Primarie Pdl, Alfano: “Decideremo la prossima settimana”

Politica

Telefonata tra il segretario del partito e l’ex premier Silvio Berlusconi: sulle consultazioni la parola definitiva arriverà dopo l’ufficio di presidenza che è stato convocato tra qualche giorno

Una giornata chiuso nella sede del Pdl con lo stato maggiore del partito non basta ad Angelino Alfano per dire una parola definitiva sulla sorte delle primarie (dopo che tutti i dirigenti ne hanno decretato l'archiviazione) rimandando ogni decisione all'ufficio di presidenza del partito, convocato per la prossima settimana. Una riunione concordata con Silvio Berlusconi nel corso di una telefonata nel pomeriggio del 29 novembre. Il Cavaliere, che ha disertato la trasferta nella Capitale, si trincera dietro al silenzio 'dribblando' i giornalisti che lo attendevano a Milanello dopo l'incontro con il Milan. Sapete quello che penso sulle primarie - è il senso del suo ragionamento ai suoi fedelissimi - ora sta ad Angelino trovare una soluzione. I miei dubbi sulle primarie li ho espressi in modo chiaro e soprattutto ho sempre detto di essere contrario a "scimmiottare" il Pd.

La presa di posizione del Cavaliere però non contribuisce a risolvere i tanti nodi sul tavolo. E la decisione di convocare l'ufficio di presidenza appare a molti come un tentativo in extremis di riuscire a capire una volta per tutte cosa ha in mente Berlusconi. Fino a quanto l'ex capo del governo non scoprirà le carte, decisioni non ne se prendono. La dimostrazione di questa situazione viene anche dalla lunga serie di riunioni che si sono succedute a via dell'Umiltà dove - raccontano diversi presenti - si sono fatte diverse analisi cercando di descrivere i possibili scenari alla luce delle intenzioni dell'ex capo del governo e in base alle legge elettorale. Il sistema con cui si andrà al voto infatti non è indifferente rispetto alle decisioni che prenderà l'ex capo del governo. Il caos però è totale così come la tensione tra i dirigenti pidiellini, venute più volte a galla anche nel corso della riunione del 29 novembre.

Berlusconi al momento non svela le sue mosse intenzionato ad aspettare l'esito del ballottaggio per le primarie del centrosinistra. Tra i fedelissimi c'è la convinzione che il Cavaliere, di fronte ad una vittoria di Bersani, sia incentivato a ritornare in campo (il segretario del Pd è in politica da più tempo di me, è il leit-motiv del Cavaliere) anche se sarebbe stato messo al corrente dei rischi e cioè che i tempi sono ristretti per un nuovo soggetto politico e la paura di un flop in termini è sempre alta. Berlusconi in prima linea pronto a riprendersi il Pdl e 'rifondarlo' a partire dal nome potrebbe avere come conseguenza l'addio immediato di una parte degli ex An. L'idea di una separazione piace anche al Cavaliere anche se non tutti i diretti interessati sarebbero favorevoli a lasciare il partito. L'esito potrebbe essere diverso se l'ex capo del governo confermasse invece il passo indietro lasciando ad Alfano la guida del partito: in quel caso - gli avrebbero messo in chiaro gli ex An già con le valigie in mano - 'potremmo sostenerti a patto che il partito non si trasformi in una Forza Italia camuffata'. Una serie di incognite che si dovranno chiarire all'ufficio di presidenza che al momento non ha ancora una data di convocazione, pare comunque che dovrebbe essere a metà settimana perché sia il Cavaliere che lo stato maggiore del Pdl attendono di sapere quale direzione prenderà la legge elettorale. Tra lunedì 3 e martedì 4 dicembre ci saranno le ultime riunioni prima che il testo approdi in Aula, mercoledì 5 mattina.

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