Kyenge, Calderoli al Senato: "Mi scuso ma non lascio"

Politica

Il leghista parla dopo la bufera scatenata dagli insulti al ministro: "Ho commesso un errore grave. Ma non era razzismo". Poi la stretta di mano tra i due. Maroni: "Ho chiamato Letta, tutto risolto". Palazzo Chigi, però, non è d'accordo

Roberto Calderoli rinnova le sue scuse al ministro Cecile Kyenge, dopo averla paragonata a un orango, e all'Aula del Senato. Ma non si dimette. "Come già ho riconosciuto alla stampa e alla diretta interessata, preso dalle foga di un comizio davanti a 1500 persone ho commesso un errore grave, gravissimo perché ho spostato il confronto dal piano politico a quello personale", dice prendendo la parola a Palazzo Madama. "Per questo domenica ho fatto le mie scuse al ministro che le ha subito accettate, e di questo le sono grato, avendo compreso che la frase per quanto esecrabile non voleva avere significati razziali ne' peggio ancora razzisti", assicura. "Oggi quelle scuse le porto a quest'aula perché con le mie parole ho reso nocumento all'immagine dell'istituzione cui mi onoro di appartenere", aggiunge. Le mie "dichiarazioni che non ho difficoltà a definire sbagliate e offensive e che per le quali il presidente Napolitano si è indignato. E anche con lui mi scuso".

Stretta di mano tra Calderoli e Kyenge - Sul passo indietro, chiesto da Pd, Sel e Scelta Civica, sottolinea: "Sarei stato pronto a dimettermi se vi fosse stata un'ampissima maggioranza che me l'avesse chiesto e così non è stato". E continua: "Al ministro invierò un mazzo di rose. E assicuro sul mio onore che mai più attaccherò l'avversario politico con parole offensive. Ma non farò mai sconti ad un governo che quasi incoraggia l'arrivo dei clandestini e che consegna nelle mani del suo persecutore una donna con sua figlia (con riferimento al caso kazako, ndr)".
A fine giornata, dopo l'intervento di Alfano al Senato sul caso Ablyazov, la stretta di mano tra Calderoli e Kyenge. "Oggi è stata una giornata dura ma l'ho conclusa bene, stingendo la mano al ministro Kyenge, in quella stessa aula nella quale oggi ho trovato persone che hanno saputo ascoltarmi", afferma il vicepresidente del Senato.

Letta: è una vergogna - Intanto, però, il caso continua ad agitare la politica. E sul caso torna anche il presidente del Consiglio Enrico Letta. Le parole di Calderoli "sono una vergogna per il Paese" e l'esponente leghista si deve dimettere perché "solo le sue dimissioni risolvono questo problema". Così Letta risponde a una domanda al termine del suo intervenuto alla Chatham House. E ringrazia chi lo ha interpellato su questo argomento perché "così i giornalisti italiani possono riferire all'opinione pubblica quanto è negativo per l'immagine dell'Italia quel che ha detto Calderoli". (Il video)

Per Roberto Maroni, invece, il caso è chiuso. "Anche al presidente Letta è scappata una battuta, non capita solo a noi" afferma il segretario federale della Lega Nord commentando le affermazioni del presidente del Consiglio sulle possibili ricadute del caso Kyenge sull'Expo 2015. E ancora: "Non ho capito l'uscita di Letta sull'Expo e l'ho chiamato: mi sembra tutto rientrato da parte sua, è stata una scivolata anche se lui è uno attento a queste cose". (Il video)

Sulle offese di Calderoli a Cecile Kyenge interviene anche Beppe Grillo. "L'indignazione verso Calderoli è giusta. La sua battuta razzista verso un ministro di origini congolesi è da condannare" afferma sul suo blog. "Calderoli però non è vicepresidente del Senato per caso, lo hanno voluto lì Pdl e Pdmenoelle e Capitan Findus Letta non ha fatto a suo tempo alcuna obiezione", ha sottolineato.

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