Il Capo dello Stato a colloquio con Eugenio Scalfari si dice non intenzionato a rivivere l'incubo dello stallo sulle modifiche istituzionali: "Non si può procedere se ognuno sventola la sua bandiera"
"Io non sono intenzionato a rivivere da presidente l'incubo dei mesi in cui nella commissione Affari costituzionali del Senato si pestava l'acqua nel mortaio e non si è stati capaci di partorire nessuna riforma istituzionale avendo giurato tutti i partiti che bisognava farlo". A dirlo, nel corso di un colloquio con il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari è il Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha ricordato come sulle riforme non si può procedere se "ognuno sventola la sua bandiera".
Napolitano: "Tenace assertore delle riforme condivise" - Napolitano ha spiegato di aver detto sì al secondo mandato al Colle "per senso delle istituzioni e posso dirlo - sottolinea - senza alcuna presunzione o albagia perché, effettivamente, ho ritenuto che si trattasse di salvaguardare la continuità istituzionale". Continuità e stabilità politica, ha ricordato Napolitano, sono valori che non significano conservare l'esistente". "Sono un tenace assertore della necessità che su alcuni terreni fondamentali - prosegue allora il Presidente della Repubblica - gli opposti schieramenti politici riescano a esprimere un impegno comune e deve essere innanzitutto sul terreno delle regole, delle riforme istituzionali. Sono per le riforme, in questo momento - chiarisce - riforme che devono essere per la maggior misura possibile concordate". E questo, rileva passando ancora all'esperienza di governo e alle perplessità politiche sulle larghe intese, "fermo restando che un'alleanza politica è sempre a termine, in modo particolare quando è eccezionale come quella '76- 79, e quella attuale".
Napolitano: "Tenace assertore delle riforme condivise" - Napolitano ha spiegato di aver detto sì al secondo mandato al Colle "per senso delle istituzioni e posso dirlo - sottolinea - senza alcuna presunzione o albagia perché, effettivamente, ho ritenuto che si trattasse di salvaguardare la continuità istituzionale". Continuità e stabilità politica, ha ricordato Napolitano, sono valori che non significano conservare l'esistente". "Sono un tenace assertore della necessità che su alcuni terreni fondamentali - prosegue allora il Presidente della Repubblica - gli opposti schieramenti politici riescano a esprimere un impegno comune e deve essere innanzitutto sul terreno delle regole, delle riforme istituzionali. Sono per le riforme, in questo momento - chiarisce - riforme che devono essere per la maggior misura possibile concordate". E questo, rileva passando ancora all'esperienza di governo e alle perplessità politiche sulle larghe intese, "fermo restando che un'alleanza politica è sempre a termine, in modo particolare quando è eccezionale come quella '76- 79, e quella attuale".