Lungo vertice al Colle tra il leader del Pd e il capo dello Stato. Sul tavolo il futuro dell'esecutivo e la legge elettorale. Crescono le pressioni perché si arrivi alla staffetta con Letta. Minoranza Pd vuole vincolare l'Italicum alla riforma del Senato
Alla vigilia di una settimana decisiva, dove le sorti del governo si intrecciano con l'avvio, martedì 11 febbraio, del voto sulla legge elettorale, Matteo Renzi sale al Quirinale per un faccia a faccia di due ore con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un colloquio delicatissimo che precede l'incontro tra il Capo dello Stato ed il premier Enrico Letta per rilanciare l'azione del governo, in difficoltà per le tensioni tra partiti e per una difficile comunicazione tra premier e leader Pd.
Le prospettive per il governo - Napolitano ha voluto capire direttamente dal segretario dem quanto sia profonda la distanza tra il Pd e l'attuale governo. "Hanno discusso di quali scenari sono possibili per il governo", racconta il renziano Matteo Richetti. La stella polare del Capo dello Stato, spiegano fonti parlamentari, resta la stabilità dell'esecutivo come condizione per proseguire il rilancio dell'economia. E portare in porto legge elettorale e riforme istituzionali, che grazie al leader Pd, come riconosce anche Napolitano, hanno ricevuto uno sprint decisivo. E alla riuscita delle riforme, e non a prendere le redini del governo, Renzi assicura di essere interessato. "Nessuno di noi ha chiesto di andare a prendere il governo e noi questo governo lo abbiamo sempre sostenuto, come dimostrano i voti in Aula", è la posizione del leader Pd convinto che in questo momento spetti a Letta, e non a lui, dire che cosa vuole fare e come proseguire nell'azione di governo.
Pressioni su Renzi per prendere il posto di Letta - Ma non è un mistero che da più parti, non solo dalla politica, sia in corso un pressing sul segretario Pd perché prenda, al posto di Letta, le redini di un nuovo governo che abbia il 2018 come orizzonte. Il leader Pd conosce bene i rischi di questa operazione, che ricorda la staffetta Prodi-D'Alema nel 1998, e derubrica l'ipotesi come terzo schema di gioco possibile, anche dopo le elezioni anticipate, preferendo invece che il premier vada avanti, come previsto, per altri 8 mesi. Ma, sostiene il rottamatore, "una svolta è necessaria" perché l'azione del governo è poco incisiva e alla lunga il Pd rischia, già alle prossime elezioni europee, di pagarne lo scotto alle urne. Il punto per il leader Pd è che un rilancio dell'esecutivo non si può limitare ad una trattativa dentro la maggioranza sulle caselle del governo. Ad un rilancio del genere Renzi crede poco: "Letta è il premier e lui deve decidere chi va e chi non va bene: un ministro, due ministri, ma non è una lista della spesa".
Minoranza Pd vuole vincolare Italicum a riforma del Senato - Se il rottamatore aspetta Letta, la minoranza Pd chiede di mettere fine al gioco delle parti tra segretario e premier: lunedì 10 febbraio Gianni Cuperlo ha incontrato il premier Enrico Letta e gli ha chiesto di accelerare un chiarimento dentro maggioranza e Pd, ribadendo la necessità di "un governo forte". Il presidente del Consiglio, d'altra parte, ha assicurato, negli incontri e nei contatti avuti, una ripartenza a breve, annunciando entro giovedì un'iniziativa "forte". Ma la minoranza del Pd preme anche su Matteo Renzi sul tema delle riforme. Il progetto è quello di vincolare l'entrata in vigore dell'Italicum alla riforma del Senato. Forza Italia non ci sta: se passa quella norma, dicono i berlusconiani, salta l'accordo con Renzi. Ma minoranza dem e altri partiti non vogliono demordere, fino all'ultimo. E a questo punto toccherà al segretario democratico intervenire e dire la sua nell'assemblea dei deputati che si riunirà martedì 11 alle 8.30 di mattina.
Le prospettive per il governo - Napolitano ha voluto capire direttamente dal segretario dem quanto sia profonda la distanza tra il Pd e l'attuale governo. "Hanno discusso di quali scenari sono possibili per il governo", racconta il renziano Matteo Richetti. La stella polare del Capo dello Stato, spiegano fonti parlamentari, resta la stabilità dell'esecutivo come condizione per proseguire il rilancio dell'economia. E portare in porto legge elettorale e riforme istituzionali, che grazie al leader Pd, come riconosce anche Napolitano, hanno ricevuto uno sprint decisivo. E alla riuscita delle riforme, e non a prendere le redini del governo, Renzi assicura di essere interessato. "Nessuno di noi ha chiesto di andare a prendere il governo e noi questo governo lo abbiamo sempre sostenuto, come dimostrano i voti in Aula", è la posizione del leader Pd convinto che in questo momento spetti a Letta, e non a lui, dire che cosa vuole fare e come proseguire nell'azione di governo.
Pressioni su Renzi per prendere il posto di Letta - Ma non è un mistero che da più parti, non solo dalla politica, sia in corso un pressing sul segretario Pd perché prenda, al posto di Letta, le redini di un nuovo governo che abbia il 2018 come orizzonte. Il leader Pd conosce bene i rischi di questa operazione, che ricorda la staffetta Prodi-D'Alema nel 1998, e derubrica l'ipotesi come terzo schema di gioco possibile, anche dopo le elezioni anticipate, preferendo invece che il premier vada avanti, come previsto, per altri 8 mesi. Ma, sostiene il rottamatore, "una svolta è necessaria" perché l'azione del governo è poco incisiva e alla lunga il Pd rischia, già alle prossime elezioni europee, di pagarne lo scotto alle urne. Il punto per il leader Pd è che un rilancio dell'esecutivo non si può limitare ad una trattativa dentro la maggioranza sulle caselle del governo. Ad un rilancio del genere Renzi crede poco: "Letta è il premier e lui deve decidere chi va e chi non va bene: un ministro, due ministri, ma non è una lista della spesa".
Minoranza Pd vuole vincolare Italicum a riforma del Senato - Se il rottamatore aspetta Letta, la minoranza Pd chiede di mettere fine al gioco delle parti tra segretario e premier: lunedì 10 febbraio Gianni Cuperlo ha incontrato il premier Enrico Letta e gli ha chiesto di accelerare un chiarimento dentro maggioranza e Pd, ribadendo la necessità di "un governo forte". Il presidente del Consiglio, d'altra parte, ha assicurato, negli incontri e nei contatti avuti, una ripartenza a breve, annunciando entro giovedì un'iniziativa "forte". Ma la minoranza del Pd preme anche su Matteo Renzi sul tema delle riforme. Il progetto è quello di vincolare l'entrata in vigore dell'Italicum alla riforma del Senato. Forza Italia non ci sta: se passa quella norma, dicono i berlusconiani, salta l'accordo con Renzi. Ma minoranza dem e altri partiti non vogliono demordere, fino all'ultimo. E a questo punto toccherà al segretario democratico intervenire e dire la sua nell'assemblea dei deputati che si riunirà martedì 11 alle 8.30 di mattina.