Ddl diffamazione, Senato approva la norma "salva direttori"

Politica

Palazzo Madama dà l'ok all'emendamento che elimina il carcere per i responsabili di testata, lasciandolo per i cronisti. I giornalisti annunciano uno sciopero per lunedì 26 novembre, quando l'Aula voterà l'art. 1 del provvedimento

Il Senato ha approvato, con 122 Sì, 111 No e 6 astenuti, la cosiddetta norma "salva direttori" inserita nel disegno di legge sulla diffamazione, in discussione dopo la condanna del direttore del Giornale Alessandro Sallusti. La norma, proposta dal relatore Filippo Berselli, prevede che il giornalista possa essere condannato fino a un anno di carcere, mentre al direttore e al vicedirettore responsabile tocchi il pagamento di una multa fino a 50mila euro.
Sull'emendamento il governo aveva dato parere contrario, per motivi tecnici, e la sua approvazione ha sollevato numerose critiche, a cominciare dalla Federazione Nazionale della Stampa che ha proclamato uno sciopero dei giornalisti per lunedì 26 novembre.

Il 26 novembre la votazione al Senato - La discussione sul testo del disegno di legge proseguirà lunedì 26 novembre, con una richiesta di voto segreto sull'articolo 1 del testo, il cuore di tutto il provvedimento. La richiesta di voto segreto è stata avanzata dal Pd con l'intento, dice il deputato Vincenzo Vita, "di affossare questa legge obbrobrio". Per una approvazione definitiva dovrà tornare alla Camera.

Fnsi annuncia sciopero - "Il voto di oggi è la dichiarazione di un conflitto che i giornalisti sono costretti a raccogliere chiamando alla risposta con loro tutti i cittadini. Lo sciopero della categoria, con una mobilitazione diffusa, diventa inevitabile" ha detto il segretario della Fnsi Franco Siddi, aggiungendo che "il voto di oggi al Senato è un altro segnale di attacco a tutti i giornalisti italiani. Si conferma e si accentua il carattere di aggressione a un'intera categoria professionale che invece vogliamo responsabilmente e tenacemente impegnata nell'esercizio di un'attività che, con correttezza, autonomia e libertà, deve assicurare l'informazione ai cittadini.

Le polemiche tra i partiti - A favore del testo votano il Pdl, la Lega e Coesione Nazionale. Il Pd dice 'no' (ma in molti non prendono parte al voto) insieme all'Udc e all'Idv. Gerardo D'Ambrosio non partecipa alla votazione e critica pesantemente la norma soprattutto da un punto di vista giuridico. "Ma vogliamo tornare tutti quanti al primo anno di università? - domanda - così com'è scritto questo emendamento è un obbrobrio giuridico. E' una sceneggiata incredibile". Berselli difende invece la sua proposta negando che abbia effetti anche sull'art.57 del codice penale. Secondo lui, infatti, "c'è una diversità sostanziale tra l'autore dell'articolo e il direttore".

"Non possiamo abbandonare il relatore ai cannoneggiamenti della sinistra che parlano di attacchi sistematici" è l'invito che rivolge Roberto Castelli al resto del centrodestra dopo aver sostenuto le ragioni della norma che differenzia la pena per giornalisti e direttori. Una differenziazione che il responsabile Giustizia dell'Idv Luigi Li Gotti non esita a definire una "discriminazione". Rutelli difende il 'salva-direttori', ma la sua proposta di inserire un registro nelle redazioni per annotare la vera identità degli autori anonimi non passa. Silvia Della Monica si astiene "dal partecipare al voto di questo pasticcio". Achille Serra dell' Udc fa un paragone con il furto: palo e ladro hanno la stessa pena. Perché giornalista e direttore no? Vincenzo Vita (Pd) infine non ha dubbi: "Questo testo è un vero pasticcio e non ha senso".


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