A pochi giorni dalle comunali, nuove fibrillazioni nel rapporto del governo con la maggioranza. E' tensione con il Pdl - nonostante un chiarimento - sulla compensazione dei crediti delle imprese: Alfano la invoca, per Monti è "disobbedienza fiscale"
di Serenella Mattera
Sarà l’incombere delle comunali o forse il preludio di una lunghissima campagna elettorale per le prossime politiche. Sarà il tentativo di riguadagnare il centro della scena o l’esaurirsi della spinta alla responsabilità. Comunque sia, a quasi sei mesi dalla nascita del governo Monti, la tregua coi partiti appare ufficialmente infranta. E i toni del dibattito sembrano tornare a livelli di guardia. Per carità, non c’è da temere per la vita dell’esecutivo, assicurano all’unisono ‘Abc’. Ma lo scontro degli ultimi giorni tra il Pdl e il Professore è un campanello d’allarme che neanche i chiarimenti e le rassicurazioni riescono a far tacere.
Alfano vs Monti – Per aiutare le imprese, il segretario del Pdl Angelino Alfano propone la compensazione tra i crediti che esse vantano verso lo Stato e le tasse che dovrebbero pagare. Ma il presidente del Consiglio Mario Monti è contrario e il 30 aprile, in una conferenza stampa in cui usa parole poco tenere verso il governo Berlusconi (“è stata abolita l’Ici sulla prima casa senza valutare le conseguenze”), esprime “sdegno” per chi, avendo governato e proponendosi al governo del Paese, “istiga a non pagare le tasse”. E’ un chiaro riferimento alla disobbedienza fiscale sull’Imu promossa dalla Lega, ma in casa Pdl la leggono anche come una forte critica alla proposta di Alfano.
Apriti cielo. I pidiellini a ranghi serrati prendono di mira il governo. “Se è a rischio la sua tenuta? Dipende dal suo presidente. Noi ci auguriamo di no per senso di responsabilità”, dichiara sibillino il capogruppo Fabrizio Cicchitto. E lo stesso Alfano, incurante del ‘niet’ proveniente da palazzo Chigi, fa sapere che presenterà la sua proposta di legge sulla compensazione dei crediti in Parlamento. Il Pdl, insomma, non ha intenzione di cedere altro terreno, soprattutto alla vigilia di un voto amministrativo nel quale si annuncia un’emorragia di voti. Il primo maggio in un vertice a via dell’Umiltà, cui partecipa via telefono pure Silvio Berlusconi, lo stato maggiore del partito concorda infatti di continuare il pressing sull’esecutivo sul tema della riduzione delle tasse (“L’abolizione dell’Ici? Una scelta giusta che rivendichiamo”, dice il segretario Pdl).
E così la tensione con palazzo Chigi resta. Anche perché il premier non cede. Da un lato, infatti, durante un convegno la sera del 2 maggio chiarisce che lo sdegno espresso due giorni prima non era riferito ad Alfano: “Non ho mai pensato a lui né l’ho menzionato quando ho condannato le incitazioni alla disobbedienza fiscale”. Poi però pochi minuti dopo Monti dichiara che anche la compensazione dei crediti proposta dal segretario del Pdl va considerata come una forma di “disobbedienza fiscale”. Dunque, per il governo proprio non se ne parla.
“Su Alfano - riassume severo il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri - Monti cerca di fare lo spiritoso senza riuscirci. Prendiamo comunque volentieri atto della bugia con cui ha tentato di cancellare l'attacco dei giorni scorsi”.
“Stiano zitti” – Intanto, i democrat osservano sornioni. Perché se sull’articolo 18 era toccato a loro avviare un braccio di ferro con il governo, ora possono puntare il dito contro l’atteggiamento ‘distruttivo’ del Pdl e rivendicare il proprio senso di responsabilità.
“Quando sul tema fiscale sento i miei contendenti dire al governo cosa bisogna fare – tuona Pier Luigi Bersani - mi chiedo: ma dove erano? Noi, che da anni ripetevamo che i conti pubblici non erano a posto, credo che possiamo indicare qualcosa che va o che non va” in quello che fa il governo. “Loro – intima - almeno un giro dovrebbero stare zitti”. Insomma, il segretario del Pd formula tutte le sue perplessità al governo: l’Imu, ad esempio, è “micidiale” e Monti dovrebbe attenuarne gli effetti con una “imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari”. Ma al Pdl Bersani chiede di tacere.
“Siamo ancora nei guai” – “Non si fanno imboscate al governo”, dice sempre Bersani, alludendo al fatto che mercoledì il Pdl al Senato ha votato a favore di un emendamento dell’opposizione. Non si può rischiare di far cadere l'esecutivo, avverte il leader del Pd, perché l'Italia è “ancora nei guai”.
Dunque, “si andrà a votare nella primavera 2013”, secondo Bersani. “Il governo Monti arriverà alla fine legislatura, lo abbiamo detto e lo riconfermiamo”, concorda anche Alfano. Ma ciò non impedisce a pidiellini e democrat di continuare a rinfacciarsi a vicenda una presunta tentazione di voler andare a elezioni anticipate.
Le nostalgie - Pier Ferdinando Casini, intanto, certe fibrillazioni le spiega così: “Alfano e Bersani hanno avuto grande senso di responsabilità sostenendo il governo. Ma ogni tanto soprattutto in campagna elettorale soffrono di qualche nostalgia: Bersani per Prodi e Alfano per Berlusconi”.
Come si metteranno davvero le cose, dunque, lo si capirà probabilmente solo dopo le amministrative, quando sarà il tempo di affrontare le questioni ancora in ‘stand by’: dalla riforma del lavoro, alla legge elettorale. A quel punto, tutti i partiti dovranno scoprire le loro carte.
