Errani: Renzi chiederà che i fondi Ue siano fuori dal Patto

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Il premier, prima del Consiglio europeo, incontra i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni. Palazzo Chigi: “Prossima settimana testo riforma Senato e Titolo V". Il ministro Poletti: “Coi nostri interventi mercato del lavoro più stabile”. AGGIORNAMENTI

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L'Italia chiederà all'Europa di escludere dai vincoli del Patto di stabilità il cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali europei. Lo ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine del vertice a palazzo Chigi con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. "Il Governo porrà la questione come già fatto dal precedente esecutivo. Poi vedremo quale sarà l'esito", ha detto Errani.
Il premier Renzi è poi partito per Bruxelles dove oggi, giovedì 20 marzo, inizia il Consiglio europeo.

Emergenza Cassa integrazione
- Al termine dell’incontro con il premier, Errani ha segnalato anche che il tema del "rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga è una vera emergenza, senza non è possibile gestire questa fase così delicata". Tema sollevato anche dal Governatore della Lombardia, Roberto Maroni: "Manca un miliardo, se non arriva, migliaia di lavoratori lombardi saranno licenziati", rimarca, spiegando di "attendere risposte in tempi rapidi" (VIDEO).

Tempi rapidi per riforme costituzionali
- Quanto alle riforme costituzionali, tema che era proprio al centro degli incontro con le Regioni e i Comuni, Errani ha chiosato: "I tempi sono acceleratissimi: entro fine mese abbiamo l'obiettivo di arrivare ad un momento di sintesi".
Il governo, attraverso una nota diffusa da Palazzo Chigi, fa spaere che "intende chiudere" entro la "settimana prossima il testo della riforma".

Il ministro Poletti: mercato del lavoro più stabile – Intanto, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti parla a Sky TG24 delle nuove norme allo studio del governo Renzi. “Noi abbiamo prodotto un intervento che tendenzialmente rende più stabile il mercato del lavoro”, assicura il ministro. “Già oggi, nell’ultimo trimestre del 2013, gli avviamenti al lavoro sono stati per il 68% contratti a termine, quindi il problema era già presente, anche all’eccesso. C’era la necessità di evitare il ricorso eccessivo ai tribunali e di consentire ai giovani di rimanere in azienda fino 36 mesi, perché dopo 36 mesi ci sono più possibilità di essere stabilizzati”.

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