Dopo oltre tre ore di riunione, nella serata di lunedì 14 ottobre è arrivato il via libera della commissione del Senato. Adesso la conferenza dei capigruppo dovrà decidere se il voto definitivo in Aula sarà con voto palese o segreto. Ed è scontro Pd-Pdl
Dopo oltre tre ore di riunione, la Giunta per le Immunità del Senato approva a maggioranza la relazione del presidente Dario Stefano sul caso Berlusconi. Il Pdl vota contro, mentre Lega e Gal risultano assenti. Ma quello che era stato annunciato come un passaggio "assolutamente formale" del voto sulla relazione, diventa un'ennesima occasione di scontro tra Pd e Pdl.
"E' stato un non-dibattito", tuona Elisabetta Casellati (Pdl). Nella relazione "ci sono state delle aberrazioni giuridiche", sbotta Lucio Malan. "E' andato oltre quelle che erano le previsioni del regolamento", commenta Andrea Augello.
Martedì 15 si decide sul voto segreto in Aula - Il risultato è che comunque le 41 pagine di relazione lette tutte d'un fiato da Stefano vengono approvate e martedì 15 ottobre, il presidente le presenterà al numero uno di Palazzo Madama Piero Grasso che poi dovrà convocare una conferenza dei capigruppo per calendarizzare il voto in Aula. Ma prima si dovrà sciogliere un altro nodo: quello dello scrutinio più o meno palese in Aula. Questione che dovrà essere affrontata dalla Giunta per il Regolamento convocata per le 14 di martedì.
E' vero che l'organismo parlamentare presieduto da Grasso ha all'ordine del giorno 19 punti, ma quello della richiesta del M5S di cambiare il regolamento del Senato per avere in Aula il voto palese è quasi certo che verrà affrontato. La commissione Affari Costituzionali del Senato non affronterà il tema della legge elettorale proprio per consentire ad Anna Finocchiaro e altri senatori come Donato Bruno (Pdl) (componenti di entrambi gli organismi) di essere presenti in Giunta.
"Noi abbiamo chiesto che venga cambiato il regolamento - osserva Michele Giarrusso - e faremo di tutto perché la Giunta decida in questo senso".
Il Pd: "Non è necessario cambiare il regolamento" - In realtà, osservano Stefania Pezzopane e Giuseppe Cucca (Pd), non sarebbe necessario cambiare il Regolamento per avere il voto palese. Ci sono "importanti precedenti" che potrebbero essere fatti valere senza perdere troppo tempo a cambiare le norme che disciplinano la vita del Senato. Uno di questi è il caso Andreotti. E' vero che la sua era un'autorizzazione a procedere, spiegano alcuni tecnici, ma la legge Severino è alla sua prima applicazione e "non esistono norme che impediscano un'estensione a questa legge dell'interpretazione che all'epoca venne data del regolamento".
"E' stato un non-dibattito", tuona Elisabetta Casellati (Pdl). Nella relazione "ci sono state delle aberrazioni giuridiche", sbotta Lucio Malan. "E' andato oltre quelle che erano le previsioni del regolamento", commenta Andrea Augello.
Martedì 15 si decide sul voto segreto in Aula - Il risultato è che comunque le 41 pagine di relazione lette tutte d'un fiato da Stefano vengono approvate e martedì 15 ottobre, il presidente le presenterà al numero uno di Palazzo Madama Piero Grasso che poi dovrà convocare una conferenza dei capigruppo per calendarizzare il voto in Aula. Ma prima si dovrà sciogliere un altro nodo: quello dello scrutinio più o meno palese in Aula. Questione che dovrà essere affrontata dalla Giunta per il Regolamento convocata per le 14 di martedì.
E' vero che l'organismo parlamentare presieduto da Grasso ha all'ordine del giorno 19 punti, ma quello della richiesta del M5S di cambiare il regolamento del Senato per avere in Aula il voto palese è quasi certo che verrà affrontato. La commissione Affari Costituzionali del Senato non affronterà il tema della legge elettorale proprio per consentire ad Anna Finocchiaro e altri senatori come Donato Bruno (Pdl) (componenti di entrambi gli organismi) di essere presenti in Giunta.
"Noi abbiamo chiesto che venga cambiato il regolamento - osserva Michele Giarrusso - e faremo di tutto perché la Giunta decida in questo senso".
Il Pd: "Non è necessario cambiare il regolamento" - In realtà, osservano Stefania Pezzopane e Giuseppe Cucca (Pd), non sarebbe necessario cambiare il Regolamento per avere il voto palese. Ci sono "importanti precedenti" che potrebbero essere fatti valere senza perdere troppo tempo a cambiare le norme che disciplinano la vita del Senato. Uno di questi è il caso Andreotti. E' vero che la sua era un'autorizzazione a procedere, spiegano alcuni tecnici, ma la legge Severino è alla sua prima applicazione e "non esistono norme che impediscano un'estensione a questa legge dell'interpretazione che all'epoca venne data del regolamento".