Palazzo Madama approva la legge che riduce al 25% il numero di firme necesario per la presentazione delle liste. A trarne vantaggio grillini e Sel. L'Agcom dà l'ok all'estensione delle norme sulla par condicio anche ai politici non candidati come Monti
Sì dell'aula del Senato alla conversione del dl taglia firme. Il provvedimento riduce del 75% il numero delle firme necessarie per la presentazione delle liste elettorali. L'assemblea di Palazzo Madama ha approvato, in mezz'ora, il decreto che riduce al 25% le firme necessarie per la presentazione delle liste alle prossime elezioni politiche per i movimenti e partiti che non sono presenti in Parlamento. Il decreto quindi è legge.
La Lega si è astenuta - La Lega ha chiesto per due volte la verifica del numero legale e in entrambi casi il risultato è stato positivo. In dichiarazione di voto, il leghista Sergio Divina ha spiegato che il gruppo del Carroccio ha ritirato tutti i gli emendamenti e ha annunciato l'astensione. "Il principio però andava salvato, quello della legalità - ha detto in aula - serviva la maggioranza assoluta dei membri in aula, eravamo convinti che servisse il numero legale. Adesso questo provvedimento non avrà impugnazioni". Francesco Rutelli (Api) ha espresso "apprezzamento per il punto di equilibrio trovato alla Camera", quello che riduce le firme a 30mila.
L'Agcom equipara i non candidati a tutti gli altri - Intanto dall'Agcom è arrivato l'ok alle modifiche al regolamento sulla par condicio per estendere le nrome ai soggetti non candidati, come Mario Monti o Beppe Grillo. L'articolo 7 prevede che le presenze di tali soggetti nei programmi di informazione sono equiparate quelle dei candidati e che tali soggetti non possono essere presenti nei programmi di intrattenimento. L'articolo 7 del regolamento stabilisce che i direttori responsabili, i conduttori e i registi dei programmi di informazione "sono tenuti ad un comportamento corretto ed imparziale nella gestione del programma così da non esercitare, neanche in forma surrettizia, influenze sulle libere scelte degli elettori". "Essi - prosegue la norma - devono assicurare in maniera particolarmente rigorosa condizioni oggettive di parità di trattamento, riscontrabili sui dati del monitoraggio del pluralismo ed osservano ogni cautela volta ad evitare che si determinino, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche, considerando non solo le presenze e le posizioni dei candidati, ma anche le posizioni di contenuto politico espresse da soggetti e persone non direttamente partecipanti alla competizione elettorale".
No ai politici nelle trasmissioni di intrattenimento - Nello stesso articolo si stabilisce che "in tutte le trasmissioni radiotelevisive diverse da quelle di comunicazione politica, dai messaggi politici autogestiti e dai programmi di informazione ricondotti sotto la responsabilità di specifiche testate giornalistiche, non è ammessa, ad alcun titolo, la presenza di candidati o di esponenti politici o di persone chiaramente riconducibili ai soggetti politici e non possono essere trattati temi di evidente rilevanza politica ed elettorale né che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici".
La Lega si è astenuta - La Lega ha chiesto per due volte la verifica del numero legale e in entrambi casi il risultato è stato positivo. In dichiarazione di voto, il leghista Sergio Divina ha spiegato che il gruppo del Carroccio ha ritirato tutti i gli emendamenti e ha annunciato l'astensione. "Il principio però andava salvato, quello della legalità - ha detto in aula - serviva la maggioranza assoluta dei membri in aula, eravamo convinti che servisse il numero legale. Adesso questo provvedimento non avrà impugnazioni". Francesco Rutelli (Api) ha espresso "apprezzamento per il punto di equilibrio trovato alla Camera", quello che riduce le firme a 30mila.
L'Agcom equipara i non candidati a tutti gli altri - Intanto dall'Agcom è arrivato l'ok alle modifiche al regolamento sulla par condicio per estendere le nrome ai soggetti non candidati, come Mario Monti o Beppe Grillo. L'articolo 7 prevede che le presenze di tali soggetti nei programmi di informazione sono equiparate quelle dei candidati e che tali soggetti non possono essere presenti nei programmi di intrattenimento. L'articolo 7 del regolamento stabilisce che i direttori responsabili, i conduttori e i registi dei programmi di informazione "sono tenuti ad un comportamento corretto ed imparziale nella gestione del programma così da non esercitare, neanche in forma surrettizia, influenze sulle libere scelte degli elettori". "Essi - prosegue la norma - devono assicurare in maniera particolarmente rigorosa condizioni oggettive di parità di trattamento, riscontrabili sui dati del monitoraggio del pluralismo ed osservano ogni cautela volta ad evitare che si determinino, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche, considerando non solo le presenze e le posizioni dei candidati, ma anche le posizioni di contenuto politico espresse da soggetti e persone non direttamente partecipanti alla competizione elettorale".
No ai politici nelle trasmissioni di intrattenimento - Nello stesso articolo si stabilisce che "in tutte le trasmissioni radiotelevisive diverse da quelle di comunicazione politica, dai messaggi politici autogestiti e dai programmi di informazione ricondotti sotto la responsabilità di specifiche testate giornalistiche, non è ammessa, ad alcun titolo, la presenza di candidati o di esponenti politici o di persone chiaramente riconducibili ai soggetti politici e non possono essere trattati temi di evidente rilevanza politica ed elettorale né che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici".