Governo Renzi, c'è chi dice no (o quasi)

Politica

Nel giorno del giuramento l'opposizione fa sentire la sua voce. Berlusconi teme una frenata sull'Italicum, mentre Grillo parla di "versione sordida di Pompei". Critiche anche dalla Lega. Intanto crescono i malumori tra i civatiani nel Pd

Nel giorno in cui il nuovo governo di Matteo Renzi giura davanti al Capo dello Stato le opposizioni non mancano di far sentire la propria voce. Berlusconi lamenta che il governo "non è stato eletto dal popolo" e intanto teme una frenata sulle riforme, mentre a Grillo e Lega Nord arriva una bocciatura totale nei confronti del nuovo esecutivo. Ma crescono anche i malumori all'interno della maggioranza, con i Popolari per l'Italia ancora indecisi se dare la fiducia, e i Civatiani che si riuniranno a Bologna per decidere il da farsi.

Il timore di Berlusconi è un doppio gioco sulle riforme - Silvio Berlusconi, nel giorno in cui l'ex sindaco di Firenze giurava al Quirinale, in un intervento telefonico a un incontro di Forza Italia sostiene che "una democrazia e un governo del popolo si hanno quando il governo è eletto dai cittadini. Se il Governo non è eletto non è più democrazia". "Adesso - ha aggiunto Berlusconi - succede la stessa cosa di quanto già accaduto con un'operazione avvenuta all'interno di un partito che non ha una grande maggioranza parlamentare". La paura del Cavaliere è però che Renzi possa tentare una sorta di doppio gioco sulle riforme, accettando la richiesta di Ncd di congelare l'Italicum in attesa della riforma del Senato. "Pacta servanda sunt" scrive quindi il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Fi alla Camera, che poi ribadisce "l'accordo sull'Italicum è stato stipulato con tutti gli italiani: riguarda la legge elettorale, vista  come passo decisivo per dare agli italiani la certezza di essere governati da chi essi scelgono. Prima questo, poi superamento Senato e Titolo V Costituzione su rapporti tra Stato e autonomie locali".

Grillo: "Una versione sordida degli ultimi giorni di Pompei" - Usa invece il suo tradizionale stile fatto di iperboli Beppe Grillo, che sul suo blog scrive che "questi giorni sembrano gli Ultimi giorni di Cinecittà, una versione sordida e surreale degli Ultimi giorni di Pompei. Una recita da spaghetti western all'amatriciana tra palazzi di cartone tirati su in qualche modo". "Un copione - continua poi il leader M5S - che non cambia mai, sempre le  stesse parole, del resto gli attori sono quello che sono, dei poveri  figuranti della Bce, del FMI e di Confindustria oltre che di qualche  ras nazionale, non certo dei Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco. I  palazzi sono i fondali della Repubblica, il poco o niente che ancora  la sostiene e la rappresenta, per quanto rimarranno in piedi? Basterebbe un soffio di democrazia per fare venire giù tutto".

Lega Nord: "Ministri presi con casting come dalla De Filippi"
- Toni duri anche da Matteo Salvini. Secondo il segretario della Lega Nord quello di Matteo Renzi "è un governo truffa, un governo delle banche, di Bruxelles, dei poteri forti e dell'euro, dunque contro gli italiani". I ministri, continua, sono stati selezionati "come Amici di Maria De Filippi, li hanno scelti belli, giovani e simpatici: mancano solo i giocolieri e i mangiafuoco". Per il segretario della Lega, l'Esecutivo "finirà l'opera di massacro iniziata da Monti e da Letta, farà peggio di loro". "E' un governo Renzi-Merkel - ha affermato Salvini riferendosi alla cancelliera tedesca - Renzi di facciata e Merkel di sostanza". Ironicamente il leader del Carroccio, all'opposizione degli ultimi 3 governi, ha concluso spiegando che quasi "rimpiange Monti.

I dubbi dei Popolari per l'Italia - Non sono all'opposizione (forse  non ancora) i Popolari per l'Italia, che però non danno la fiducia al governo come cosa scontata. I centristi si riuniranno solo lunedì mattina per decidere il dà farsi e un loro passo indietro potrebbe rendere la via del governo al Senato molto traballante. Nonostante la presa di posizione di Maurizio Rossi che ha dichiarato che non voterà la fiducia, è però presumibile, si sottolinea in ambienti parlamentari, che ci penseranno molto a non votare, come gruppo, la fiducia, essendo stati nei mesi scorsi fra i più strenui sostenitori della governabilità ed essendo, viene sottolineato ancora in ambienti parlamentari, da sempre responsabili.

Civati lancia sondaggio online per decidere se dare fiducia - E voci critiche al nuovo governo arrivano anche dallo stesso partito di Matteo Renzi, il Pd, dove il gruppo che fa capo a Pippo Civati è a un bivio: non votare la fiducia e uscire dal Pd o votarla col magone con l'obiettivo di cambiare il Pd da dentro. Il deputato monzese ha avviato su questo punto una consultazione online e si vedrà domenica con i suoi a Bologna per riflettere e confrontarsi sul da farsi. "Dobbiamo valutare cosa fare in Aula - ha spiegato Civati, annunciando l'appuntamento bolognese - perché non votando la fiducia sarebbe difficile restare nel partito. A questo punto si tratta soprattutto di un voto sul Pd. Dobbiamo valutare se rompere con il nostro partito. E ci dispiacerebbe farlo".

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