Cgil, Cisl e Uil, per la prima volta dopo tre anni, hanno riunito le segreterei per lanciare un avviso a Monti: "E' ora di cambiare politica economica". E sull'articolo 18 ribadiscono: "E' un tema che non esiste"
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(In fondo all'articolo tutti i video sulla crisi economica)
La gravità della crisi impone "un cambiamento nella politica economica del Governo" che, dopo il rigore della manovra di dicembre, "è chiamato ora a mettere in atto politiche che favoriscano la crescita, il lavoro, l'equità sociale e fiscale". Un pressing firmato Cgil, Cisl e Uil, che hanno riunito le segreterie unitarie per la prima volta dopo più di tre anni (da maggio 2008), e hanno condiviso il documento base su cui chiedono un confronto ampio. Con prime proposte dettagliate su riforma del lavoro, pensioni, liberalizzazioni. Insistendo per una riforma fiscale. E senza lasciare spazi al nodo dell'articolo 18. "Abbiamo già detto che se il governo vuole introdurre questo argomento vuol dire che non vuole il confronto con i sindacati. Per noi il confronto si apre sulle proposte che facciamo", dice la leader della Cgil Susanna Camusso: "Il tema dell'articolo 18 non c'è, non lo consideriamo risolutivo per i problemi che presentiamo".
Dal fronte delle imprese la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sottolinea che gli industriali andranno al tavolo "senza ideologie e senza dire dei no prima di sedersi", e che si aspetta che i sindacati facciano la stessa cosa. Secca la replica di Susanna Camusso: Marcegaglia "parlerà per sé". Sulla stessa linea Cisl e Uil.
"E' fuorviante insistere su questo tema, è imbarazzante", dice Raffaele Bonanni, che parla di "aree di ideologismo che fanno male al Paese", e sottolinea il diverso spirito con cui i sindacati hanno cercato una piattaforma comune: "Le nostre sono proposte che evitano di far litigare il sociale e la politica. Abbiamo cercato tutti gli strumenti che siano efficaci ma che non creano problemi a nessuno".
"E' una rappresentazione falsa", aggiunge Luigi Angeletti, dire "che i sindacati vogliono mettere pregiudiziali e Confindustria no. Nessuno pensi che non avere pregiudiziali significhi dover dare ragione agli altri. Noi abbiamo delle idee, e abbiamo spiegato centinaia di volte che intervenire sull'articolo 18 non sarebbe d'aiuto". Al governo i sindacati chiedono di aprire un confronto che vada oltre la riforma del lavoro su cui hanno informalmente già incontrato il ministro Elsa Fornero: chiedono di inquadrarla nel contesto più ampio delle misure per sostenere la crescita l'occupazione, di discutere anche del dossier liberalizzazioni, e di equità, a partire dalle pensioni sul fronte sociale e da una riforma fiscale che alleggerisca lavoratori, pensionati e famiglie andando a toccare i patrimoni. "Il confronto con le parti sociali non è una perdita di tempo", incalza Angeletti. Mentre Susanna Camusso sottolinea che "non c'è una soluzione al tema della crescita senza occupazione, e non si possono affrontare i nodi dell'occupazione solo con gli strumenti della riforma del lavoro". E sul fisco Raffaele Bonanni avverte: "Vogliamo un confronto serrato. Vedrete cosa succederà per le strade dell'Italia tra qualche mese, quando ognuno potrà fare i conti di cosa ci perde" dopo l'ultima manovra. Piena sintonia tra Cgil, Cisl e Uil - sottolineano i tre leader - anche sul percorso per portare avanti l'intesa del 28 giugno. Ora la convocazione del governo a un tavolo è attesa a breve. Ma "non abbiamo idea di quando saremo convocati", chiarisce Angeletti. "Ci hanno detto che un incontro è imminente, aspettiamo", spiega Bonanni.
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