Il capo dello Stato scrive a Fini e Schifani: "Stanno purtroppo trascorrendo le settimane senza che si concretizzi la presentazione della riforma". I presidenti di Camera e Senato: non ci sottrarremo. Alfano: "Noi siamo pronti"
Nuovo appello del Capo dello Stato Giorgio Napolitano per una riforma della legge elettorale. "Stanno purtroppo trascorrendo le settimane senza che si concretizzi la presentazione alle Camere - da parte dei partiti che hanno da tempo annunciato di voler raggiungere in proposito un'intesa tra loro - di un progetto di legge sostitutivo di quella vigente per l'elezione della Camera dei Deputati e del Senato", scrive il presidente della Repubblica, in una lettera ai presidenti del Senato, Renato Schifani, e della Camera dei deputati, Gianfranco Fini. Per Napolitano la presentazione in Parlamento delle proposte di riforma sulla legge elettorale non è "più rinviabile". Il confronto - aggiunge Napolitano - "è bene non resti ulteriormente chiuso nell'ambito di consultazioni riservate tra partiti".
I presidenti di Camera e Senato: non ci sottrarremo - E la lettera di Napolitano riceve un primo riscontro dal presidente del Senato Renato Schifani: "Il Senato, non appena definito il testo,non si sottrarrà all'impegno, pur in presenza di un intenso calendario dei lavori, in questa fase significativamente condizionato dall'esigenza di assicurare in via prioritaria l'esame dei numerosi dl presentati dal Governo", dice la seconda carica dello Stato.
La risposta di Schifani precede di poco quella di Fini: "E' evidente che la questione posta giustamente dal capo dello Stato, al di là dei profili istituzionali e regolamentari, ha una rilevanza preminentemente politica - dice il presidente della Camera - Al riguardo sarà mia cura fin dalle prossime ore consultare il presidente Schifani e convocare la Conferenza dei Capigruppo".
I partiti: siamo pronti - Ma, oltre ai presidenti dei due rami del parlamento, l'invito di Napolitano trova eco anche dai partiti. Pier Luigi Bersani fa suo l’appello del Capo dello Stato: "Noi siamo l'unico partito ad aver presentato una proposta. Siamo pronti a discutere anche domani mattina".
Positiva anche la reazione di Pier Ferdinando Casini: "Il Parlamento esamini subito la legge elettorale accogliendo il giusto monito del presidente della Repubblica e rispondendo alle attese dei cittadini".
"La nostra risposta alla condivisibile lettera del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è breve e chiara: noi siamo pronti", dice anche Alfano. "Il lavoro finora svolto dalle forze politiche non è stato vano perché è servito ad avvicinare le posizioni e a creare un atteggiamento consapevole e costruttivo, che è indispensabile presupposto per l'approvazione della nuova legge elettorale" continua il leader del Pdl.
E anche la Lega Nord, con Roberto Maroni, e l'Idv, plaudono alle parole del Capo dello Stato.
Il travagliato iter della riforma - Intanto, nonostante le comuni intenzioni enunciate dai partiti, sono ben 34 le proposte di modifica della legge elettorale all'esame della commissione Affari Costituzionali del Senato. L' obiettivo comune è far fuori l'inviso 'porcellum', ma finora il travagliato iter della riforma è andato avanti a singhiozzo anche per la diffidenza reciproca delle forze di maggioranza, ciascuna sostanzialmente inchiodata sulle proprie posizioni. I nodi da sciogliere sono sempre quelli: ritorno o meno alle preferenze (come vorrebbe l'Udc di Casini, ma che vede contrarissimo il Pd); l'introduzione del premio di maggioranza (sostenuto con forza dal Pdl) e poi di che entità e se da attribuire al partito o all'intera coalizione; la soglia di sbarramento. E anche il presidenzialismo che il partito di Berlusconi mette sul tavolo come condizione per discutere di quel doppio turno fortemente voluto dal partito di Bersani.
I presidenti di Camera e Senato: non ci sottrarremo - E la lettera di Napolitano riceve un primo riscontro dal presidente del Senato Renato Schifani: "Il Senato, non appena definito il testo,non si sottrarrà all'impegno, pur in presenza di un intenso calendario dei lavori, in questa fase significativamente condizionato dall'esigenza di assicurare in via prioritaria l'esame dei numerosi dl presentati dal Governo", dice la seconda carica dello Stato.
La risposta di Schifani precede di poco quella di Fini: "E' evidente che la questione posta giustamente dal capo dello Stato, al di là dei profili istituzionali e regolamentari, ha una rilevanza preminentemente politica - dice il presidente della Camera - Al riguardo sarà mia cura fin dalle prossime ore consultare il presidente Schifani e convocare la Conferenza dei Capigruppo".
I partiti: siamo pronti - Ma, oltre ai presidenti dei due rami del parlamento, l'invito di Napolitano trova eco anche dai partiti. Pier Luigi Bersani fa suo l’appello del Capo dello Stato: "Noi siamo l'unico partito ad aver presentato una proposta. Siamo pronti a discutere anche domani mattina".
Positiva anche la reazione di Pier Ferdinando Casini: "Il Parlamento esamini subito la legge elettorale accogliendo il giusto monito del presidente della Repubblica e rispondendo alle attese dei cittadini".
"La nostra risposta alla condivisibile lettera del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è breve e chiara: noi siamo pronti", dice anche Alfano. "Il lavoro finora svolto dalle forze politiche non è stato vano perché è servito ad avvicinare le posizioni e a creare un atteggiamento consapevole e costruttivo, che è indispensabile presupposto per l'approvazione della nuova legge elettorale" continua il leader del Pdl.
E anche la Lega Nord, con Roberto Maroni, e l'Idv, plaudono alle parole del Capo dello Stato.
Il travagliato iter della riforma - Intanto, nonostante le comuni intenzioni enunciate dai partiti, sono ben 34 le proposte di modifica della legge elettorale all'esame della commissione Affari Costituzionali del Senato. L' obiettivo comune è far fuori l'inviso 'porcellum', ma finora il travagliato iter della riforma è andato avanti a singhiozzo anche per la diffidenza reciproca delle forze di maggioranza, ciascuna sostanzialmente inchiodata sulle proprie posizioni. I nodi da sciogliere sono sempre quelli: ritorno o meno alle preferenze (come vorrebbe l'Udc di Casini, ma che vede contrarissimo il Pd); l'introduzione del premio di maggioranza (sostenuto con forza dal Pdl) e poi di che entità e se da attribuire al partito o all'intera coalizione; la soglia di sbarramento. E anche il presidenzialismo che il partito di Berlusconi mette sul tavolo come condizione per discutere di quel doppio turno fortemente voluto dal partito di Bersani.