Legge elettorale, cosa prevedono le 3 proposte di Renzi

Politica

Modello spagnolo, con piccole circoscrizioni e premio di maggioranza del 15%; Mattarellum corretto, con collegi uninominali, premio al 15%; doppio turno di coalizione sul modello dei sindaci. Questi i sistemi sui quali si gioca la partita del segretario

Tre modelli elettorali, con un unico obiettivo, garantire la governabilità dell’Italia. Così il segretario del Pd Matteo Renzi aveva presentato le tre proposte del Pd sulla legge elettorale, sulle quali si gioca la partita politica del Partito democratico e la stessa tenuta del governo Letta.

Modello spagnolo
- Dei tre modelli, quello sul solco della legge elettorale spagnola è un sistema proporzionale con una forte correzione maggioritaria, che ha portato in poco tempo il sistema spagnolo a un sostanziale bipartitismo, salvaguardando però i partiti che hanno forte radicamento locale ma scarso consenso su scala nazionale. La legge prevede infatti una divisione del territorio in un elevato numero di circoscrizioni elettorali - in Spagna coincidono con le province - con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15% e una soglia di sbarramento al 5%. In un sistema del genere, pur essendo il metodo per assegnare i seggi quello proporzionale, partiti che non raggiungono il 20% nel collegio saranno difficilmente rappresentati in parlamento.
Il sistema adottato in Spagna però non garantisce di per sé una maggioranza, specie nell'attuale assetto politico italiano, non bi,  ma tri-polare. Nella versione renziana del sistema spagnolo il premio è - per la camera -di 93 seggi, pari al 15% dei deputati. Problema rilevante: sia l'assenza di una soglia entro la quale far scattare il premio di maggioranza, sia un premio troppo elevato, elementi che, dopo la recente sentenza della consulta, a forte rischio di incostituzionalità.



Mattarellum - Un’altra proposta di Renzi è quella sul modello del Mattarellum rivisitato. Nato nel 1993 dopo i referendum il Mattarellum è la legge con cui si è votato fino all'avvento del Porcellum. Si tratta di un sistema misto che, alla Camera, prevede l'elezione del 75% dei parlamentari con il maggioritario (con collegi uninominali), corretto da un 25% di proporzionale, tra i partiti che hanno superato la soglia di sbarramento del 4%. Più complesso il sistema al Senato: anche qui il 75% dei seggi viene assegnato col sistema maggioritario, in collegi uninominali, a maggioranza semplice e a turno unico, mentre per il restante quarto dei seggi, si applica il metodo proporzionale ai gruppi di candidati collegati, all'interno dei quali vengono eletti i candidati sconfitti nell'uninominale. Nella proposta di Renzi resta il 75% di seggi assegnata attraverso i collegi uninominali mentre il restante 25% avviene attraverso l'attribuzione di un premio di maggioranza del 15% e di un diritto di tribuna del (l’elezione d’ufficio per i partiti che non superano lo sbarramento) pari al 10 per cento del totale dei collegi, per garantire anche alle opposizioni di un certo peso numerico di avere una rappresentanza adeguata. Rimarrebbe, invece, la soglia di sbarramento del 4%.



Sindaco di Italia - La riforma sul modello del doppio turno di coalizione dei sindaci prevede un sistema a doppio turno simile a quello adottato in Francia. Si tratta di un sistema maggioritario e viene utilizzato a Parigi sia per l'elezione dei deputati che per la scelta del presidente. Il territorio elettorale è diviso in collegi uninominali, ovvero in ogni collegio viene eletto un solo candidato. Passa già al primo turno il candidato che incassa la maggioranza assoluta dei voti, altrimenti accedono al secondo turno i candidati che hanno ottenuto almeno il 12,5% dei voti. Di fatto, in un sistema nettamente bipolare come quello francese, al secondo turno accedono solitamente due candidati. Per essere eletti al secondo turno basta la maggioranza semplice dei voti validi. Questo sistema ha il pregio di garantire il legame territoriale del candidato e favorisce il bipolarismo.  La proposta renziana, che non a caso si chiama sindaco d'Italia, prevede che al secondo turno accedano soltanto i primi due candidati.
Chi vince a livello nazionale prende il 60% dei seggi e i restanti sono divisi proporzionalmente tra i perdenti. Possibile sia un sistema con liste corte bloccate, con preferenze, o con collegi. Soglia di sbarramento al 5%.


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