Restituzione ai cittadini della scelta dei rappresentanti, nessun obbligo di coalizione e soglia di sbarramento. Sono questi i punti principali su cui Pd, Pdl e Terzo Polo intendono dare il via alla riforma. Accordo anche sulla riduzione dei parlamentari
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Per ora è solo una bozza, ma intorno alla proposta di nuova legge elettorale, sembrano convergere le migliori intenzioni di Pd, Pdl e Terzo Polo. Giorgio Napolitano ha dato la sua "benedizione" e Renato Schifani (l'iter della riforma inizierà proprio al Senato) ha già assicurato "concrete ipotesi di organizzazione" per gestire l'enorme mole di lavoro e lui stesso vigilerà sui tempi.
L'accordo su un più ampio progetto di riforma prevede anche la riduzione del numero dei parlamentari: da 630 a 500 i deputati, da 316 a 250 i senatori. E poi ci sarà la revisione dell'età per l'elettorato attivo e passivo, il rafforzamento dell'esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento, l'avvio del superamento del bicameralismo perfetto.
Quanto alla legge elettorale, il modello verso il quale ci si muove è, secondo La Russa, un "tedesco bipolarizzato". I principi concordati sono infatti: la restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari (nei collegi, senza un ritorno alle preferenze), un sistema non più fondato sull'obbligo di coalizione, una soglia di sbarramento, il diritto di tribuna e l'indicazione del candidato premier (per "costituzionalizzare il lodo Napolitano, evitando che chi vince le elezioni vada all'opposizione", dice Quagliariello).
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