Berlusconi condannato in Appello, gli effetti sul governo

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Dopo la conferma della corte di Milano della sentenza di primo grado nel processo Mediaset, il Cavaliere frena i falchi nel partito: "Non farò cadere l'esecutivo". Sabato a Brescia il Pdl scende in piazza a favore del suo leader. La rassegna stampa

La Corte d'appello di Milano conferma la condanna a 4 anni di carcere e 5 d'interdizione ai pubblici uffici per Berlusconi, accusato di frode fiscale nel processo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. "Magistrati prevenuti", attacca Ghedini, che esclude pero' una correlazione tra la sentenza e la stabilità del governo. E proprio i possibili effetti politici che la sentenza della corte di appelli di Milano potrebbe avere sulla maggioranza che sostiene il governo di Enrico Letta sono al centro delle analisi e dei retroscena nei quotidiani in edicola.

Sabato manifestazione a Brescia
- Il Pdl in ogni caso ha deciso di organizzare per sabato 11 maggio a Brescia una manifestazione a sostegno dell'ex premier. Sul palco in piazza Duomo parlerà lo stesso Silvio Berlusconi.

I tempi per la sentenza della Cassazione - "Sei/sette mesi di agibilità politica: il tempo medio di fissazionedi un processo in Cassazione è da ieri anche il tempo politico che rischia di rimanere a Silvio Berlusconi" scrive sul Corriere della Sera Luigi Ferrarella, che riassume i tempi tecnici per arrivare a una sentenza definitiva. Il quotidiano di via Solferino ricorda come "in caso di conferma della condanna anche in Cassazione, già a fine 2013 la Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama si troverebbe a dichiarare la decadenza da senatore di Berlusconi". "Poiché l'Appello depositerà tra 15 giorni le motivazioni, è probabile che il capo del Pdl sia al vaglio della Cassazione già entro fine anno, ben prima della prescrizione collocabile nel luglio 2014" conclude Ferrarella.

Nitto Palma: "Processo non privo di anomalie"
- Il Corriere ospita anche un'intervista al neo presidenza della commissione Giustizia al Senato, Francesco Nitto Palma, che dichiara: "Ora vedremo le motivazioni della sentenza come abbiamo fatto in primo grado e commenteremo, certo questo processo non è privo di anomalie". Sulla sua elezione a presidente di commissione aggiunge: "Tanta attenzione non l'avete mica riservata agli altri presidenti di commissione eletti in base a un accordo di maggioranza". E cita il caso del senatore Roberto Formigoni. "Forse questa domanda, sul perché ci si accanisce contro certe persone e si lascia correre su altre - spiega Nitto Palma, - la dovreste girare ai parlamentari del Pd. Per quel che mi riguarda posso dire una cosa: sono certo che il senatore Roberto Formigoni dimostrera' la sua innocenza in ogni sede".

Ma il Cavaliere frena i Falchi: "Non farò cadere ora il governo"
- Così il titolo di Repubblica che, in un retroscena firmato da Franesco Bei e Carmelo Lopapa, racconta come in serata "dalla residenza del Cavaliere filtra una rassicurazione sulle sorti della maggioranza, l'impegno a mantenere la questione del governo ben separata, su un altro livello dai temi della giustizia". Una sorta di tregua che però durerà solamente fino alla sentenza della Cassazione. "Se anche la decisione della Suprema Corte fosse negativa - sarebbe stato il ragionamento di Berlusconi secondo repubblica - allora farò saltare il tavolo". Il quotidiano diretto da Ezio Mauro ospita anche un'intervista a Felice Casson, senatore del Pd, protagonista della battaglia per la presidenza della commissione giustizia. Riguardo all'alleanza che ora lo vede unito al Pdl, l'ex magistrato spiega che "non sono solo in imbarazzo, ma sono molto in difficoltà. Però nel Pd ci sono sensibilità diverse".

Il buon andamento del titolo Mediaset
- "Ma il Cavaliere non farà saltare il governo" è anche il titolo della Stampa di Torino, che in un retroscena firmato da Ugo Magri, spiega come la prudenza di Berlusconi, sia anche dettata dal buon andamento in borsa del titolo Mediaset. "Da quando il Cavaliere persegue le larghe intese, vale a dire due mesi, Mediaset si è apprezzata in Borsa del 50 per cento. Cosicché adesso la capitalizzazione del Biscione supera la somma dei suoi debiti (stimati in 1,7 miliardi). Il balzo non è casuale. L'azienda rispecchia le fortuna del suo proprietario. Berlusconi è tornato al centro dei giochi e finché ci resta il titolo va". Insomma, spiega il quotidiano piemontese, il Cavaliere è in qualche modo forzato a "garantire stabilità e contribuire al rilancio dell'economica, a costo di deludere i suoi falchi".

Latorre: "Giustizia non è nel programma di governo" - Il Messaggero di Roma ospita un'intervista al Senatore del Pd Nicola Latorre. che dice di non credere che "le scelte politiche di fondo che riguardano il futuro del nostro Pease, possano essere condizionate dalle sentenze. Che non si discutono, ma si accettano e basta". "Il tema della giustizia resta assolutamente aperto. Io però non credo che il tema giustizia faccia parte del pgoramma di governo - dice Latorre.

Il Giornale: "Sentenza impresentabile" - Duri i toni dei quotidiani vicini al centrodestra. Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, parla di "sentenza impresentabile". "Continua il doppio binario della giustizia - scrive nel suo editoriale il direttore Alessandro Sallusti - Quello riservato all'ex premier prevede procedure anomale, esclusione di testimoni chiave, non rispetto dei diritti della difesa. pene sproporzionate e tempistiche regolate per interferire sulla vita politica". "Governo in manette" è invece il titolo di Libero, secondo cui il destino dell'esecutivo è segnato, secondo cui la condanna del Cavaliere, potrebbe spingere "l'ala più oltranzista del Partito democratico" a "regolare i conti all'interno del Pd per sciogliersi dall'abbraccio con il Caimano."

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