Il Cavaliere, a Bruxelles per il vertice del Ppe, commenta il ko ai ballottaggi e le tensioni all’interno del suo partito: “Stiamo ragionando su cosa fare”. Poco prima aveva respinto, insieme ad Alfano, le dimissioni del coordinatore Bondi. IL VIDEO
“Se resto in campo? Questo me lo chiedo anch’io”. E poco dopo: "Escludo la mia ricandidatura a premier". Parola di Silvio Berlusconi che, a Bruxelles per il vertice dei Popolari europei, commenta per la prima volta la sconfitta ai ballottaggi e il caos all’interno del Pdl. L’ex premier attacca anche il quotidiano La Repubblica, che “fa politica ed è un giornale ostile”, e poi a proposito della possibile discesa in campo in politica di Luca Cordero di Montezemolo dice: "Se lo fa, non potrà che stare con i moderati”.
"Stiamo ragionando su cosa fare" - L'ex premier parla anche di Beppe Grillo e dice: "E' figlio dell'antipolitica. E' una bolla che dà un segnale a chi fa politica". I complimenti al leader del movimento Cinque Stelle? "Non ci ho pensato", dice il Cavaliere. E si viene dunque al Pdl, logorato dalle lotte interne e che proprio in giornata ha visto arrivare le dimissioni del coordinatore Sandro Bondi (respinte dallo stesso Berlusconi e dal segretario Angelino Alfano): "Stiamo ragionando su cosa fare", ha risposto Berlusconi. Che poi ha sottolineato come il risultato delle elezioni "non ci ha sorpreso" e ha indicato nella scelta "degli alleati" di andare da soli "l'errore fondamentale" che ha portato al deludente esito del voto per il Pdl.
Alfano: "Vogliono delegittimarci" - "C'è un tentativo chiaro di delegittimare il Pdl e di farlo apparire come un partito che non c'è”, protesta anche il segretario Angelino Alfano, che ribadisce: “Noi invece ci siamo".
Alfano si riferisce a eventuali volontà di azzeramento dei vertici da parte di Silvio Berlusconi. Secondo il segretario è "tutta un'operazione di ricostruzione mediatica", un tentativo di "avvelenamento di pozzi che non avrà assolutamente esito. Noi – continua – abbiamo subito una battuta d'arresto ma qualcuno cerca di spacciarla per scomparsa. Noi continueremo ad essere in campo. Certo non sta vivendo un momento felice nessun partito".
Le dimissioni di Sandro Bondi – Nella mattinata di mercoledì 23 maggio Sandro Bondi, uno dei tre coordinatori del Pdl (gli altri sono Ignazio La Russa e Denis Verdini), ha annunciato le sue dimissioni, respinte poco dopo da Berlusconi e Alfano. In una nota, Bondi spiegava così il suo gesto: "Dopo aver letto tutto ciò che si è detto anche oggi sul Pdl e sulle persone che, come me, in questi anni hanno avuto responsabilità nella gestione del partito, intendo rassegnare le mie dimissioni da coordinatore non perché reputi di avere delle colpe particolari, anzi sono persuaso di avere svolto il mio impegno con assoluta trasparenza, ma soprattutto per sottrarmi ad attacchi e denigrazioni personali che fanno parte della peggiore politica". "Le consegno al Presidente Silvio Berlusconi e al segretario politico Angelino Alfano, fiducioso che essi sapranno compiere le scelte più utili per le idee in cui abbiamo creduto in questi anni e per gli interessi dell'Italia", concludeva la nota.
La sconfitta alle amministrative - Le urne, il primo turno e poi i ballottaggi, hanno segnato una pesante sconfitta per il Pdl, che ha perso in roccaforti come Lucca, Monza, Como. In tutto, da Nord a Sud, il centrodestra amministra dopo queste elezioni 65 comuni in meno.
A Parma, dove ha trionfato il candidato del Movimento 5 Stelle Federico Pizzarotti, il Pdl non ha conquistato nemmeno un seggio. A Palermo soltanto 3, a Genova 4, a L’Aquila soltanto uno.
"Stiamo ragionando su cosa fare" - L'ex premier parla anche di Beppe Grillo e dice: "E' figlio dell'antipolitica. E' una bolla che dà un segnale a chi fa politica". I complimenti al leader del movimento Cinque Stelle? "Non ci ho pensato", dice il Cavaliere. E si viene dunque al Pdl, logorato dalle lotte interne e che proprio in giornata ha visto arrivare le dimissioni del coordinatore Sandro Bondi (respinte dallo stesso Berlusconi e dal segretario Angelino Alfano): "Stiamo ragionando su cosa fare", ha risposto Berlusconi. Che poi ha sottolineato come il risultato delle elezioni "non ci ha sorpreso" e ha indicato nella scelta "degli alleati" di andare da soli "l'errore fondamentale" che ha portato al deludente esito del voto per il Pdl.
Alfano: "Vogliono delegittimarci" - "C'è un tentativo chiaro di delegittimare il Pdl e di farlo apparire come un partito che non c'è”, protesta anche il segretario Angelino Alfano, che ribadisce: “Noi invece ci siamo".
Alfano si riferisce a eventuali volontà di azzeramento dei vertici da parte di Silvio Berlusconi. Secondo il segretario è "tutta un'operazione di ricostruzione mediatica", un tentativo di "avvelenamento di pozzi che non avrà assolutamente esito. Noi – continua – abbiamo subito una battuta d'arresto ma qualcuno cerca di spacciarla per scomparsa. Noi continueremo ad essere in campo. Certo non sta vivendo un momento felice nessun partito".
Le dimissioni di Sandro Bondi – Nella mattinata di mercoledì 23 maggio Sandro Bondi, uno dei tre coordinatori del Pdl (gli altri sono Ignazio La Russa e Denis Verdini), ha annunciato le sue dimissioni, respinte poco dopo da Berlusconi e Alfano. In una nota, Bondi spiegava così il suo gesto: "Dopo aver letto tutto ciò che si è detto anche oggi sul Pdl e sulle persone che, come me, in questi anni hanno avuto responsabilità nella gestione del partito, intendo rassegnare le mie dimissioni da coordinatore non perché reputi di avere delle colpe particolari, anzi sono persuaso di avere svolto il mio impegno con assoluta trasparenza, ma soprattutto per sottrarmi ad attacchi e denigrazioni personali che fanno parte della peggiore politica". "Le consegno al Presidente Silvio Berlusconi e al segretario politico Angelino Alfano, fiducioso che essi sapranno compiere le scelte più utili per le idee in cui abbiamo creduto in questi anni e per gli interessi dell'Italia", concludeva la nota.
La sconfitta alle amministrative - Le urne, il primo turno e poi i ballottaggi, hanno segnato una pesante sconfitta per il Pdl, che ha perso in roccaforti come Lucca, Monza, Como. In tutto, da Nord a Sud, il centrodestra amministra dopo queste elezioni 65 comuni in meno.
A Parma, dove ha trionfato il candidato del Movimento 5 Stelle Federico Pizzarotti, il Pdl non ha conquistato nemmeno un seggio. A Palermo soltanto 3, a Genova 4, a L’Aquila soltanto uno.