Il colonnello Usa era stato condannato per il rapimento dell'imam egiziano. Il Quirinale: ho tenuto conto del cambio di approccio di Obama. Rese note le motivazioni della sentenza di appello: Pollari consentì alla Cia di violare la sovranità nazionale
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha concesso la grazia a uno dei cittadini statunitensi condannati per il rapimento dell'imam egiziano Abu Omar. In un comunicato, il Quirinale ha annunciato che il capo dello Stato ha graziato il colonnello Joseph L. Romano III, dopo la domanda avanzata dal suo avvocato, a cui comunque la procura di Milano si era opposta. La decisione è arrivata nel giorno in cui il tribunale di appello di Milano ha reso noto le motivazioni della sentenza per il processo. Secondo i giudici l'ex direttore del Sismi, Nicolò Pollari, ha consentito agli uomini della Cia "che venisse concretizzata una grave violazione della sovranità nazionale dell'Italia, fornendo appoggio al sequestro di Abu Omar".
Napolitano: da Obama cambio di rotta - "A fondamento della concessione della grazia, il Capo dello Stato ha, in primo luogo, tenuto conto del fatto che il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, subito dopo la sua elezione, ha posto fine a un approccio alle sfide della sicurezza nazionale, legato ad un preciso e tragico momento storico e concretatosi in pratiche ritenute dall'Italia e dalla Unione Europea non compatibili con i principi fondamentali di uno Stato di diritto", dice la nota.
"Va ricordato il dramma delle torri gemelle" - Il Quirinale aggiunge però, citando le motivazioni della Cassazione che aveva condannato gli imputati il 19 settembre dello scorso anno, che va ricordato "il dramma dell'abbattimento delle torri gemelle a New York e il clima di paura e preoccupazione che rapidamente si diffuse in tutto il mondo". E anche "'la consapevolezza che ben presto maturò di reagire energicamente a quanto accaduto e di individuare gli strumenti più idonei per debellare il terrorismo internazionale e quello di matrice islamica in particolare', consapevolezza alla quale conseguì l'adozione da parte degli Stati Uniti di 'drastici' provvedimenti".
Infine, Napolitano ha ricordato che dal marzo scorso un decreto consente al ministero della Giustizia di rinunciare alla giurisdizione italiana sui reati commessi da militari Nato, e che negli Usa l'operazione di "rendition" era considerata legittima sulla base dei provvedimenti adottati dopo gli attacchi dell'11 settembre 2011.
Le condanne per gli imputati italiani - All'epoca del rapimento, l'imam era imputato a Milano per terrorismo internazionale. Venerdì 5 aprile i giudici della corte di Appello del processo agli ex vertici del Sismi per la vicenda - dopo lo stralcio delle posizioni tra italiani e statunitensi - hanno diffuso le motivazioni della sentenza, emessa a febbraio, spiegando che gli imputati italiani non potevano invocare il segreto di Stato perché esso "copre" solo i rapporti tra Cia e Sismi e non la materia del reato. I giudici hanno condannato Niccolò Pollari, ex numero uno del Sismi, e Marco Mancini, ex dirigente dei servizi, rispettivamente a 10 e a nove anni di reclusione con l'accusa di sequestro di persona. I legali dei due hanno annunciato ricorso.
Apprezzamento dagli Usa - Circa la grazia a Romano, "apprezziamo la decisione del presidente Napolitano in linea con la visione comune dei nostri governi circa i termini dell'accordo militare previsto dal Sofa (States of Forces Agreement) con l'Italia" ha commentato il maggiore Robert A.Firman, portavoce del Pentagono, a nome degli Usa.
Napolitano: da Obama cambio di rotta - "A fondamento della concessione della grazia, il Capo dello Stato ha, in primo luogo, tenuto conto del fatto che il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, subito dopo la sua elezione, ha posto fine a un approccio alle sfide della sicurezza nazionale, legato ad un preciso e tragico momento storico e concretatosi in pratiche ritenute dall'Italia e dalla Unione Europea non compatibili con i principi fondamentali di uno Stato di diritto", dice la nota.
"Va ricordato il dramma delle torri gemelle" - Il Quirinale aggiunge però, citando le motivazioni della Cassazione che aveva condannato gli imputati il 19 settembre dello scorso anno, che va ricordato "il dramma dell'abbattimento delle torri gemelle a New York e il clima di paura e preoccupazione che rapidamente si diffuse in tutto il mondo". E anche "'la consapevolezza che ben presto maturò di reagire energicamente a quanto accaduto e di individuare gli strumenti più idonei per debellare il terrorismo internazionale e quello di matrice islamica in particolare', consapevolezza alla quale conseguì l'adozione da parte degli Stati Uniti di 'drastici' provvedimenti".
Infine, Napolitano ha ricordato che dal marzo scorso un decreto consente al ministero della Giustizia di rinunciare alla giurisdizione italiana sui reati commessi da militari Nato, e che negli Usa l'operazione di "rendition" era considerata legittima sulla base dei provvedimenti adottati dopo gli attacchi dell'11 settembre 2011.
Le condanne per gli imputati italiani - All'epoca del rapimento, l'imam era imputato a Milano per terrorismo internazionale. Venerdì 5 aprile i giudici della corte di Appello del processo agli ex vertici del Sismi per la vicenda - dopo lo stralcio delle posizioni tra italiani e statunitensi - hanno diffuso le motivazioni della sentenza, emessa a febbraio, spiegando che gli imputati italiani non potevano invocare il segreto di Stato perché esso "copre" solo i rapporti tra Cia e Sismi e non la materia del reato. I giudici hanno condannato Niccolò Pollari, ex numero uno del Sismi, e Marco Mancini, ex dirigente dei servizi, rispettivamente a 10 e a nove anni di reclusione con l'accusa di sequestro di persona. I legali dei due hanno annunciato ricorso.
Apprezzamento dagli Usa - Circa la grazia a Romano, "apprezziamo la decisione del presidente Napolitano in linea con la visione comune dei nostri governi circa i termini dell'accordo militare previsto dal Sofa (States of Forces Agreement) con l'Italia" ha commentato il maggiore Robert A.Firman, portavoce del Pentagono, a nome degli Usa.