Parlamento: se la trasparenza non arriva in Commissione
PoliticaLa maggior parte dell'attività legislativa si svolge nelle commissioni. E a differenza di quanto accade in Aula, molte informazioni non sono pubbliche. Così l'associazione Openpolis invita ad aprire ai cittadini anche queste sedi del lavoro parlamentare
di Raffaele Mastrolonardo
E' citata nei programmi elettorali e ha avuto un posto di rilievo nei discorsi di insediamento dei presidenti delle Camere. Se c'è un concetto che sembra mettere d'accordo tutte le forze politiche, questo è la "trasparenza". Eppure, la maggior parte dell'attività parlamentare, quella che si svolge nelle commissioni, resta in parte "opaca". A denunciarlo, chiedendo ai neo-eletti di porre rimedio, è l'associazione OpenPolis che ha lanciato un'iniziativa, che ha raccolto l'adesione di diversi deputati, per rendere effettivamente il Parlamento una “casa di vetro” così come auspicato dal neo presidente del Senato Piero Grasso.
Il lavoro in Commissione – Il problema infatti, secondo i promotori dell'appello, è che l'attività in aula è tutta disponibile al pubblico e quindi può essere divulgata, anche attraverso servizi come OpenParlamento. Ciò che accade nelle commissioni no. La regola della pubblicità assoluta – spiegano da OpenPolis - vale infatti quando le commissioni agiscono in sede deliberante, ovvero quando sostituiscono in tutto e per tutto l'assemblea e il testo votato ha valore di legge. Oppure quando operano in sede redigente, vale a dire preparano un testo che poi in aula potrà essere solo votato ma non modificato. Il discorso però cambia se la commissione si riunisce in sede referente, ovvero quando si preparano i testi che verranno poi discussi e votati in assemblea. In questo caso, per esempio, non è contemplato il resoconto stenografico delle sedute e nemmeno si sa chi era presente, chi ha votato e come.
“Quando si dice che il governo è stato battuto in commissione – spiega Vittorio Alvino, presidente di Openpolis - si tratta di notizie che trapelano dai cronisti parlamentari ma non hanno una base documentale”. Il risultato è che i cittadini non possono accedere a ciò che accade in quella che è la forma preponderante di attività parlamentare. Nella scorsa legislatura, dicono i dati di OpenParlamento, tra Camera e Senato si è lavorato in commissione per un totale di 18.881 ore contro le 6.059 passate in assemblea, tre volte tanto. E la produzione normativa delle commissioni è stata di gran lunga svolta proprio in sede referente: 1.907 DDL approvati contro 65 in sede redigente, 1.620 DDL definiti contro i 293 in sede redigente.
Appello ai parlamentari – Tutto ciò accade per via dei regolamenti parlamentari. Per questa ragione OpenPolis ha da tempo messo a punto una proposta di modifica del regolamento del Senato (quella per la Camera è allo studio) su cui ha deciso di chiedere le adesioni dei nuovi onorevoli e senatori. “Il cuore dell’attività legislativa del Parlamento è opaco – si legge nell'appello - e ciò non può che incrinare il rapporto di fiducia tra rappresentanti e rappresentati”. Al 5 aprile alla sollecitazione – che è stata comunicata via email a tutti i neo-eletti - avevano aderito oltre 70 deputati e senatori in rappresentanza di tutte le forze politiche. Secondo Andrea Sarubbi, giornalista, deputato nella scorsa legislatura e promotore dell'hastag #opencamera, racconto via Twitter di quanto accade in sede parlamentare, si tratterebbe di un'innovazione benvenuta. "Restituirebbe dignità al lavoro delle commissioni e avvicinerebbe la gente alla politica offrendo un’idea più realistica del lavoro dei parlamentari. Accade spesso, per esempio, che i lavori di aula finiscano al giovedì e inizino il martedì, ma in commissione si va anche il venerdì e il lunedì".
Voto elettronico – Nella bozza di proposta si chiede, fra le altre cose, che, su richiesta del Presidente o di un quinto dei componenti, venga redatto e pubblicato un resoconto stenografico della seduta. Anche su questo Sarubbi è favorevole anche se invita ad una riflessione: “Spesso la commissione è il luogo della mediazione della rinuncia alle posizioni intransigenti, che fanno parte della politica e che sono a volte resi possibili proprio dalla riservatezza e dalla discrezione. Diciamo che l’idea che il resoconto non sia automatico ma su richiesta dei membri della commissione mi pare un buon compromesso”.
La modifica proposta da OpenPolis domanda infine che tutte le votazioni avvengano in forma elettronica e non per alzata di mano. “Le commissioni sono ferme all'800”, dice Alvino. Il voto attraverso un pulsante consentirebbe di registrare in maniera automatica la presenza e l'orientamento del parlamentare e quindi di avere sempre a disposizione una documentazione in formato elettronico pronta per essere usata da qualsiasi applicazione.
