Spending review, piano per le tariffe. Monti: non è manovra

Politica
Il premier Mario Monti (Fotogramma)

L’idea del premier: un articolo all’interno del decreto per bloccare i prezzi di luce, gas, acqua e autostrade fino al 2013. Scettico il ministro Passera. In giornata l’incontro con i sindacati per discutere dei tagli alla spesa pubblica

C’è una sorpresa nel decreto sulla spending review che il governo si appresta a presentare martedì 3 luglio alle parti sociali: si tratta di un blocco della tariffe per 18 mesi, fino al 2013. Una boccata d’ossigeno per le famiglie e i privati alle prese con gli aumenti di questi mesi, una batosta per le aziende coinvolte (da Enel ad Autostrade). E infatti nel governo non tutti sono d’accordo. Il piano sarebbe stato proposto dal premier Mario Monti in persona, ma tra gli scettici c’è il ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera, preoccupato per i riflessi che un simile congelamento potrebbe avere sulle compagnie.
In ogni caso, secondo quanto riporta il quotidiano Repubblica, questa novità sarebbe introdotta con un semplice articolo di nove righe contenuto in un decreto. “E’ sospesa fino al 31 dicembre 2013 – reciterebbe l’articolo – l’efficacia delle norme statali che obbligano o autorizzano organi dello Stato o autorità a emanare atti aventi ad oggetto l’adeguamento di diritti, contributi o tariffe a carico di persone fisiche o persone giuridiche in relazione al tasso di inflazione ovvero ad altri meccanismi automatici”.
Interessati, per esempio, luce, gas, acqua, trasporti. Una serie di servizi che proprio in queste ultime settimane sono stati toccati dagli aumenti.

Monti: "Non è una manovra" - "Non si tratta di una nuova manovra di finanza pubblica ma di un'operazione strutturale di spending review", ha detto Monti nell'incontro con gli enti locali.  "Bisogna eliminare gli sprechi, non ridurre i servizi", ha spiegato il premier agli interlocutori aggiunto anche che bisogna "contrapporsi ai tagli lineari, guardando cosa rappresenta una pià alta priorita'".

I sindacati pronti allo sciopero - Il decreto prende corpo e ha già scatenato l'altolà di Pd, Pdl e parti sociali. I democratici non vogliono tagliare la spesa sociale mentre sul corposo dimagrimento della spesa pubblica che il governo va delineando in queste ore il leader Cisl Raffaele Bonanni, in sintonia con Cgil e Uil, minaccia: "Se occorrerà uno sciopero generale lo faremo".
Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, in un'intervista alla Stampa è tornata invece a chiedere una patrimoniale: "I lavoratori hanno già dato, adesso paghino altri. Serve un piano nazionale di rilancio, altrimenti non  si va da nessuna parte".

Monti: “Basta con il tirare a campare” - Ma il premier, con toni anche ruvidi, ha ricordato che i sacrifici di oggi sono figli delle leggerezze di ieri e invita i partii a comportarsi di conseguenza: "Se per decenni – ha detto il premier - si indulge ad assecondare un superficiale 'tiriamo a campare' e a iniettare nella mente dei cittadini la sensazione che un Paese con mille risorse, compreso l'estro, possa non affrontare i seri problemi che altre nazioni hanno preso di petto, forse deve venire il momento in cui si affrontano i problemi". 
Non farlo è un danno non solo per l'economia ma per lo stesso sistema democratico: perché, dice Monti, si dà l'idea che "la democrazia parlamentare non riesce a prendere decisioni di lungo periodo e si finisce per alimentare lo scetticismo dei cittadini verso quello che resta il miglio sistema politico del mondo".

I dubbi dei partiti - Ma i partiti restano ugualmente in allerta sui tagli che non condividono. "Credo che nessuno auspichi l'aumento dell'Iva - ragiona o Bersani (IL VIDEO) - e quindi dobbiamo trovare altre soluzioni, discutendo della spesa della pubblica amministrazione. Ma senza andare a toccare la sostanza e la risposta sociale. Siamo pronti a dare il nostro contributo da partito di governo che rifiuta ogni demagogia, ma che intende riferirsi sempre alla centralità della questione sociale e del lavoro".
Il Pd chiede dunque di non essere mero spettatore. E anche il Pdl non vuole firmare cambiali in bianco sulla spending review. "Il nostro atteggiamento è costruttivo e positivo - apre cauto il capogruppo dei deputati Fabrizio Cicchitto (IL VIDEO) -, ma vogliamo conoscerla prima per poterci riflettere sopra. Vogliamo vedere la qualità e la quantità dell'intervento".
Fli e Udc si schierano invece, come di consueto, con Monti chiedendogli di non farsi condizionare. Dall'Idv arriva intanto la cruda accusa al premier di "far cassa irresponsabilmente sulla pelle dei lavoratori".

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