Immagini a effetto, giochi di parole, parodie, hashtag ironici. Ecco come i protagonisti della campagna elettorale provano a “bucare” le Rete. STORIFY
di Raffaele Mastrolonardo
“L'Italia giusta: abbiamo una banca...rotta”, si legge sulla foto. Slogan e colori sono quelli della campagna del Pd e in primo piano campeggiano i volti di Mario Monti, Pier Luigi Bersani e Piero Fassino. Il riferimento, ovviamente, è al caso Monte dei Paschi di Siena (c'è pure il logo). Si fa ironia sulle difficoltà di un istituto considerato vicino alla sinistra e si richiama una vicenda che in passato ha coinvolto i vertici del Pd e un'altra banca, Unipol. Vista così potrebbe sembrare una delle tante operazioni di politics-busting che popolano le campagne elettorali di molti paesi. E in parte lo è. L'immagine è stata anche uno dei banner di apertura del sito del Pdl ed è stata rilanciata anche sulla pagina Facebook ufficiale del partito. Goliardia digitale, certo, ma anche esempio di come i principali protagonisti della politica abbiano assunto alcuni linguaggi tipici del web in chiave elettorale: foto accompagnate da frasi ad effetto pensate per essere condivise sui social network, hashtag creativi e video (aspiranti) virali vengono pensati e "postati" direttamente dai partiti.
Novità 2013 - Questo coinvolgimento diretto segna, a detta degli esperti, uno spartiacque: per la prima volta sono gli stessi soggetti politici che provano, sistematicamente e consapevolmente, a lanciare e confezionare “memi”, ovvero a proporre “tormentoni” per dettare l'agenda politica sul web. A destra come a sinistra. “E' chiaramente una novità”, spiega Giovanna Cosenza che insegna semiotica dei nuovi media all'Università di Bologna. “Ora i partiti hanno tutti uno staff dedicato ai nuovi media che sperimenta e prova a innescare memi. L'ispirazione principale è venuta dalla campagna di Pisapia, solo che in quel caso il processo fu spontaneo mentre in questa campagna assistiamo al tentativo di produrre fenomeni virali dall'alto”. Il tentativo - che riesca o meno - è comunque chiaro: cercare di entrare in sintonia con l'ambiente digitale. “I partiti provano a sperimentare con l'estetica dei social media, che è intima e ironica”, racconta Adam Arvidsson, che insegna sociologia dei nuovi media all'Università di Milano. “L'obiettivo è produrre una comunicazione che invogli gli utenti a instaurare a loro volta conversazioni con altri utenti”.
Ecco, qui di seguito alcuni esempi di queste sperimentazioni.
Guarda lo storify (qui per chi naviga con mobile)
“L'Italia giusta: abbiamo una banca...rotta”, si legge sulla foto. Slogan e colori sono quelli della campagna del Pd e in primo piano campeggiano i volti di Mario Monti, Pier Luigi Bersani e Piero Fassino. Il riferimento, ovviamente, è al caso Monte dei Paschi di Siena (c'è pure il logo). Si fa ironia sulle difficoltà di un istituto considerato vicino alla sinistra e si richiama una vicenda che in passato ha coinvolto i vertici del Pd e un'altra banca, Unipol. Vista così potrebbe sembrare una delle tante operazioni di politics-busting che popolano le campagne elettorali di molti paesi. E in parte lo è. L'immagine è stata anche uno dei banner di apertura del sito del Pdl ed è stata rilanciata anche sulla pagina Facebook ufficiale del partito. Goliardia digitale, certo, ma anche esempio di come i principali protagonisti della politica abbiano assunto alcuni linguaggi tipici del web in chiave elettorale: foto accompagnate da frasi ad effetto pensate per essere condivise sui social network, hashtag creativi e video (aspiranti) virali vengono pensati e "postati" direttamente dai partiti.
Novità 2013 - Questo coinvolgimento diretto segna, a detta degli esperti, uno spartiacque: per la prima volta sono gli stessi soggetti politici che provano, sistematicamente e consapevolmente, a lanciare e confezionare “memi”, ovvero a proporre “tormentoni” per dettare l'agenda politica sul web. A destra come a sinistra. “E' chiaramente una novità”, spiega Giovanna Cosenza che insegna semiotica dei nuovi media all'Università di Bologna. “Ora i partiti hanno tutti uno staff dedicato ai nuovi media che sperimenta e prova a innescare memi. L'ispirazione principale è venuta dalla campagna di Pisapia, solo che in quel caso il processo fu spontaneo mentre in questa campagna assistiamo al tentativo di produrre fenomeni virali dall'alto”. Il tentativo - che riesca o meno - è comunque chiaro: cercare di entrare in sintonia con l'ambiente digitale. “I partiti provano a sperimentare con l'estetica dei social media, che è intima e ironica”, racconta Adam Arvidsson, che insegna sociologia dei nuovi media all'Università di Milano. “L'obiettivo è produrre una comunicazione che invogli gli utenti a instaurare a loro volta conversazioni con altri utenti”.
Ecco, qui di seguito alcuni esempi di queste sperimentazioni.
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