Un compromesso tra Pd e Pdl potrebbe portare all'accorpamento delle regionali e delle politiche tra 4 mesi. Per Napolitano le condizioni per anticipare il ritorno alle urne sono una nuova legge elettorale e la messa in sicurezza dei conti
E' ancora tutto da sciogliere il nodo dell'election day mentre si fa strada l'ipotesi di compromesso che porti all'accorpamento delle regionali e delle politiche nel mese di marzo. E' ancora presto però per archiviare il braccio di ferro fra partiti, Esecutivo e Colle. Dalla riunione del Consiglio dei ministri di di oggi 16 novembre infatti - confermano sia nel governo che nella maggioranza - non è attesa una decisione definitiva sul voto in Lombardia e Molise, le uniche due regioni su cui il ministero dell'Interno ha potere decisionale. "E' probabile che se ne discuta, anche ampiamente, ma non ci aspettiamo scelte definitive", spiegano nel governo. Intanto il Consiglio di Stato chiamato a pronunciarsi sulla decisione del Tar di affrettare il più possibile il voto nel Lazio ha annunciato di aver sospeso la decisione del Tribunale amministrativo che imponeva alla presidente Polverini di indire il voto entro questa settimana. L'alto organo amministrativo, che ha esaminato un ricorso presentato dalla stessa Polverini - che pure si era detta disponibile a far votare il Lazio insieme alla Lombardia e al Molise il 10 e 11 febbraio - discuterà la questione di merito in camera di consiglio il prossimo 27 novembre.
Riiguardo alla possibile scelta del Quirinale di sciogliere le Camere in anticipo, le condizioni perché ciò avvenga per Napolitano restano due: la riforma della legge elettorale e che non si rischi il "fallimento dei conti dello Stato",cioè che oltre alla legge di stabilità il governo abbia terminato di mettere in sicurezza il Paese sul piano dei conti.
L'incontro di ieri 15 novembre tra Monti e Napolitano, spiegano fonti di governo, sarebbe servito anche per chiarire l'orizzonte temporale necessario all'esecutivo per completare l'azione riformatrice. Il capo dello Stato vorrebbe anche evitare di indicare il prossimo presidente del Consiglio a scadenza del suo settennato, ma su questo non è detto che non possa cedere.
Una volta concordata la linea con il Colle, Monti avrebbe contatto Bersani e Alfano, non escludendo l'ipotesi di terminare anticipatamente l'esperienza al governo, ma a condizione che i paletti fissati dal Quirinale siano rispettati. Sulla base di questi presupposti il leader del Pd avrebbe aperto all'ipotesi di election day in marzo. Anche il Pdl potrebbe a questo punto starci, nonostante il pressing di Silvio Berlusconi per urne ancora più anticipate.
Riiguardo alla possibile scelta del Quirinale di sciogliere le Camere in anticipo, le condizioni perché ciò avvenga per Napolitano restano due: la riforma della legge elettorale e che non si rischi il "fallimento dei conti dello Stato",cioè che oltre alla legge di stabilità il governo abbia terminato di mettere in sicurezza il Paese sul piano dei conti.
L'incontro di ieri 15 novembre tra Monti e Napolitano, spiegano fonti di governo, sarebbe servito anche per chiarire l'orizzonte temporale necessario all'esecutivo per completare l'azione riformatrice. Il capo dello Stato vorrebbe anche evitare di indicare il prossimo presidente del Consiglio a scadenza del suo settennato, ma su questo non è detto che non possa cedere.
Una volta concordata la linea con il Colle, Monti avrebbe contatto Bersani e Alfano, non escludendo l'ipotesi di terminare anticipatamente l'esperienza al governo, ma a condizione che i paletti fissati dal Quirinale siano rispettati. Sulla base di questi presupposti il leader del Pd avrebbe aperto all'ipotesi di election day in marzo. Anche il Pdl potrebbe a questo punto starci, nonostante il pressing di Silvio Berlusconi per urne ancora più anticipate.