La Regione Lombardia ricorda Andreotti. Ma Ambrosoli esce

Politica
Umberto Ambrosoli, figlio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, durante la prima seduta del nuovo consiglio regionale, lo scorso 27 marzo.

Il coordinatore del centrosinistra, figlio del banchiere assassinato nel 1979, non partecipa al minuto di silenzio in Aula per commemorare la morte del politico: "Ho una storia personale che si mischia con la sua, ma non è il caso di fare polemiche"

Un minuto di silenzio per Giulio Andreotti in apertura di seduta del Consiglio regionale della Lombardia. Al termine del messaggio in ricordo del senatore a vita, consiglieri, assessori e il governatore Roberto Maroni si sono alzati in piedi per commemorare Andreotti, scomparso il 6 maggio all'età di 94 anni. Ha preferito invece uscire dall'aula il coordinatore dei gruppi di centrosinistra ed ex candidato a Palazzo Lombardia, Umberto Ambrosoli, figlio del commissario liquidatore della Banca Privata Italiana ucciso dai sicari di Michele Sindona nel 1979.

Umberto Ambrosoli: "Ognuno ha la sua coscienza" - "E' comprensibile - ha poi argomentato a margine dei lavori consiliari - che in occasione della morte di persone che hanno ricoperto ruoli istituzionali di primo piano le istituzioni le commemorino. Ma le istituzioni sono fatte di persone, ed è legittimo che queste facciano i conti con il significato delle storie personali". E ancora: "Ho una storia personale che si mischia" con quella di Giulio Andreotti, "ma non è il caso di fare polemiche: è giusto che le istituzioni ricordino gli uomini delle istituzioni, ma chi ne fa parte faccia i conti con la propria coscienza".  Il gesto del consigliere è stato però criticato dal presidente della Regione: "Non è stato un gesto elegante nei confronti di un politico che ha segnato la storia d'Italia" ha dichiarato Roberto Maroni.

Andreotti disse di Giorgio Ambrosoli: "Se l'andava cercando" - Nel 2010, a proposito del assassinio di Ambrosoli, Andreotti disse: "E' una persona che in termini romaneschi se l'andava cercando". Per poi precisare: "Intendevo fare riferimento ai gravi rischi ai quali il dottor Ambrosoli si era consapevolmente esposto con il difficile incarico assunto". La discussa frase di Giulio Andreotti fu pronunciata nel 2010, in una puntata de La storia siamo noi, in onda su Rai 2, quando il senatore a vita fu interpellato sul perché secondo lui Giorgio Ambrosoli era stato ucciso nel lontano 1979. "Questo è molto difficile, io non voglio sostituirmi né alla polizia né ai giudici", rispose. "Certo - soggiunse subito Andreotti - era una persona che in termine romanesco direi se l'andava cercando".

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