Bossi: "Berlusconi sta con Monti perché è stato assolto"

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Il leader della Lega Nord attacca l’ex alleato paragonandolo a Mussolini. E da una fiaccolata a Monza “minaccia” il premier: “Se non ci ascolta, facciamo saltare il suo scranno”. Calderoli: “A volte l’evasione fiscale è legittima difesa”. GUARDA IL VIDEO

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Parola d'ordine: da soli e contro tutti. La Lega è tornata in piazza, con le fiaccole, contro il governo di Mario Monti, definito questa sera a Monza "il grande traditore del nord" da Umberto Bossi, prima che al suo fianco Roberto Calderoli giustificasse l'evasione fiscale come "legittima difesa" quando le tasse sono al 50% e oltre. Ma è anche, e forse soprattutto, contro l'ex alleato Silvio Berlusconi che nella pancia leghista ribollono i pensieri peggiori, dopo la rottura di qualche mese fa e le distanze che di giorno in giorno si fanno sempre più marcate in quello che fu l'asse del nord.

Bossi ha attaccato Berlusconi, azionista di maggioranza del governo tecnico, che aveva criticato la "dispersione" del voto degli italiani verso partiti come appunto la Lega: "Quel ragionamento lì, prima di lui, lo aveva fatto Mussolini, di fare l'accordo fra le forze maggiori e cancellare le forze minori. Però - si è detto certo il leader della Lega - sono cose che non portano da nessuna parte" (guarda il video in alto).
Ma perché il Cavaliere ha rafforzato il suo appoggio a Monti? "Perché è stato assolto in Tribunale - ha ricordato, Bossi, la sentenza per prescrizione nel processo Mills -. Prima era un delinquente e poi improvvisamente è stato assolto...".

Per la fiaccolata anti-Monti, il Carroccio ha scelto Monza, principale comune della Lombardia in cui un sindaco leghista, Marco Mariani, dovrebbe giocarsi un secondo mandato in solitaria, senza l'alleanza con il Pdl, come confermato ancora oggi sia da Bossi sia da Calderoli. Davanti ai militanti, in una piazza del Duomo non particolarmente affollata, è stato comunque il governo Monti il bersaglio grosso, tanto da essere accusato da Bossi persino del trasferimento del boss Riina Jr a Padova, in regime di sorveglianza speciale. "E' un attentato contro il nord - ha tuonato il Senatur dal palco - che il nord dovrebbe punire con la pena di morte per le conseguenze che la decisione avra' nella nostra societa'. Non ci faremo invadere ancora una volta dalla mafia".

Toni da minaccia, quelli di Bossi. Come quelli, certo non meno duri, rivolti subito dopo al capo del governo: "Davanti a leggi inique, come quella sulle pensioni, noi interveniamo usando la piazza come forza. Se Monti non ci ascolta, portiamo giù centinaia di migliaia di persone a Roma e gli facciamo saltare il suo scranno". Perché, ha concluso, il Professore è il campione "dell'antifederalismo", e in questo anche Berlusconi "lo sta appoggiando".

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