Monti: "Nessun piano di riduzione delle tasse allo studio"

Politica
Il presidente del Consiglio Mario Monti

Il premier smentisce che il governo stia lavorando a un alleggerimento del carico Irpef. La pressione fiscale è "eccessiva", ammette, ma un taglio ora sarebbe "prematuro". Ma si tratta solo dell’ultimo caso di diminuzione ventilata e mai attuata

Nessuna ipotesi di riduzione delle tasse è al momento allo studio del governo. A renderlo noto il presidente del Consiglio Mario Monti, smentendo così quanto scritto il 15 agosto dal quotidiano la Repubblica, che aveva parlato di un piano dell'esecutivo per la riduzione del carico Irpef. Una comunicazione che segue anni di stop-and-go, false partenze, annunci e smentite a proposito del carico fiscale sui contribuenti italiani, tra i più alti al mondo.

Monti: "Prematuro alleggerire il carico fiscale adesso" - "Il governo non ha attualmente allo studio un provvedimento di questo genere", fa sapere il premier in una nota. "Il carico fiscale sulle persone fisiche e sulle imprese in Italia è senz'altro eccessivo, ma in questo momento l'attenzione per il riequilibrio della finanza pubblica non può essere allentata", afferma ancora Monti.
"Un fisco meno gravoso è una sacrosanta esigenza per i contribuenti onesti. Renderlo concretamente possibile, senza  fare promesse irrealizzabili, è un obiettivo tra i più importanti per il governo - dice inoltre il premier - ma prima che la politica di risanamento e di riforma venga consolidata, se possibile anche con radici che ne rendano probabile la prosecuzione con i governi che verranno, iniziare a distribuirne i benefici (ad esempio riducendo l'Irpef) sarebbe prematuro". "Quando una tale prospettiva verrà delineata e sarà considerata credibile anche dai mercati - conclude Monti - ipotesi di un minore carico fiscale saranno non solo auspicabili, ma concretamente realizzabili".

Dai partiti alle parti sociali tutti premono per il taglio delle tasse - Negli ultimi anni forte è stato il pressing per la riduzione della pressione fiscale italiana, via rivelatasi però sempre impraticabile a causa della situazione finanziaria del Paese.
Dal programma elettorale del Pdl (con Silvio Berlusconi che lo aveva promesso entro la fine dell'ultima legislatura, e che nel 2004 aveva anche teorizzato come evadere tasse troppe alte fosse "moralmente giusto") all'ultimo pressing dei partiti, con Angelino Alfano in pole position, ma anche con la richiesta di Pierluigi Bersani di un alleggerimento del carico fiscale da finanziarsi con la patrimoniale, e Pierferdinando Casini che sollecita un allentamento della pressione con un'attenzione particolare per le famiglie.
Premono poi soprattutto le forze sociali: la richiesta di un fisco diverso arriva, seppure con alcuni distinguo, da Cgil, Cisl e Uil. Confindustria fa presente che si può parlare di sviluppo solo se si alleggerisce il carico sulle imprese, e anche le organizzazioni del commercio in più occasioni hanno sottolineato che uno dei problemi del Paese è proprio il fisco.

I precedenti di annunci e smentite - La delega fiscale del precedente governo, con il ministro Giulio Tremonti all'Economia, 'immaginava' una rivoluzione sulle aliquote Irpef, con la tassazione sulle persone al 20, 30 e 40%. Un obiettivo sul quale però non si è creduto fino in fondo, a causa della difficile situazione economica e finanziaria, tanto che non è  mai stata posta una data di attuazione.
Si è provato negli anni anche a delineare 'fondi' che fossero poi utilizzabili allo scopo: la Finanziaria varata a fine 2006, quella del governo Prodi con Tommaso Padoa-Schioppa e Vincenzo Visco a via XX settembre, prevedeva un fondo per destinare le maggiori entrate dalla lotta all'evasione al calo delle tasse. Fondo di fatto mai operativo, e nel 2007 la speranza di vedere le dichiarazioni dei redditi più leggere grazie ad un 'tesoretto', un extra-gettito, di fatto si ridusse a qualche piccolo interevento di sconto fiscale.
E anche nella delega fiscale targata Monti, ferma ora alla Commissione Finanze della Camera, il fondo per il calo delle tasse (pur ipotizzato all'inizio) non c'è. E così fino ad arrivare all’ultima smentita di Palazzo Chigi.

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