Lega: tra sospetti e dossier, è l'ora dei veleni

Politica

Da partito granitico a campo di battaglia di un conflitto interno senza esclusione di colpi. Tanto che qualcuno scherza: "A pranzo mi porto l'assaggiatore...". Bossi a SkyTG24: "Voglio fare un accordo con Maroni"

“Una volta eravamo tutti uniti. Oggi sembriamo un covo di vipere”. Una volta, come ricorda Francesco Speroni, la Lega Nord dava un’immagine di sé granitica. Niente voci fuori dal coro, litigi o differenziazioni in favore di telecamera, poche sbavature rispetto alla linea dettata da Umberto Bossi. Oggi, uno scontro interno senza esclusione di colpi. Alimentato ogni giorno dalle inchieste giudiziarie, dalle notizie su diamanti e lingotti, soldi spesi per la ‘family’ Bossi e case pagate dal partito. Ma non solo. Ci sono anche il dossieraggio ai danni di Roberto Maroni e la denuncia del ‘maroniano’ Gianluca Pini sulle spese del ‘bossiano’ Marco Reguzzoni, a dare l’impressione che le “pulizie di primavera” avviate per liberare il Carroccio da chi all’ombra del partito ha lucrato, si siano trasformate nell’ora dei sospetti e dei veleni. Il Senatur ripete a gran voce di non essere mai stato messo al corrente di un fascicolo sull'eterno delfino e a SkyTG24 dice: "Voglio fare un accordo a Maroni". Intanto, però, il vertice previsto per il 19 aprile e poi rimandato al 20 è saltato ancora. Ufficilamente, per motivi elettorali.

I veleni – “Ormai quando vado a pranzo mi porto l’assaggiatore…”, dice ai cronisti in Transatlantico alla Camera il leghista lombardo Jonny Crosio. E la sua è una battuta, naturalmente. “Spero che il cinematografo finisca presto: è solo un film”, si lamenta Bossi. Ma la tensione tra le fila del Carroccio è palpabile.
Perché, non bastassero le notizie sulle inchieste giudiziarie, ci si mettono anche le accuse reciproche. Non più governate nelle segrete stanze di via Bellerio, ma risolte in pubblico. Con uno scontro tra ‘fazioni’ interne non più celato. Tant’è che appaiono lontani i tempi in cui (era il giugno 2011) Maroni relegava nella categoria delle sciocchezze giornalistiche l’esistenza dei ‘maroniti o maroniani’: “Non esistono, esistono solo i leghisti e la Lega”. E Bossi dall’altro lato assolutamente negava (come continua a fare) l’esistenza di un “cerchio magico” di suoi fedelissimi.
Nei mesi della fine del governo Berlusconi l’immagine coriacea della compagine padana aveva iniziato a scricchiolare, con l’emergere dei dissidi interni. Ma sono state le inchieste giudiziarie a dare la stura a uno scontro in campo aperto. “Sono solo tre o quattro che si agitano, gente che in altri tempi non sarebbe andata da nessuna parte e ora si trova si giornali e le tv”, minimizza Speroni intervistato a La Zanzara, su Radio 24. Ma anche lui ammette che la Lega sembra essere diventata “un covo di vipere”.

I sospetti – “Quando scopro che il mio ex capogruppo ha speso in un anno 90mila euro con la carta di credito del gruppo, qualcuno mi deve giustificare come cavolo son stati spesi”, dice in tv il romagnolo ‘maroniano’ Pini. Ed è chiaro che ce l’ha col ‘cerchista’ Reguzzoni. Si leva allora l’allarme nelle stanze del gruppo alla Camera e viene diramata una nota che invita all’unità, perché “incaute e non documentate rischiano di fare il gioco dei nostri detrattoti”. Ma interviene anche fisicamente l’attuale capogruppo Gianpaolo Dozzo, per riportare l’ordine. E appena vede Pini a Montecitorio, incurante della presenza dei cronisti, lo affronta a muso duro: “Ma che cazzo hai fatto?”. Mentre Manuela Dal Lago, uno dei ‘triumviri’, si lascia sfuggire che Pini “è una testa di cazzo…”. E Reguzzoni interviene con una nota, cui allega il saldo del gruppo nel giorno delle sue dimissioni (poco più di due milioni): “La gestione dei soldi del gruppo alla Camera è stata sempre virtuosa - afferma - Mi spiace che Pini per soddisfare un suo rancore personale voglia sollevare il mio nome che non è mai stato coinvolto in nulla di quello che sta accadendo in questi giorni”.
Ma se in questo modo l'incidente è apparentemente chiuso, le parole di Pini sembrano in realtà approfondire il solco tra ‘maroniani’ e ‘cerchisti’. Tanto che questi ultimi sarebbero arrivati sul punto di non escludere l'ipotesi di lasciare il gruppo in segno di protesta. Così come fatto al Senato dal vice-capogruppo Lorenzo Bodega per solidarietà con Rosy Mauro (che a sua volta si definisce "capro espiatorio").

I dossier – Intanto Maroni è furibondo per il presunto dossier su di lui ad opera del tesoriere Francesco Belsito. “Sono stato accusato io di fare dossier e complotti, ma invece emerge che è il contrario”, ha detto in pubblico. Belsito “ne pagherà le conseguenze, tanto i diamanti ce li ha…”, ha scritto su Facebook, sotto a una vignetta che mette a confronto l’ex tesoriere della Lega con Al Capone.
Bossi sapeva? “No”, risponde lo stesso Senatur, che dice di sperare che “altri dossier non ce ne siano”. "Se fosse vero che è stata fatta attività di dossieraggio sarebbe vomitevole", dice Luca Zaia. E denuncia che è "partita la macchina del fango". Mentre la stagione dei veleni interni, sembra destinata a proseguire.

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