Italia Futura rompe con Giannino e guarda a Casini

Politica

Sottoscritto da sindacalisti e ministri, laici e cattolici, il manifesto centrista Verso la Terza Repubblica, del movimento di Montezemolo, propone continuità con il governo Monti. Si sfila 'Fermare il declino', sembra più vicina l'intesa con l'Udc

Sottoscritto da sindacalisti e ministri, laici e cattolici, il manifesto centrista di Italia Futura "Verso la Terza Repubblica" riconosce i meriti del governo Monti, rompe con Fermare il declino di Oscar Giannino e guarda anche se ancora da lontano all’Udc di Pier Ferdinando Casini.  La sinergia vede insieme per ora Montezemolo, Riccardi, Olivero, Bonanni, Costalli, cattolici di Todi, laici, professionisti ed intellettuali, che il 17 dicembre si riuniranno a Roma nella loro prima grande convention.

Un grande affollamento di sigle e punti di vista che faticherà a parlare con una voce sola, pur nella condivisa volontà di rendere "irreversibile" il percorso di Monti. L'intento comune è quello di sbarrare la strada ai vecchi partiti per realizzare il nuovo, come sintetizza il titolo della lettera-appello firmata da 72 laici, cattolici e liberali e da nessun politico: 'Verso la Terza Repubblica: la società civile ed il rinnovamento della politica'.

Il treno è partito, anche se ne sono scesi in corsa Oscar Giannino e i liberisti di 'Fermare il declino' - innervositi dal mancato riferimento a privatizzazioni e liberalizzazioni -, Luigi Abete, Emma Marcegaglia, Confartigianato, Confcooperative e Coldiretti. L'ex presidente di Confindustria Marcegaglia invita ad un ripensamento: "Serve una logica unitaria e un'idea chiara su ciò che si pensa di fare. Non servono appelli generici ma cose concrete, di sostanza, da poter realizzare. Bisogna mettere insieme tutte le associazioni, tutte le componenti della società civile e anche il movimento di Oscar Giannino 'Fermare il declino', del quale condivido molte idee".

Ma c’è anche chi come Casini, sempre dal centro, non sta a guardare e rivendica di aver portato Monti al governo e di aver parlato per primo di un suo governo politico dopo il voto.  "Noi non siamo dei paria senza casa, stiamo costruendo una Lista per l'Italia per continuare il lavoro di Monti -dice Casini - tutte le iniziative sono importanti, a partire da quelle di Montezemolo e della Marcegaglia, perché la politica può fare qualcosa, la società civile può fare qualcosa. Alle prossime elezioni ci dovrà essere una lista con un obiettivo politico chiaro: proseguire il lavoro di questo Governo e migliorarlo. Questa lista deve essere composta da persone della politica che hanno aperto la strada e hanno lavorato per Monti e da espressioni della società civile".

Ma il nuovo centro per ora marca le distanze, disponibile semmai ad accogliere nel suo progetto gli uomini migliori di Casini (e Fini) se saranno disponibili ad un rinnovamento vero. "Il nostro è un invito a guardare lontano, non siamo un partito - prova a tenere insieme le cose il ministro Riccardi - Qui ci vuole una legislatura che voli, che respiri. Una legislatura costituente, che ripensi la struttura del Paese". "Siamo e vogliamo rimanere un'iniziativa di società civile, se poi saremo una forza politica si vedrà" dice Andrea Olivero, presidente delle Acli. Montezemolo tira le somme: "Intanto tante altre proposte non le vediamo. Per rigenerare una politica così lontana dai cittadini serve un'area fresca che proviene dalla società civile. Tra cinque mesi ci sono le elezioni, se continuiamo a dire che la politica non ci interessa, il rischio è che chi ci ha portato a questa situazione torni ad essere protagonista della terza Repubblica e che tutto cambi perché niente cambi. Non possiamo fare come quei tifosi che dalla tribuna criticano e basta".

Giannino invece spiega così a Il Messaggero il perché del suo no: "Avevamo chiesto delle modifiche, ma non le abbiamo ottenute. Volevano farci firmare un testo a scatola chiusa. Si vede che eravamo di troppo. Eppure, con Italia Futura abbiamo affrontato un lungo percorso. Volevamo almeno discuterlo, un manifesto comune". "Sapevano bene che per noi c'erano sei punti irrinunciabili - continua Giannino -: taglio alla spesa, riduzione del debito via privatizzazioni, liberalizzazioni, selezione democratica dei leader, meritocrazia nella pubblica amministrazione e giustizia, concorrenza in sanità e istruzione. Non abbiamo mai visto la versione finale e ce la siamo ritrovata sui giornali, naturalmente senza nessuno dei nostri punti". Montezemolo è stato "abile", prosegue, "ha preso in mano lui l'operazione e la porterà dove vuole lui. Al massimo, posso giudicarlo poco 'fair' nei rapporti personali".

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