Ora di religione, Profumo: "Non voglio cambiare Concordato"

Politica

Il ministro della Pubblica istruzione torna sulle proprie affermazioni e parla di "interpretazioni fantasiose". In una lettera al filosofo cattolico Giovani Reale, anticipata dall'Ansa, spiega i cambiamenti con i quali la scuola deve fare i conti

Non penso "certo a cambiare norme o patti, tantomeno a fine legislatura". Lo assicura, riferendosi alle polemiche divampate sull'ora di religione, il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, definendo "interpretazioni fantasiose" le notizie secondo cui una bozza del Miur in materia sarebbe stata inviata al Consiglio di Stato. Profumo torna sull'argomento in una lettera - di cui l'Ansa è venuta in possesso - al filosofo cattolico Giovanni Reale che oggi, in un'intervista, ha espresso perplessità rispetto all'ipotesi avanzata dal ministro di rivedere l'insegnamento della religione per adeguarlo al multiculturalismo.

Premettendo che il dibattito che si è avviato sui giornali non corrisponde a ciò che aveva in mente, Profumo scrive a Reale: "con Lei vorrei invece discutere, tenendo la sua opinione nella più alta considerazione, di come il mondo sta cambiando e di come lo vede Lei, con la Sua sapienza e la Sua fede, e di come possa la scuola recepire e trasmettere un'idea di questi cambiamenti alle generazioni degli italiani del futuro che si stanno formando oggi nella nostra scuola".

"Il nostro Paese è al centro di un Mediterraneo in tumultuosa evoluzione politica e spirituale, da sempre crocevia di fedi e popoli, che da qualche tempo cerca un diverso equilibrio tra di esse e tra di essi. Sono dinamiche - afferma il ministro - che ci toccano da vicino, mi sono detto guardando le nuove classi della scuola italiana, dove questo essere crocevia è divenuto infine realtà. Conoscere questo nuovo mondo, e cercare di capirne i processi di trasformazione mi sembra essenziale per i nuovi italiani tanto quanto saper far di conto, saper scrivere nella nostra bellissima lingua, conoscerne una straniera ed avere una cultura civica e costituzionale pronta per la cittadinanza. A questo penso - e non certo a cambiare norme o patti, tantomeno a fine legislatura - quando rifletto ad alta voce su come l'Italia e dunque la scuola italiana possa fare i conti con questa mutata realtà".

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