Riforme, cambiano i quorum per referendum e Capo dello Stato
PoliticaIl testo uscito dalla commissione Affari Costituzionali porta il numero di firme per chiedere una consultazione popolare a 800mila. Vietati i quesiti "chirurgici". Per l'elezione del Presidente della Repubblica previste diverse maggioranze qualificate
Una riforma del referendum, con l'abbassamento del quorum necessario e con l'innalzamento delle firme; una nuova modalità di elezione del Presidente della Repubblica. Sono queste le novità sulle riforme approvate dalla commissione affari costituzionali del Senato, che ha sciolto mercoledì i nodi politici rimasti irrisolti. Sull'ultimo, poi, vale a dire il sistema di elezione dei senatori da parte dei Consigli Regionali, si voterà giovedì mattina. Il voto sugli emendamenti è previsto per il 16 luglio, in contemporanea con la cena dei Capi di Stato e di governo al Consiglio Europeo e che permetterà, che consente a Matteo Renzi di presentarsi all'Europa come il premier di un'Italia 'riformabile', a tutto vantaggio della trattativa su nomine e flessibilità.
Aumenta il numero di firme necessarie per il referendum - La prima novità riguarda una profonda riforma del referendum, attraverso la modifiche di tre suoi aspetti. Innanzitutto viene innalzato il numero delle firme necessarie per proporne uno: dalle attuali 500.000 si sale a 800.000, il che rende meno praticabile questo strumento di consultazione popolare. In compenso viene di fatto abbassato il quorum necessario per renderlo valido. Non occorrerà che partecipi almeno la metà dei cittadini iscritti alle liste elettorali (che oggi sono oltre 50 milioni), bensì il 50% di quelli che hanno partecipato alle ultime elezioni politiche. Quindi sarà più semplice la validità del pronunciamento popolare.
Vietati i referendum "chirurgici" - Ma questo secondo intervento ne ha richiesto un terzo, che ha recepito le indicazioni di alcune sentenze della Corte costituzionale. I quesiti devono riguardare o una intera legge o una sua parte che abbia "valore normativo autonomo". Insomma, non sarà più possibile un referendum che, attraverso la cancellazione chirurgica di parole o frasi all'interno di una legge, ne scriva una completamente nuova. Era quello che tento' di fare il referendum elettorale del 2012 sul Porcellum che, cancellando varie frasi della legge ripristinava il Mattarellum. Inoltre il giudizio sull'ammissibilità del quesito da parte della Corte Costituzionale non arriverà alla fine della raccolta delle firme, ma a metà, il che eviterà ulteriori sforzi organizzativi in caso di quesito non ammesso.
Cambiano le regole per eleggere il Capo dello Stato - Altra novità riguarda l'elezione del Presidente della Repubblica, per la quale cambia la platea dei grandi elettori e il quorum richiesto. Vengono esclusi i tre delegati dei Consigli regionali oggi previsti dalla Costituzione, e questo perché il futuro Senato sarà esso stesso composto da consiglieri regionali-senatori. I 100 inquilini di palazzo Madama (nella riforma scendono rispetto agli attuali 315) si aggiungeranno ai 630 deputati. Oggi nei primi tre scrutini occorrono i due terzi dei consensi, e dal quarto basta la maggioranza assoluta dei "grandi elettori"; con la riforma (è stato accolto un emendamento di Miguel Gotor del Pd) questo quorum sarà richiesto nei primi quattro scrutini, mentre nei successivi quattro occorreranno i tre quinti dei voti. Dal nono voto si scenderà alla maggioranza assoluta, cioé il 50%. In Aula Gotor riproporrà un altro suo emendamento, non accettato in Commissione, che inserisce anche i 73 europarlamentari nel novero dei grandi elettori: in questo modo verrebbero coinvolte le rappresentanze di tutti i livelli istituzionali, e cioè regioni, Parlamento, Europa.
Aumenta il numero di firme necessarie per il referendum - La prima novità riguarda una profonda riforma del referendum, attraverso la modifiche di tre suoi aspetti. Innanzitutto viene innalzato il numero delle firme necessarie per proporne uno: dalle attuali 500.000 si sale a 800.000, il che rende meno praticabile questo strumento di consultazione popolare. In compenso viene di fatto abbassato il quorum necessario per renderlo valido. Non occorrerà che partecipi almeno la metà dei cittadini iscritti alle liste elettorali (che oggi sono oltre 50 milioni), bensì il 50% di quelli che hanno partecipato alle ultime elezioni politiche. Quindi sarà più semplice la validità del pronunciamento popolare.
Vietati i referendum "chirurgici" - Ma questo secondo intervento ne ha richiesto un terzo, che ha recepito le indicazioni di alcune sentenze della Corte costituzionale. I quesiti devono riguardare o una intera legge o una sua parte che abbia "valore normativo autonomo". Insomma, non sarà più possibile un referendum che, attraverso la cancellazione chirurgica di parole o frasi all'interno di una legge, ne scriva una completamente nuova. Era quello che tento' di fare il referendum elettorale del 2012 sul Porcellum che, cancellando varie frasi della legge ripristinava il Mattarellum. Inoltre il giudizio sull'ammissibilità del quesito da parte della Corte Costituzionale non arriverà alla fine della raccolta delle firme, ma a metà, il che eviterà ulteriori sforzi organizzativi in caso di quesito non ammesso.
Cambiano le regole per eleggere il Capo dello Stato - Altra novità riguarda l'elezione del Presidente della Repubblica, per la quale cambia la platea dei grandi elettori e il quorum richiesto. Vengono esclusi i tre delegati dei Consigli regionali oggi previsti dalla Costituzione, e questo perché il futuro Senato sarà esso stesso composto da consiglieri regionali-senatori. I 100 inquilini di palazzo Madama (nella riforma scendono rispetto agli attuali 315) si aggiungeranno ai 630 deputati. Oggi nei primi tre scrutini occorrono i due terzi dei consensi, e dal quarto basta la maggioranza assoluta dei "grandi elettori"; con la riforma (è stato accolto un emendamento di Miguel Gotor del Pd) questo quorum sarà richiesto nei primi quattro scrutini, mentre nei successivi quattro occorreranno i tre quinti dei voti. Dal nono voto si scenderà alla maggioranza assoluta, cioé il 50%. In Aula Gotor riproporrà un altro suo emendamento, non accettato in Commissione, che inserisce anche i 73 europarlamentari nel novero dei grandi elettori: in questo modo verrebbero coinvolte le rappresentanze di tutti i livelli istituzionali, e cioè regioni, Parlamento, Europa.