Dopo l’apertura di Franceschini e gli 8 punti presentati da Berlusconi, il tema del dialogo tra i due schieramenti anima il dibattito politico. Brunetta: "Subito governo di larghe intese". Anche Casini auspica la grande coalizione. Il leader di Sel chiude
Dopo l’apertura di Franceschini al dialogo col Pdl e le otto proposte annunciate ieri 6 aprile da Silvio Berlusconi è una possibile (seppure ancora improbabile) intesa per il governo tra centrodestra e centrosinistra ad animare il dibattito politico.
Per il presidente dei deputati Pdl Renato Brunetta, intervistato dal Messaggero, "serve subito un governo Bersani-Alfano o Renzi-Alfano o Franceschini-Alfano. Non si può più andare avanti con il governo zombie di Monti". E aggiunge: le proposte del Cavaliere "sono già pronte dal giorno successivo alle elezioni, e saranno disegni di legge che possono essere fatti propri dal governo di grande coalizione che si dovrà fare".
E anche il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, in un'intervista al Corriere della sera auspica "un patto leale tra Bersani e Berlusconi per rimettere in moto la politica", che "davanti all'Italia vera è in un ritardo inammissibile".
Di avviso totalmente diverso il leader di Sel Vendola: "Non ci sono alternative a un governo Bersani, la nostra gente non capirebbe l'inciucio" afferma intervistato da Repubblica e Unità. Il governatore della Puglia boccia così la proposta di dialogare con il centrodestra e si dice "deluso" da Matteo Renzi".
Intanto, perfino da democratici vicini a Bersani, come Roberto Speranza, capogruppo dei deputati del Pd, arrivano segnali di apertura. "La legittimazione di Berlusconi arriva dai voti, i nostri non sono di serie A e i loro di serie B. Il tema del dialogo è fuori discussione - afferma in un'intervista al Corriere della Sera - il punto è l'esito, la formula politica. Alla domanda di cambiamento emersa dal voto bisogna rispondere con una traiettoria adeguata, non con una formula sbagliata, di arroccamento contro le forze antisistema".
"Poiché Grillo ha fatto la scelta di non utilizzare i suoi voti per costruire una proposta di governo, ne consegue che centrosinistra e centrodestra sono obbligati a trovare un'intesa" afferma anche il senatore del Pd Nicola Latorre, intervistato dal Mattino. Si tratta, precisa Latorre, di un'intesa che "non è un inciucio, è senso di responsabilità".
Il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda, invece precisa, in un'intervista all'Unità che "per cambiare la Costituzione, così come per riforme di grande portata come la legge elettorale e la modifica dei regolamenti parlamentari, il dialogo tra sinistra, centro e destra è obbligatorio", per cui non ci sono "grosse differenze tra Bersani e Franceschini", "nonostante i tentativi di strumentalizzazione del Pdl".
Intanto procede il lavoro degli emissari dei due schieramenti in per il Colle e il governo, e i due fronti lavorano anche all'incontro tra Bersani e Berlusconi previsto per la fine della prossima settimana.
Per il presidente dei deputati Pdl Renato Brunetta, intervistato dal Messaggero, "serve subito un governo Bersani-Alfano o Renzi-Alfano o Franceschini-Alfano. Non si può più andare avanti con il governo zombie di Monti". E aggiunge: le proposte del Cavaliere "sono già pronte dal giorno successivo alle elezioni, e saranno disegni di legge che possono essere fatti propri dal governo di grande coalizione che si dovrà fare".
E anche il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, in un'intervista al Corriere della sera auspica "un patto leale tra Bersani e Berlusconi per rimettere in moto la politica", che "davanti all'Italia vera è in un ritardo inammissibile".
Di avviso totalmente diverso il leader di Sel Vendola: "Non ci sono alternative a un governo Bersani, la nostra gente non capirebbe l'inciucio" afferma intervistato da Repubblica e Unità. Il governatore della Puglia boccia così la proposta di dialogare con il centrodestra e si dice "deluso" da Matteo Renzi".
Intanto, perfino da democratici vicini a Bersani, come Roberto Speranza, capogruppo dei deputati del Pd, arrivano segnali di apertura. "La legittimazione di Berlusconi arriva dai voti, i nostri non sono di serie A e i loro di serie B. Il tema del dialogo è fuori discussione - afferma in un'intervista al Corriere della Sera - il punto è l'esito, la formula politica. Alla domanda di cambiamento emersa dal voto bisogna rispondere con una traiettoria adeguata, non con una formula sbagliata, di arroccamento contro le forze antisistema".
"Poiché Grillo ha fatto la scelta di non utilizzare i suoi voti per costruire una proposta di governo, ne consegue che centrosinistra e centrodestra sono obbligati a trovare un'intesa" afferma anche il senatore del Pd Nicola Latorre, intervistato dal Mattino. Si tratta, precisa Latorre, di un'intesa che "non è un inciucio, è senso di responsabilità".
Il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda, invece precisa, in un'intervista all'Unità che "per cambiare la Costituzione, così come per riforme di grande portata come la legge elettorale e la modifica dei regolamenti parlamentari, il dialogo tra sinistra, centro e destra è obbligatorio", per cui non ci sono "grosse differenze tra Bersani e Franceschini", "nonostante i tentativi di strumentalizzazione del Pdl".
Intanto procede il lavoro degli emissari dei due schieramenti in per il Colle e il governo, e i due fronti lavorano anche all'incontro tra Bersani e Berlusconi previsto per la fine della prossima settimana.