Il neo segretario del Pd presenta la squadra: 7 donne e 5 uomini. Poi il faccia a faccia a Palazzo Chigi con il premier. Legge elettorale e costi della politica in cima all'agenda. Chiara Braga a Sky TG24: l'incontro allontana i malumori, ora le riforme
Il trionfo alle primarie, con percentuali che nelle regioni rosse supera anche il 70 per cento, dà una forza enorme al neoleader, riuscito a spazzare via la vecchia guardia del partito. Ma il sindaco di Firenze si mostra attento a non peccare di arroganza: ringrazia e vuole al suo fianco in conferenza stampa il segretario uscente Guglielmo Epifani. E soprattutto, nella composizione della segreteria, lancia un ramoscello di ulivo ai rivali, proponendo sia a Gianni Cuperlo sia a Pippo Civati di esprimere un nome nella nascente segreteria. Ma l'ex diessino rifiuta, segnando di fatto uno spartiacque tra la nuova maggioranza e la minoranza dalemiana e bersaniana. Civati, invece, non si lascia sfuggire l'occasione e indica l'economista Filippo Taddei per il ruolo di responsabile economico in una segreteria di trentenni, dove la figura chiave e' Luca Lotti, braccio destro del sindaco, che sarà di fatto il vicesegretario.
Pur ricevendo un niet dall'ex sfidante, il sindaco non ha però timori per l'unità del partito, pur consapevole che dentro i gruppi parlamentari e l'assemblea ci sara' da discutere eccome. "Non sono preoccupato che ci siano tensioni e bracci di ferro con i gruppi, si discuterà ma contano soprattutto i tempi, non c'è un minuto da perdere", garantisce il neoleader che oggi, martedì 10, nella prima assemblea dei gruppi parlamentari, chiederà un sì o un no su agenda di priorità. In vista del voto di fiducia al governo di mercoledì 11 che, garantisce Renzi, è scontata, "non è all'ordine del giorno".
Il presidente del Consiglio @EnricoLetta ha incontrato il neosegretario del PD @matteorenzi pic.twitter.com/ZMDCiU8Ov6
— Palazzo_Chigi (@Palazzo_Chigi) 9 Dicembre 2013
La road map è la stessa che il rottamatore ha discusso per oltre un'ora con il premier Enrico Letta in un incontro descritto come disteso e "fruttuoso". In cima alla lista di urgenze, termine che il sindaco di Firenze ripete più volte nella prima conferenza stampa da capo del Pd, c'è la riforma della legge elettorale dopo che la decisione della Consulta ha spuntato le armi di chi, anche tra i renziani, non escludeva le urne a primavera. "Per il Pd la riforma elettorale è una priorità e per noi il percorso è uscire dalla logica del rinvio", ribadisce il segretario dem che insiste per il passaggio della riforma dal Senato alla Camera e non rinuncia ad una proposta fortemente maggioritaria da mettere in cantiere entro gennaio. Così come guarda al 2014, senza voler dunque mettere i bastoni tra le ruote al governo sulla legge di stabilità, la piattaforma economica del neoleader, convinto che, con una spending review incisiva, si possano drenare subito risorse per il lavoro e l'economia. Valutazioni e urgenze che il premier non puo' che condividere anche se, a differenza del leader Pd, il presidente del consiglio non può agire senza tenere conto dei delicati equilibri della nuova maggioranza. E una sponda 'condizionata' arriva, dopo gli scontri degli ultimi mesi, dal leader Cgil Susanna Camusso: "Se saprai rispettarne il ruolo di rappresentanza - scrive il capo della Cgil - troverai un interlocutore forte".
Renzi, in realtà, non sembra avere molto tempo per le mediazioni. Si è dato due mesi di tempo per dimostrare che è in grado di incidere su tre priorità: un piano per il lavoro, il taglio ai costi della politica, un'idea nuova di Europa. "La uno, la due, la tre, scelga lei, faccio come Mike Bongiorno, che purtroppo manca a tutti noi", ripete, non rinunciando alla battuta autoironica, ai giornalisti che affollano l'esordio mediatico del segretario Pd nella sede del partito.