Il segretario del Pd a Repubblica: “Se passasse l'idea che la politica non è in grado di tirarci fuori dalla crisi ci porremmo automaticamente al margine delle democrazie del mondo. A Monti chiedo un cambio di passo, io non vedo ancora la via d’uscita”
"Sento in giro molte preoccupazioni sul dopo Monti. Allora chiariamo subito un punto: qualunque ragionamento sul prossimo futuro deve partire dal presupposto che non vengano abolite le elezioni, magari su suggerimento di Moody's. Se in Italia passasse l'idea che la politica non è in grado di tirarci fuori dalla crisi, noi ci porremmo automaticamente al margine delle democrazie del mondo". Il leader del Pd Pier Luigi Bersani “torna in campo” dopo le ferie d'agosto e in un'intervista a Repubblica spiega: quella del governo tecnico è una "parentesi non ripetibile" perché il limite della soluzione tecnica non sta nel governo Monti, che pure ha fatto un gran lavoro, ma nella mancanza di univocità di una maggioranza che ha opinioni diverse, perché in natura esistono una destra e una sinistra alternative l'una all'altra".
"Io dico che in un Paese maturo – aggiunge Bersani – si fronteggiano un centrodestra, un centrosinistra ed eventualmente una posizione centrale che da una legislatura all'altra può dare flessibilità al sistema. Chi vince, governa. Questo è il vero tema, non quanti tecnici ci sono nel governo. E questo significa che non si può andare al voto proponendo una Grande Coalizione. Non esiste proprio".
Il segretario del Partito Democratico chiede poi "un cambio di passo" al governo, proponendo iniziative come la riduzione del prezzo della benzina, la difesa degli impianti industriali, lo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione. "A Monti chiedo un cambio di passo. Non sono d'accordo su come stanno andando le cose. E' ora di riscrivere l'agenda. Per noi progressisti è il momento di rompere l'avvitamento tra austerità e recessione".
"Sento parlare di via d'uscita dalla crisi. Io credo nella possibilità di uno spiraglio, ma ancora non lo vedo", ha detto il leader democratico (nei giorni scorsi, il premier Monti ha detto che vede avvicinarsi la fine della crisi, ndr). "Ho l'impressione che il governo finora non abbia percepito lo scivolamento dell'economia reale. C'è un crollo della produzione industriale, un segno meno nei consumi, lavorano 22 milioni di italiani su 60. Io chiedo: come affrontiamo queste emergenze?", ha detto ancora Bersani. "Per esempio: il prezzo della benzina si può ridurre? I pagamenti della Pubblica Amministrazione sono stati sbloccati? E che facciamo di fronte alle crisi industriali, dalla Fiat a Finmeccanica all'Alcoa?", ha chiesto l'ex ministro dello Sviluppo del governo Prodi, che propone di finanziare le politiche industriali con "eventuali operazioni di alienazione del patrimonio pubblico".
Il segretario del Pd parla anche del futuro del suo partito: sulle primarie "il percorso è chiaro: in autunno vareremo una carta di intenti, con regole d'ingaggio, criteri di partecipazione, impegni e responsabilità comuni. E tra novembre e dicembre faremo le primarie di coalizione, con la massima apertura alle forze politiche e alla società civile". E del "rottamatore" Matteo Renzi Bersani dice: "In questi mesi non ho mai alimentato polemiche, e continuerò a farlo. Siamo dentro la più grave crisi del dopoguerra. Ne usciamo solo se c'è condivisione tra noi".
"Io dico che in un Paese maturo – aggiunge Bersani – si fronteggiano un centrodestra, un centrosinistra ed eventualmente una posizione centrale che da una legislatura all'altra può dare flessibilità al sistema. Chi vince, governa. Questo è il vero tema, non quanti tecnici ci sono nel governo. E questo significa che non si può andare al voto proponendo una Grande Coalizione. Non esiste proprio".
Il segretario del Partito Democratico chiede poi "un cambio di passo" al governo, proponendo iniziative come la riduzione del prezzo della benzina, la difesa degli impianti industriali, lo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione. "A Monti chiedo un cambio di passo. Non sono d'accordo su come stanno andando le cose. E' ora di riscrivere l'agenda. Per noi progressisti è il momento di rompere l'avvitamento tra austerità e recessione".
"Sento parlare di via d'uscita dalla crisi. Io credo nella possibilità di uno spiraglio, ma ancora non lo vedo", ha detto il leader democratico (nei giorni scorsi, il premier Monti ha detto che vede avvicinarsi la fine della crisi, ndr). "Ho l'impressione che il governo finora non abbia percepito lo scivolamento dell'economia reale. C'è un crollo della produzione industriale, un segno meno nei consumi, lavorano 22 milioni di italiani su 60. Io chiedo: come affrontiamo queste emergenze?", ha detto ancora Bersani. "Per esempio: il prezzo della benzina si può ridurre? I pagamenti della Pubblica Amministrazione sono stati sbloccati? E che facciamo di fronte alle crisi industriali, dalla Fiat a Finmeccanica all'Alcoa?", ha chiesto l'ex ministro dello Sviluppo del governo Prodi, che propone di finanziare le politiche industriali con "eventuali operazioni di alienazione del patrimonio pubblico".
Il segretario del Pd parla anche del futuro del suo partito: sulle primarie "il percorso è chiaro: in autunno vareremo una carta di intenti, con regole d'ingaggio, criteri di partecipazione, impegni e responsabilità comuni. E tra novembre e dicembre faremo le primarie di coalizione, con la massima apertura alle forze politiche e alla società civile". E del "rottamatore" Matteo Renzi Bersani dice: "In questi mesi non ho mai alimentato polemiche, e continuerò a farlo. Siamo dentro la più grave crisi del dopoguerra. Ne usciamo solo se c'è condivisione tra noi".