alla Camera, e l'ex premier cede "sulle preferenze dopo i capilista bloccati in 100 collegi". Con i Capilista bloccati, mentre per gli altri candidati varrà il principio delle preferenze. Ed è su questo punto che si consuma lo strappo con la minoranza del Pd. E alla fine, la Direzione non vota.
Minoranza contro - Sulla legge elettorale c'è la richiesta di modificare il sistema dei capilista bloccati e ridare, spiega Alfredo D'Attorre, "la parola ai cittadini". Polemiche anche sul Jobs Act Sul Jobs act: la fiducia su una delega in bianco, afferma Stefano Fassina, porrebbe "un problema politico e costituzionale". Se il testo restasse immutato, anticipa Francesco Boccia, "molti" non lo voterebbero. Senza considerare che l'accelerazione sulla legge elettorale fa sorgere alla minoranza (lo dicono in direzione Fassina e D'Attorre) il sospetto, nonostante le rassicurazioni di Renzi, che la tentazione siano le elezioni anticipate.
La Direzione Pd non vota - Alla fine non si va alla conta. Renzi rinuncia a mettere ai voti la sua proposta, come aveva auspicato la minoranza, ma va avanti per la sua strada. E difende l'Italicum 2.0 che ha plasmato negli ultimi giorni di incontri con la maggioranza e con Berlusconi: "Questo modello permette a qualcuno di decidere. Senza la decisione non c'è democrazia politica, diventa il bar dello sport e così si perde la credibilità e la stima dei cittadini".