Lavoro, fiducia anche alla Camera. Voto finale il 27 giugno
PoliticaLa decisione è frutto dell'accordo tra governo e partiti di maggioranza: Pd, Pdl e Udc si sono impegnati a dare il via libera alla riforma prima del summit Ue a patto che l’esecutivo trovi una soluzione soddisfacente sugli esodati e modifichi alcune parti
Il governo chiederà la fiducia alla Camera sulla riforma del mercato del lavoro il 26 giugno mentre il voto finale sul provvedimento arriverà il 27, prima dunque del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno, come auspicato dal premier Mario Monti e da tutto l'esecutivo. La decisione è stata presa giovedì 21 giugno dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Come in Senato, anche alla Camera le fiducie saranno quattro, il disegno di legge è stato infatti spacchettato data la sua corposità. La decisione è frutto dell'accordo tra esecutivo e partiti di maggioranza con il quale Pd, Pdl e Udc si sono impegnati a dare il via libera alla riforma prima del summit Ue a patto che il governo trovi una soluzione soddisfacente sugli esodati e che il testo della riforma venga successivamente modificato in alcune sua parti (in particolare flessibilità in entrata e ammortizzatori).
Nella serata di mercoledì 20 giugno Palazzo Chigi aveva fatto sapere con una nota che il governo aveva chiesto al Parlamento di accelerare l'esame sulla riforma del mercato del lavoro "contenendolo entro tempi compatibili con l'esigenza che la legge sia approvata entro il 27 giugno affinché il Consiglio Europeo del 28 giugno possa prendere atto del varo di questa importante riforma strutturale".
Di contro, l'esecutivo si è impegnato "a risolvere tempestivamente, con appropriate iniziative legislative, altri problemi posti dai gruppi parlamentari: la questione degli esodati e alcuni aspetti della flessibilità in entrata e degli ammortizzatori sociali. Su questi temi il governo sta lavorando anche sulla base delle costruttive proposte provenienti dai gruppi di maggioranza".
Il Pd ha chiesto al governo di rinviare di un anno l'entrata in vigore dei nuovi ammortizzatori sociali a fronte della crisi economica in corso. Il Pdl vuole invece maggiore flessibilità su contratti a termine, partite Iva e apprendistato.
Come in Senato, anche alla Camera le fiducie saranno quattro, il disegno di legge è stato infatti spacchettato data la sua corposità. La decisione è frutto dell'accordo tra esecutivo e partiti di maggioranza con il quale Pd, Pdl e Udc si sono impegnati a dare il via libera alla riforma prima del summit Ue a patto che il governo trovi una soluzione soddisfacente sugli esodati e che il testo della riforma venga successivamente modificato in alcune sua parti (in particolare flessibilità in entrata e ammortizzatori).
Nella serata di mercoledì 20 giugno Palazzo Chigi aveva fatto sapere con una nota che il governo aveva chiesto al Parlamento di accelerare l'esame sulla riforma del mercato del lavoro "contenendolo entro tempi compatibili con l'esigenza che la legge sia approvata entro il 27 giugno affinché il Consiglio Europeo del 28 giugno possa prendere atto del varo di questa importante riforma strutturale".
Di contro, l'esecutivo si è impegnato "a risolvere tempestivamente, con appropriate iniziative legislative, altri problemi posti dai gruppi parlamentari: la questione degli esodati e alcuni aspetti della flessibilità in entrata e degli ammortizzatori sociali. Su questi temi il governo sta lavorando anche sulla base delle costruttive proposte provenienti dai gruppi di maggioranza".
Il Pd ha chiesto al governo di rinviare di un anno l'entrata in vigore dei nuovi ammortizzatori sociali a fronte della crisi economica in corso. Il Pdl vuole invece maggiore flessibilità su contratti a termine, partite Iva e apprendistato.