Giornata decisiva a Palazzo Madama per i due provvedimenti voluti dall'esecutivo. Dopo le modifiche al decreto Poletti, non si esclude che venga chiesta la fiducia. Intesa vicina anche sulle nuove norme sul Titolo V della Costituzione
Da un lato, il decreto legge Poletti sul lavoro, dall'altro la riforma del Senato e del Titolo V: sono ore importanti per la tenuta della maggioranza e del governo chiamata dirimere alcuni punti cruciali di due dei provvedimenti maggiormente voluti dal governo.
Il decreto Poletti in Aula dopo le modifiche - Il decreto legge Poletti sul lavoro approda in Aula al Senato, dove non è escluso ma appare improbabile che il governo metta la fiducia, dopo aver incassato il via libera in commissione agli otto emendamenti del governo che riscrivono in parte le modifiche approvate dalla Camera in prima lettura. Viene così cancellato l'obbligo di assunzione per le aziende che sfondavano il tetto del 20% del numero di precari: la sanzione resta, ma è in denaro. Una mediazione raggiunta la scorsa settimana e che ha retto alla prima prova del voto.
D'ora in poi, dunque, le imprese che stipulano un numero di contratti a termine superiore a un quinto dell'organico a tempo indeterminato saranno obbligate a pagare dal 20 al 50% della retribuzione.
Le modifiche, frutto di una lunga trattativa fra il Pd e il partito di Angelino Alfano, non sono piaciute però anche a sinistra e a una parte dei sindacati.
Le novità su ricerca e apprendistato - La maggioranza ha approvato anche alcune novità relative al mondo della ricerca. Il governo ha deciso di consentire deroghe all'obbligo del rispetto della quota del 20% e del tetto dei 36 mesi per i precari. Delle maglie più larghe potranno usufruire, nel primo caso, tutti coloro che sono impegnati nella ricerca scientifica o tecnologica. Nel secondo caso (tetto 36 mesi) la modifica riguarda invece esclusivamente la "ricerca scientifica”.
Via libera infine dalla commissione anche al pacchetto sull'apprendistato. Contrariamente a quanto previsto durante l'iter a Montecitorio, i senatori hanno deciso che la formazione possa essere svolta anche dalle imprese ed hanno alzano a 50 addetti il tetto oltre il quale scatta la stabilizzazione di una quota di apprendisti. Apertura anche sul fronte degli stagionali: il contratto di apprendistato potrà infatti essere utilizzato "a tempo determinato".
Intesa vicina sulla riforma del Senato - Ma in queste ore la maggioranza tenta l’intesa anche sul testo base del ddl costituzionale del governo che riforma Senato e Titolo V, con al fianco un ordine del giorno che metta nero su bianco alcune modifiche condivise al testo. Il governo è in pressing da giorni per raggiungere l'obiettivo: incassare un primo via libera parlamentare dalla commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama al proprio progetto di riforma. La mediazione continua a essere tesa, ma c’è ottimismo nel Pd che si riuscirà ad arrivare al voto concorde. "Il buon senso ha prevalso" commenta anche il senatore di Ncd Gaetano Quagliariello (guarda il video in alto).
Riduzione dei senatori scelti dal presidente della Repubblica - L’ordine del giorno che dovrebbe mettere su bianco alcune modifiche condivise, su cui c’è l'apertura dello stesso Renzi: la riduzione del numero dei 21 senatori scelti dal presidente della Repubblica e della rappresentanza dei sindaci nel nuovo Senato, un numero di senatori per ogni Regione proporzionale alla sua grandezza e una clausola di supremazia "a geometria variabile" dello Stato nei confronti delle Regioni.
C’è però un punto dolente ancora irrisolto ed è quello del metodo di elezione dei senatori. Il governo resta fermo sulla posizione che debba trattarsi di un'elezione di secondo livello. E continua a proporre come mediazione che le singole Regioni decidano il metodo di scelta dei senatori tra i consiglieri. Ma Ncd guida il fronte di chi insiste nel chiedere che i consiglieri-senatori siano scelti in listini presentati alle elezioni regionali.
Il decreto Poletti in Aula dopo le modifiche - Il decreto legge Poletti sul lavoro approda in Aula al Senato, dove non è escluso ma appare improbabile che il governo metta la fiducia, dopo aver incassato il via libera in commissione agli otto emendamenti del governo che riscrivono in parte le modifiche approvate dalla Camera in prima lettura. Viene così cancellato l'obbligo di assunzione per le aziende che sfondavano il tetto del 20% del numero di precari: la sanzione resta, ma è in denaro. Una mediazione raggiunta la scorsa settimana e che ha retto alla prima prova del voto.
D'ora in poi, dunque, le imprese che stipulano un numero di contratti a termine superiore a un quinto dell'organico a tempo indeterminato saranno obbligate a pagare dal 20 al 50% della retribuzione.
Le modifiche, frutto di una lunga trattativa fra il Pd e il partito di Angelino Alfano, non sono piaciute però anche a sinistra e a una parte dei sindacati.
Le novità su ricerca e apprendistato - La maggioranza ha approvato anche alcune novità relative al mondo della ricerca. Il governo ha deciso di consentire deroghe all'obbligo del rispetto della quota del 20% e del tetto dei 36 mesi per i precari. Delle maglie più larghe potranno usufruire, nel primo caso, tutti coloro che sono impegnati nella ricerca scientifica o tecnologica. Nel secondo caso (tetto 36 mesi) la modifica riguarda invece esclusivamente la "ricerca scientifica”.
Via libera infine dalla commissione anche al pacchetto sull'apprendistato. Contrariamente a quanto previsto durante l'iter a Montecitorio, i senatori hanno deciso che la formazione possa essere svolta anche dalle imprese ed hanno alzano a 50 addetti il tetto oltre il quale scatta la stabilizzazione di una quota di apprendisti. Apertura anche sul fronte degli stagionali: il contratto di apprendistato potrà infatti essere utilizzato "a tempo determinato".
Intesa vicina sulla riforma del Senato - Ma in queste ore la maggioranza tenta l’intesa anche sul testo base del ddl costituzionale del governo che riforma Senato e Titolo V, con al fianco un ordine del giorno che metta nero su bianco alcune modifiche condivise al testo. Il governo è in pressing da giorni per raggiungere l'obiettivo: incassare un primo via libera parlamentare dalla commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama al proprio progetto di riforma. La mediazione continua a essere tesa, ma c’è ottimismo nel Pd che si riuscirà ad arrivare al voto concorde. "Il buon senso ha prevalso" commenta anche il senatore di Ncd Gaetano Quagliariello (guarda il video in alto).
Riduzione dei senatori scelti dal presidente della Repubblica - L’ordine del giorno che dovrebbe mettere su bianco alcune modifiche condivise, su cui c’è l'apertura dello stesso Renzi: la riduzione del numero dei 21 senatori scelti dal presidente della Repubblica e della rappresentanza dei sindaci nel nuovo Senato, un numero di senatori per ogni Regione proporzionale alla sua grandezza e una clausola di supremazia "a geometria variabile" dello Stato nei confronti delle Regioni.
C’è però un punto dolente ancora irrisolto ed è quello del metodo di elezione dei senatori. Il governo resta fermo sulla posizione che debba trattarsi di un'elezione di secondo livello. E continua a proporre come mediazione che le singole Regioni decidano il metodo di scelta dei senatori tra i consiglieri. Ma Ncd guida il fronte di chi insiste nel chiedere che i consiglieri-senatori siano scelti in listini presentati alle elezioni regionali.