E' citata nei programmi elettorali e ha avuto un posto di rilievo nei discorsi di insediamento dei presidenti delle Camere. Se c'è un concetto che sembra mettere d'accordo tutte le forze politiche, questo è la "trasparenza". Eppure, la maggior parte dell'attività parlamentare, quella che si svolge nelle commissioni, resta in parte "opaca". A denunciarlo, chiedendo ai neo-eletti di porre rimedio, è l'associazione OpenPolis che ha lanciato un'iniziativa, che ha raccolto l'adesione di diversi deputati, per rendere effettivamente il Parlamento una “casa di vetro” così come auspicato dal neo presidente del Senato Piero Grasso.
Il lavoro in Commissione – Il problema infatti, secondo i promotori dell'appello, è che l'attività in aula è tutta disponibile al pubblico e quindi può essere divulgata, anche attraverso servizi come OpenParlamento. Ciò che accade nelle commissioni no. La regola della pubblicità assoluta – spiegano da OpenPolis - vale infatti quando le commissioni agiscono in sede deliberante, ovvero quando sostituiscono in tutto e per tutto l'assemblea e il testo votato ha valore di legge. Oppure quando operano in sede redigente, vale a dire preparano un testo che poi in aula potrà essere solo votato ma non modificato. Il discorso però cambia se la commissione si riunisce in sede referente, ovvero quando si preparano i testi che verranno poi discussi e votati in assemblea. In questo caso, per esempio, non è contemplato il resoconto stenografico delle sedute e nemmeno si sa chi era presente, chi ha votato e come.
“Quando si dice che il governo è stato battuto in commissione – spiega Vittorio Alvino, presidente di Openpolis - si tratta di notizie che trapelano dai cronisti parlamentari ma non hanno una base documentale”. Il risultato è che i cittadini non possono accedere a ciò che accade in quella che è la forma preponderante di attività parlamentare. Nella scorsa legislatura, dicono i dati di OpenParlamento, tra Camera e Senato si è lavorato in commissione per un totale di 18.881 ore contro le 6.059 passate in assemblea, tre volte tanto. E la produzione normativa delle commissioni è stata di gran lunga svolta proprio in sede referente: 1.907 DDL approvati contro 65 in sede redigente, 1.620 DDL definiti contro i 293 in sede redigente.
Appello ai parlamentari – Tutto ciò accade per via dei regolamenti parlamentari. Per questa ragione OpenPolis ha da tempo messo a punto una proposta di modifica del regolamento del Senato (quella per la Camera è allo studio) su cui ha deciso di chiedere le adesioni dei nuovi onorevoli e senatori. “Il cuore dell’attività legislativa del Parlamento è opaco – si legge nell'appello - e ciò non può che incrinare il rapporto di fiducia tra rappresentanti e rappresentati”. Al 5 aprile alla sollecitazione – che è stata comunicata via email a tutti i neo-eletti - avevano aderito oltre 70 deputati e senatori in rappresentanza di tutte le forze politiche. Secondo Andrea Sarubbi, giornalista, deputato nella scorsa legislatura e promotore dell'hastag #opencamera, racconto via Twitter di quanto accade in sede parlamentare, si tratterebbe di un'innovazione benvenuta. "Restituirebbe dignità al lavoro delle commissioni e avvicinerebbe la gente alla politica offrendo un’idea più realistica del lavoro dei parlamentari. Accade spesso, per esempio, che i lavori di aula finiscano al giovedì e inizino il martedì, ma in commissione si va anche il venerdì e il lunedì".
Voto elettronico – Nella bozza di proposta si chiede, fra le altre cose, che, su richiesta del Presidente o di un quinto dei componenti, venga redatto e pubblicato un resoconto stenografico della seduta. Anche su questo Sarubbi è favorevole anche se invita ad una riflessione: “Spesso la commissione è il luogo della mediazione della rinuncia alle posizioni intransigenti, che fanno parte della politica e che sono a volte resi possibili proprio dalla riservatezza e dalla discrezione. Diciamo che l’idea che il resoconto non sia automatico ma su richiesta dei membri della commissione mi pare un buon compromesso”.
La modifica proposta da OpenPolis domanda infine che tutte le votazioni avvengano in forma elettronica e non per alzata di mano. “Le commissioni sono ferme all'800”, dice Alvino. Il voto attraverso un pulsante consentirebbe di registrare in maniera automatica la presenza e l'orientamento del parlamentare e quindi di avere sempre a disposizione una documentazione in formato elettronico pronta per essere usata da qualsiasi applicazione.