Sale la tensione sulla riforma. Il segretario del Pd critica l’intenzione del Popolo della libertà di andare avanti anche a maggioranza: “La rottura è irrimediabile”. Ma Schifani smentisce e parla di tendenziose interpretazioni. Casini: "Basta giochini"
Il Pdl tenta la fuga sulla riforma della legge elettorale e annuncia per martedì 31 luglio la presentazione di una propria proposta. E subito il 'fantasma' del Porcellum, approvato nel 2005 con i voti della sola maggioranza, torna a preoccupare il Pd. "Con un colpo di mano da parte del Pdl, la rottura è irrimediabile", avverte Pier Luigi Bersani minacciando di interrompere le trattative per cercare una riforma elettorale che vada bene a tutti i partiti.
Con l'intenzione di presentare un proprio testo, il Pdl sembra chiudere la possibilità di una mediazione sui due nodi ancora aperti: il premio di maggioranza e la modalità di elezione dei parlamentari. Nella proposta che verrà depositata in Senato, si prevede infatti il premio di maggioranza al partito e l'elezione dei parlamentari con le preferenze per almeno i due terzi. Ma al di là del merito, è il metodo - l'approvazione a maggioranza - che fa andare su tutte le furie il Pd, appena rimasto scottato dalla forzatura attuata da Pdl e Lega per approvare sempre a Palazzo Madama un emendamento sul semipresidenzialismo.
Polemica per le dichiarazioni di Schifani - "Come si vede anche dalle dichiarazioni del presidente del Senato Schifani in un'intervista al Tg1 - sottolinea il segretario del Pd Pier Luigi Bersani - il Pdl sulla legge elettorale oscilla tra pratiche dilatorie ormai estenuanti e la suggestione di un colpo di mano in Parlamento. Quanto a questa ipotesi, è evidente che se si ripetesse per la legge elettorale quel che si è visto proprio in Senato per la riforma costituzionale, sarebbe un atto di rottura irrimediabile". Il portavoce di Schifani Eli Benedetti però precisa: "Chiunque abbia visto e ascoltato l'intervista rilasciata al Tg1 sa bene che il presidente Schifani non ha pronunciato nessuna parola che autorizzi le tendenziose interpretazioni di queste ultime ore". E, in un comunicato, continua: "Nel solco di una autorevole precisazione del Capo dello Stato, il Presidente del Senato si è limitato a osservare che, teoricamente, la nuova legge elettorale potrebbe anche essere votata a maggioranza, nel pieno rispetto delle regole della democrazia parlamentare. Fermo restando il dichiarato auspicio che il Parlamento si muova comunque nella più ampia e proficua condivisione".
Cicchitto: "Bersani mente sapendo di mentire" - Dal Pdl arriva anche la nota del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: "Bersani mente sapendo di mentire. Il Pdl fa la sua parte sulla base delle regole democratiche presentando la riforma elettorale in Parlamento. A questo punto le possibilità sono due: o si vota a maggioranza secondo le normali regole della democrazia richiamate anche da Napolitano in materia, oppure - cosa più auspicabile - si lavora per trovare una intesa". "In ogni caso - sottolinea - siamo su un terreno ineccepibile e l'attacco a testa bassa di Bersani può voler dire solo due cose: o il consueto travaso di bile sul terreno della faziosità, oppure il tentativo di cambiar le carte in tavola e mantenere in piedi il Porcellum e riversare le responsabilità sul Pdl".
Casini: "Basta giochini" - Sul tema è intervenuto anche il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. "Noi vogliamo la nuova legge elettorale e la vogliamo subito senza furberie o rinvii. Auspichiamo che sia largamente condivisa tra i partiti che sostengono il governo". E spiega: "La data delle elezioni, che comunque potrà variare solo di qualche mese nel calendario temporale, non è di nostra competenza prevederla. Capisco che ci sia chi cerca di inquinare i pozzi, ma non mi sembra il momento giusto per fare giochini".
Con l'intenzione di presentare un proprio testo, il Pdl sembra chiudere la possibilità di una mediazione sui due nodi ancora aperti: il premio di maggioranza e la modalità di elezione dei parlamentari. Nella proposta che verrà depositata in Senato, si prevede infatti il premio di maggioranza al partito e l'elezione dei parlamentari con le preferenze per almeno i due terzi. Ma al di là del merito, è il metodo - l'approvazione a maggioranza - che fa andare su tutte le furie il Pd, appena rimasto scottato dalla forzatura attuata da Pdl e Lega per approvare sempre a Palazzo Madama un emendamento sul semipresidenzialismo.
Polemica per le dichiarazioni di Schifani - "Come si vede anche dalle dichiarazioni del presidente del Senato Schifani in un'intervista al Tg1 - sottolinea il segretario del Pd Pier Luigi Bersani - il Pdl sulla legge elettorale oscilla tra pratiche dilatorie ormai estenuanti e la suggestione di un colpo di mano in Parlamento. Quanto a questa ipotesi, è evidente che se si ripetesse per la legge elettorale quel che si è visto proprio in Senato per la riforma costituzionale, sarebbe un atto di rottura irrimediabile". Il portavoce di Schifani Eli Benedetti però precisa: "Chiunque abbia visto e ascoltato l'intervista rilasciata al Tg1 sa bene che il presidente Schifani non ha pronunciato nessuna parola che autorizzi le tendenziose interpretazioni di queste ultime ore". E, in un comunicato, continua: "Nel solco di una autorevole precisazione del Capo dello Stato, il Presidente del Senato si è limitato a osservare che, teoricamente, la nuova legge elettorale potrebbe anche essere votata a maggioranza, nel pieno rispetto delle regole della democrazia parlamentare. Fermo restando il dichiarato auspicio che il Parlamento si muova comunque nella più ampia e proficua condivisione".
Cicchitto: "Bersani mente sapendo di mentire" - Dal Pdl arriva anche la nota del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: "Bersani mente sapendo di mentire. Il Pdl fa la sua parte sulla base delle regole democratiche presentando la riforma elettorale in Parlamento. A questo punto le possibilità sono due: o si vota a maggioranza secondo le normali regole della democrazia richiamate anche da Napolitano in materia, oppure - cosa più auspicabile - si lavora per trovare una intesa". "In ogni caso - sottolinea - siamo su un terreno ineccepibile e l'attacco a testa bassa di Bersani può voler dire solo due cose: o il consueto travaso di bile sul terreno della faziosità, oppure il tentativo di cambiar le carte in tavola e mantenere in piedi il Porcellum e riversare le responsabilità sul Pdl".
Casini: "Basta giochini" - Sul tema è intervenuto anche il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. "Noi vogliamo la nuova legge elettorale e la vogliamo subito senza furberie o rinvii. Auspichiamo che sia largamente condivisa tra i partiti che sostengono il governo". E spiega: "La data delle elezioni, che comunque potrà variare solo di qualche mese nel calendario temporale, non è di nostra competenza prevederla. Capisco che ci sia chi cerca di inquinare i pozzi, ma non mi sembra il momento giusto per fare giochini".