"Al paese serve più che mai stabilità" dice l'ormai ex capogruppo del Pdl al Senato il giorno dopo il rilancio di Forza Italia e la nascita del Nuovo Centrodestra. "Con la crisi di governo si sarebbe andati verso una sicura sconfitta elettorale". VIDEO
"I contenuti della nuova forza politica di Alfano sono contenuti di rinnovamento in termini di classe dirigente e nello stesso tempo di responsabilità" dato che "al paese più che mai serve stabilità". Cosi l’ormai ex capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani (che ha aderito al nuovo movimento di Angelino Alfano), intervistato su Sky TG24 da Maria Latella commenta gli ultimi sviluppi della politica italiana e le nuove prospettive della maggioranza e del governo Letta dopo la scissione del Pdl.
Per Schifani se si fosse seguita la direzione suggerita dalla nuova Forza Italia di Berlusconi "si sarebbe assunta la responsabilità di staccare la spina dell'esecutivo". Una scelta che, seppure nata da motivazioni ritenute da Schifani condivisibili (e legate al voto del 27 novembre in Senato sulla decadenza di Berlusconi) comunque avrebbe "causato un danno irreversibile al Paese".
"Berlusconi è stato amareggiato dalle mie dimissioni da capogruppo del Pdl", ma "erano maturi i tempi per questa decisione", "il rapporto con Berlusconi sarà sempre di stima, affetto e grande riconoscenza da parte mia" ha detto poi Schifani a proposito con i suoi rapporti con l'ex premier. "Una strada diversa - ha spiegato - ma, che comunque, anche alla luce di quello che ha detto Berlusconi, è parallela. Una strada di dolore, ma di nessuna volontà di conflittualità".
Schifani ha inoltre ricordato come il Pdl alle scorse elezioni abbia "perso 6 milioni di voti", indicando dunque nel Nuovo Centrodestra una via per recuperare consensi: "Il lavoro è di recuperare questa fetta di elettorato che può concentrarsi su nuova forza politica".
"Ove fosse prevalsa la linea della crisi immediata subito dopo la decadenza" di Berlusconi, secondo Schifani, ciò avrebbe anche determinato, con il ricorso alle urne, "una sicura sconfitta elettorale, perché Berlusconi non sarebbe stato candidabile", con "il pericolo di essere relegati a essere una destra ridotta e di opposizione".
Guarda l'intervista integrale: video
Per Schifani se si fosse seguita la direzione suggerita dalla nuova Forza Italia di Berlusconi "si sarebbe assunta la responsabilità di staccare la spina dell'esecutivo". Una scelta che, seppure nata da motivazioni ritenute da Schifani condivisibili (e legate al voto del 27 novembre in Senato sulla decadenza di Berlusconi) comunque avrebbe "causato un danno irreversibile al Paese".
"Berlusconi è stato amareggiato dalle mie dimissioni da capogruppo del Pdl", ma "erano maturi i tempi per questa decisione", "il rapporto con Berlusconi sarà sempre di stima, affetto e grande riconoscenza da parte mia" ha detto poi Schifani a proposito con i suoi rapporti con l'ex premier. "Una strada diversa - ha spiegato - ma, che comunque, anche alla luce di quello che ha detto Berlusconi, è parallela. Una strada di dolore, ma di nessuna volontà di conflittualità".
Schifani ha inoltre ricordato come il Pdl alle scorse elezioni abbia "perso 6 milioni di voti", indicando dunque nel Nuovo Centrodestra una via per recuperare consensi: "Il lavoro è di recuperare questa fetta di elettorato che può concentrarsi su nuova forza politica".
"Ove fosse prevalsa la linea della crisi immediata subito dopo la decadenza" di Berlusconi, secondo Schifani, ciò avrebbe anche determinato, con il ricorso alle urne, "una sicura sconfitta elettorale, perché Berlusconi non sarebbe stato candidabile", con "il pericolo di essere relegati a essere una destra ridotta e di opposizione".
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