Bersani a Monti: "I tecnici a rischio come i politici"

Politica
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani

Il segretario del Pd risponde al premier e avverte: "Sotto la pelle del paese ce n'è abbastanza per prendere a cazzotti tutti quanti". E sulla riforma del mercato del lavoro osserva: "Sui licenziamenti rischi di incostituzionalità"

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(in fondo all'articolo tutti i video sulla riforma del mercato del lavoro)

Non si nasconde Pier Luigi Bersani di fronte alla sfida che Mario Monti ha voluto lanciare alla politica italiana. "Il governo ha un alto consenso, i partiti no" ha detto il professore della Bocconi dal Giappone e da Lisbona, dove si trova per degli incontri politici, arriva pronta la risposta del segretario dei democratici. "O politici e tecnici convincono insieme il paese o sotto la pelle del paese ce ne è abbastanza per prendere a cazzotti politici e tecnici" dice Bersani, definendo poi "stucchevole" il dibattito tra politica e tecnica. E' come "il battibecco tra i polli di Renzo". "Quando sento la parola partiti - spiega Bersani - non mi trovo. Io ho un nome e un cognome e mi chiamo Pd e sto cercando, correndo rischi seri, di collegare il sostegno al governo con la sensibilità verso un paese ammaccato e profondamente segnato dalla crisi e dagli effetti delle politiche di risanamento". La gente, ribatte Bersani, "viene da noi, io sono fermato per strada e mi si chiede conto dell'azione di governo".

Bersani: "Licenziamenti a rischio incostituzionalità" - Sempre rispondendo a Monti sulla riforma del mercato del lavoro, Bersani entra nel merito del provvedimento e non crede che "non si assuma perché non si licenzia abbastanza". "Se guardo le statistiche - sostiene il segretario del Pd - si vede che in Italia il distaccamento dal lavoro è più semplice che altrove, come ad esempio in Spagna. Non serve drammatizzare, ne discuteremo in Parlamento come successo per gli altri provvedimenti".
Inoltre, il segretario del Pd avanza il sospetto di incostituzionalità per quanto riguarda i licenziamenti per motivi economici. "Non sono un costituzionalista ma credo che chiunque veda che un problema di costituzionalità c'è. Serve attenzione su come fanno le norme e una correzione in Parlamento". "Non conosciamo ancora le norme - aggiunge poi il leader del Pd - e quindi il dibattito e' assurdo. Quando arriveranno le norme ne discuteremo con chiarezza ma il metodo è che qualsiasi norma arriva in Parlamento si valuta ed eventualmente si corregge".

Bersani: "Non facciamo come gli Usa"
- Non chiude però rispetto all'ipotesi di modifiche alla legislazione attuale. Sull'articolo 18 dice: "Cerchiamo di essere ragionevoli, ora sull'articolo 18 abbiamo norme che ci differenziano da paesi europei come la Germania e la Danimarca che vengono ritenuti i migliori nel mercato del lavoro. Andiamo verso questi paesi e non facciamo come gli Stati Uniti. Su questa posizione ragionevole intendiamo discutere in Parlamento". E sulle questioni economiche conclude che "da questi colloqui ricavo un metodo per l'Europa: o ci salviamo insieme o non si salva nessuno perché rischiamo, se non facciamo correzioni di cadere in un meccanismo di avvitamento tra risanamento e recessione".

La riforma elettorale
- Sulla riforma elettorale Bersani si dice fiducioso, "ma non posso dire che il percorso sia sicuro non tanto per quanto riguarda il Pd che ha un dibattito trasparente ma sul fatto che tutti abbiano intenzione di cambiare la legge elettorale". "Ciascuno deve uscire - sostiene - dalle convinzioni profonde altrimenti ci teniamo questa legge elettorale". Quanto al fatto che il nuovo modello penalizzi soprattutto il Pd, replica: "siamo generosi ma non così tanto, e poi le leggi elettorali non si fanno da soli ma discutendo con gli altri".

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