All'indomani della morte del senatore, il ricordo sui giornali. Per Repubblica è stato "il vero mistero della prima Repubblica". La Stampa: "Star di Twitter prima di Twitter". Il Giornale: "La prima vittima di un processo politico". RASSEGNA STAMPA
"Potere" e "misteri". Sono le due parole più usate dai quotidiani italiani sulle prime pagine per raccontare Giulio Andreotti, morto lunedì 6 maggio a 94 anni nella sua casa, a Roma. Oggi, martedì 7 maggio, si celebreranno i funerali in forma privata (guarda nel video in alto la rassegna stampa).
Corriere della Sera: "Il simbolo del potere" - "Il simbolo del potere" è il titolo di apertura del Corriere della Sera che affida a Massimo Franco il racconto della giornata di lunedì 6: "Ha il solito doppiopetto blu presidenziale - si legge nell'articolo -, E se non fosse per il rosario nero che gli avvolge le mani intrecciate sul grembo, e perché è sdraiato sul letto vestito di tutto punto con gli occhi chiusi, potrebbe quasi sembrare il Giulio Andreotti di sempre".
Per il quotidiano di via Solferino, il senatore "sarà ricordato come quello della battuta sul 'potere che logora chi non ce l'ha': un monumento lessicale a un potere senza alternativa, cresciuto negli ultimi anni della Dc; e pagato a caro prezzo quando quella stagione si è chiusa. Peccato che pochi ne ricordino un'altra, di molti anni prima. Chiesero all'allora ministro di qualcosa che avrebbe fatto se avesse avuto il potere assoluto. Andreotti ci pensò un secondo. Poi rispose: 'Sicuramente qualche sciocchezza'. Era una lezione di democrazia che molti, a cominciare da lui, hanno finito per rimuovere".
La Stampa: "Andreottwitter" - Sulle battute si concentra anche il "Buongiorno" di Massimo Gramellini su La Stampa, intitolato "Andreottwitter": "Una volta Montanelli scrisse che in chiesa De Gasperi e Andreotti si dividevano i compiti: De Gasperi parlava con Dio e Andreotti col prete. 'Sì, ma a me il prete rispondeva', gli replicò Andreotti. Forse ora toccherà a lui parlare con Dio e non se la potrà cavare con una delle sue battute. Ciniche, gelide, brevi: da star di Twitter prima di Twitter".
Repubblica: "La leggenda di Belzebù" - "Andreotti è stato il vero - e mai risolto - mistero della prima Repubblica". Inizia così l'articolo di Eugenio Scalfari su Repubblica: "Una cosa è certa - prosegue il fondatore del quotidiano -: Andreotti è stato un personaggio inquietante e indecifrabile, l'incrocio accuratamente dosato d'un mandarino cinese e d'un cardinale settecentesco. Ha tessuto per quarant'anni, infaticabilmente, una complicatissima ragnatela servendosi di tutti i materiali disponibili, dai più nobili ai più scadenti e sordidi. È stato lambito da una quantità di scandali senza che mai si venisse a capo di alcuno".
Il Giornale: "Andreotti muore. Vive l'odio". Il Manifesto: "Omissis est" - Punta sulle polemiche Il Giornale: "Andreotti muore. Vive l'odio", titola il quotidiano che spiega: "E' stata la prima vittima di un processo politico. E oggi i forcaioli non lo lasciano in pace neppure nel giorno della scomparsa". "Omissis est" è invece il titolo di prima pagina de Il Manifesto: "Porta con sé ombre, sospetti e misteri della Repubblica, dal rapporto con la mafia al delitto Pecorelli, dalla P2 all'affare Gladio".
Corriere della Sera: "Il simbolo del potere" - "Il simbolo del potere" è il titolo di apertura del Corriere della Sera che affida a Massimo Franco il racconto della giornata di lunedì 6: "Ha il solito doppiopetto blu presidenziale - si legge nell'articolo -, E se non fosse per il rosario nero che gli avvolge le mani intrecciate sul grembo, e perché è sdraiato sul letto vestito di tutto punto con gli occhi chiusi, potrebbe quasi sembrare il Giulio Andreotti di sempre".
Per il quotidiano di via Solferino, il senatore "sarà ricordato come quello della battuta sul 'potere che logora chi non ce l'ha': un monumento lessicale a un potere senza alternativa, cresciuto negli ultimi anni della Dc; e pagato a caro prezzo quando quella stagione si è chiusa. Peccato che pochi ne ricordino un'altra, di molti anni prima. Chiesero all'allora ministro di qualcosa che avrebbe fatto se avesse avuto il potere assoluto. Andreotti ci pensò un secondo. Poi rispose: 'Sicuramente qualche sciocchezza'. Era una lezione di democrazia che molti, a cominciare da lui, hanno finito per rimuovere".
La Stampa: "Andreottwitter" - Sulle battute si concentra anche il "Buongiorno" di Massimo Gramellini su La Stampa, intitolato "Andreottwitter": "Una volta Montanelli scrisse che in chiesa De Gasperi e Andreotti si dividevano i compiti: De Gasperi parlava con Dio e Andreotti col prete. 'Sì, ma a me il prete rispondeva', gli replicò Andreotti. Forse ora toccherà a lui parlare con Dio e non se la potrà cavare con una delle sue battute. Ciniche, gelide, brevi: da star di Twitter prima di Twitter".
Repubblica: "La leggenda di Belzebù" - "Andreotti è stato il vero - e mai risolto - mistero della prima Repubblica". Inizia così l'articolo di Eugenio Scalfari su Repubblica: "Una cosa è certa - prosegue il fondatore del quotidiano -: Andreotti è stato un personaggio inquietante e indecifrabile, l'incrocio accuratamente dosato d'un mandarino cinese e d'un cardinale settecentesco. Ha tessuto per quarant'anni, infaticabilmente, una complicatissima ragnatela servendosi di tutti i materiali disponibili, dai più nobili ai più scadenti e sordidi. È stato lambito da una quantità di scandali senza che mai si venisse a capo di alcuno".
Il Giornale: "Andreotti muore. Vive l'odio". Il Manifesto: "Omissis est" - Punta sulle polemiche Il Giornale: "Andreotti muore. Vive l'odio", titola il quotidiano che spiega: "E' stata la prima vittima di un processo politico. E oggi i forcaioli non lo lasciano in pace neppure nel giorno della scomparsa". "Omissis est" è invece il titolo di prima pagina de Il Manifesto: "Porta con sé ombre, sospetti e misteri della Repubblica, dal rapporto con la mafia al delitto Pecorelli, dalla P2 all'affare Gladio".