Spending review, via libera dal Senato

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Testo modificato rispetto a quello uscito da Palazzo Chigi. Governo battuto su un emendamento. Intanto alla Camera procede a singhiozzo il percorso del ddl corruzione. L'esecutivo scivola su un emendamento presentato e ritirato dal Pd, ma votato dall'Idv

Via libera al disegno di legge per la spending review dalle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato. Il governo è andato sotto su un emendamento approvato con i voti di Pd, Lega, Idv e alcuni commissari del Pdl, e ill provvedimento è stato modificato rispetto al testo uscito da Palazzo Chigi. L'emendamento impone al governo di presentare entro il 30 luglio prossimo "un programma per la riorganizzazione" di tutta la "spesa pubblica corrente" e non solo quella riguardante l'acquisto di beni e servizi, oggetto del decreto e del lavoro del commissario Enrico Bondi.

Inoltre il prossimo autunno il governo dovrà presentare dei "disegni di legge collegati alla manovra finanziaria, mediante i quali attuare la riorganizzazione della spesa pubblica". Inoltre la Ragioneria generale dello Stato, in collaborazione con il commissario Bondi, a partire dall'entrata in vigore del decreto, "da' inizio ad un ciclo di 'spending review' mirata alla definizione dei costi standard dei programmi di spesa delle amministrazioni centrali dello Stato". Per le amministrazioni periferiche verranno "proposte specifiche metodologie per quantificare i costi". Inoltre anche le regioni in rosso potranno accedere al sistema di compensazione dei debiti, per la certificazione con le imprese

Intanto procede a singhiozzo anche la votazione del disegno di legge anti-corruzione alla Camera, dove è stata accantonata per contrasti nella maggioranza la norma sulle incompatibilità degli incarichi dirigenziali nella pubblica amministrazione, mentre un emendamento dell'Idv è passato per quattro voti malgrado il parere contrario del governo.

La norma congelata, che sarà probabilmente riformulata e messa ai voti da martedì prossimo, prevede l'impossibilità per un candidato o per un ex parlamentare di ricoprire incarichi dirigenziali nella Pubblica amministrazione se non dopo uno stop di tre anni. Ma quello che ha fatto sussultare diversi parlamentari, soprattutto del Pdl, è l'estensione dell'incompatibilità al caso in cui la persona sia stata semplicemente candidata ad "incarico pubblico elettivo" nei tre anni precedenti, anche se poi non ce l'abbia fatta.

Il governo, rappresentato oggi in aula dal ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, ha acconsentito ad accantonare la misura - che lui stesso aveva proposto - per trovare un compromesso con la maggioranza. Intanto l'aula di Montecitorio ha votato altre parti del ddl che riguardano la prevenzione della corruzione, scivolando solo su un emendamento presentato in prima battuta dal Pd, poi ritirato, ma fatto proprio dall'Idv.

Per 237 voti a favore contro 233 è stata approvata la norma, secondo cui il pubblico impiegato che abbia percepito soldi in maniera indebita sia sottoposto al giudizio sulla responsabilità erariale da parte della Corte dei Conti. La prossima settimana l'esame del ddl entrerà nel vivo con il voto sulla parte penale, proposta dal ministro della Giustizia Paola Severino, che riscrive i reati di corruzione e concussione.

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