Sarà l’incombere delle comunali o forse il preludio di una lunghissima campagna elettorale per le prossime politiche. Sarà il tentativo di riguadagnare il centro della scena o l’esaurirsi della spinta alla responsabilità. Comunque sia, a quasi sei mesi dalla nascita del governo Monti, la tregua coi partiti appare ufficialmente infranta. E i toni del dibattito sembrano tornare a livelli di guardia. Per carità, non c’è da temere per la vita dell’esecutivo, assicurano all’unisono ‘Abc’. Ma lo scontro degli ultimi giorni tra il Pdl e il Professore è un campanello d’allarme che neanche i chiarimenti e le rassicurazioni riescono a far tacere.
Alfano vs Monti – Per aiutare le imprese, il segretario del Pdl Angelino Alfano propone la compensazione tra i crediti che esse vantano verso lo Stato e le tasse che dovrebbero pagare. Ma il presidente del Consiglio Mario Monti è contrario e il 30 aprile, in una conferenza stampa in cui usa parole poco tenere verso il governo Berlusconi (“è stata abolita l’Ici sulla prima casa senza valutare le conseguenze”), esprime “sdegno” per chi, avendo governato e proponendosi al governo del Paese, “istiga a non pagare le tasse”. E’ un chiaro riferimento alla disobbedienza fiscale sull’Imu promossa dalla Lega, ma in casa Pdl la leggono anche come una forte critica alla proposta di Alfano.
Apriti cielo. I pidiellini a ranghi serrati prendono di mira il governo. “Se è a rischio la sua tenuta? Dipende dal suo presidente. Noi ci auguriamo di no per senso di responsabilità”, dichiara sibillino il capogruppo Fabrizio Cicchitto. E lo stesso Alfano, incurante del ‘niet’ proveniente da palazzo Chigi, fa sapere che presenterà la sua proposta di legge sulla compensazione dei crediti in Parlamento. Il Pdl, insomma, non ha intenzione di cedere altro terreno, soprattutto alla vigilia di un voto amministrativo nel quale si annuncia un’emorragia di voti. Il primo maggio in un vertice a via dell’Umiltà, cui partecipa via telefono pure Silvio Berlusconi, lo stato maggiore del partito concorda infatti di continuare il pressing sull’esecutivo sul tema della riduzione delle tasse (“L’abolizione dell’Ici? Una scelta giusta che rivendichiamo”, dice il segretario Pdl).
E così la tensione con palazzo Chigi resta. Anche perché il premier non cede. Da un lato, infatti, durante un convegno la sera del 2 maggio chiarisce che lo sdegno espresso due giorni prima non era riferito ad Alfano: “Non ho mai pensato a lui né l’ho menzionato quando ho condannato le incitazioni alla disobbedienza fiscale”. Poi però pochi minuti dopo Monti dichiara che anche la compensazione dei crediti proposta dal segretario del Pdl va considerata come una forma di “disobbedienza fiscale”. Dunque, per il governo proprio non se ne parla.
“Su Alfano - riassume severo il capogruppo Pdl Maurizio Gasparri - Monti cerca di fare lo spiritoso senza riuscirci. Prendiamo comunque volentieri atto della bugia con cui ha tentato di cancellare l'attacco dei giorni scorsi”.
“Stiano zitti” – Intanto, i democrat osservano sornioni. Perché se sull’articolo 18 era toccato a loro avviare un braccio di ferro con il governo, ora possono puntare il dito contro l’atteggiamento ‘distruttivo’ del Pdl e rivendicare il proprio senso di responsabilità.
“Quando sul tema fiscale sento i miei contendenti dire al governo cosa bisogna fare – tuona Pier Luigi Bersani - mi chiedo: ma dove erano? Noi, che da anni ripetevamo che i conti pubblici non erano a posto, credo che possiamo indicare qualcosa che va o che non va” in quello che fa il governo. “Loro – intima - almeno un giro dovrebbero stare zitti”. Insomma, il segretario del Pd formula tutte le sue perplessità al governo: l’Imu, ad esempio, è “micidiale” e Monti dovrebbe attenuarne gli effetti con una “imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari”. Ma al Pdl Bersani chiede di tacere.
“Siamo ancora nei guai” – “Non si fanno imboscate al governo”, dice sempre Bersani, alludendo al fatto che mercoledì il Pdl al Senato ha votato a favore di un emendamento dell’opposizione. Non si può rischiare di far cadere l'esecutivo, avverte il leader del Pd, perché l'Italia è “ancora nei guai”.
Dunque, “si andrà a votare nella primavera 2013”, secondo Bersani. “Il governo Monti arriverà alla fine legislatura, lo abbiamo detto e lo riconfermiamo”, concorda anche Alfano. Ma ciò non impedisce a pidiellini e democrat di continuare a rinfacciarsi a vicenda una presunta tentazione di voler andare a elezioni anticipate.
Le nostalgie - Pier Ferdinando Casini, intanto, certe fibrillazioni le spiega così: “Alfano e Bersani hanno avuto grande senso di responsabilità sostenendo il governo. Ma ogni tanto soprattutto in campagna elettorale soffrono di qualche nostalgia: Bersani per Prodi e Alfano per Berlusconi”.
Come si metteranno davvero le cose, dunque, lo si capirà probabilmente solo dopo le amministrative, quando sarà il tempo di affrontare le questioni ancora in ‘stand by’: dalla riforma del lavoro, alla legge elettorale. A quel punto, tutti i partiti dovranno scoprire le loro carte.