Napolitano: "Ridurre il debito è dovere verso i giovani"

Politica

Il Capo dello Stato parla anche delle prossime elezioni europee: "Un'affermazione degli euroscettici non fermerà il processo di integrazione". L'Europa, ricorda, è stata lenta ad affrontare la crisi, ma da 60 anni garantisce la pace

La riduzione del debito come un dovere verso le prossime generazioni il ruolo dell'Europa, appannato negli ultimi anni, ma da sempre garante della pace nel continente. Sono questi i temi principali affrontati da Giorgio Napolitano nell'intervista che ha concesso a Fabio Fazio per la trasmissione Che tempo che fa.

"Ridurre debito per i giovani" - "Quando si parla di necessità assoluta di ridurre il debito pubblico in Italia, non si dice abbastanza che lo si deve fare non perché ce l'ha chiesto l'Europa ma perché è un dovere verso i giovani" ha affermato il Capo dello Stato, che ha ricordato come in Italia "si è stati bravissimi nel gestire questa montagna di debito pubblico, bravissimi nel regolare le emissioni di titoli pubblici, nel controllare i tassi di interesse, ma ce lo portiamo sempre sulle spalle". "Se lei pensa - ha detto replicando a Fazio - che oggi 80 miliardi di euro in un anno vanno pagati per gli interessi sui titoli del debito possiamo lasciare questo fardello sulle spalle dei giovani? Quindi, non solo ai giovani bisogna aprire delle prospettive di realizzazione e di lavoro, ma bisogna anche garantire che non debbano continuare a pagare per il debito che hanno contratto le generazioni più anziane".

Napolitano: "Europa non torna indietro neanche con euroscettici" - Ma il presidente della Repubblica ha parlato anche di Unione europea e delle prossime elezioni continentali del 25 maggio, nelle  quali è prevista una forte affermazioni delle forze euroscettiche. Una prospettiva che, riguardo all'integrazione, potrebbe "rendere più faticoso il cammino", ma, ammonisce Napolitano, "non credo ad un'Europa che torni indietro, anche con tutti coloro che arrivassero da euroscettici al Parlamento europeo". "Talvolta si ha l'impressione che l'Europa per molti rappresenti soltanto la politica di austerità degli ultimi cinque anni" ha voluto ricordare Napolitano - Ma l'Europa è nata sessant'anni fa ed è servita in primo luogo a garantire la pace nel cuore dell'Europa". Il capo dello Stato ha quindi voluto ricordare che la frase "Ce lo chiede l'Europa" non è "una cattiva parola però suscita molti equivoci nel senso del significato più nobile o nell'uso più nobile che ne è stato fatto. Fu adoperata anche da uomini di governo italiani europeisti i quali ritenevano che per sbloccare certe situazioni in Italia, per determinare cambiamenti che erano necessari ma che tardavano a venire, occorresse una sollecitazione, una richiesta, una frusta dell'Europa".

Napolitano: "Europa è intervenuta in ritardo sulla crisi" - Il Capo dello Stato ammette però che la delusione verso le istituzioni europee sia nata anche "dall'incapacità dell'Unione Europea di dare una risposta soddisfacente alla crisi mondiale che è scoppiata nel 2008". Ed ancora: "le Istituzioni dell'Unione non sono riuscite, a stabilire un rapporto più diretto con i cittadini innanzitutto in termini di informazione, di comunicazione come base di un coinvolgimento, del sentirsi in qualche modo partecipi delle decisioni e delle scelte che venivano fatte".

Europa costruita sul modello dell'economia sociale di mercato - Un Europa, ha ribadito il presidente della Repubblica, costruita sul modello di una economia sociale di mercato, che "significa precisamente combinare dinamismo economico, produttività, competitività dell'economia con diritti sociali, è qualcosa di irrinunciabile". Diritti, però, che secondo il Capo dello Stato "sono esposti a un rischio, ma non tanto per la questione della velocità  che si impone nei processi decisionali oggi, quanto per il costo che alcuni sostengono non essere più sostenibile da quando l'Europa si trova alle prese con delle altre formidabili grandi presenze economiche nel mondo molto competitive e alle quali deve riuscire a reagire positivamente".

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