Liberalizzazioni, Pdl e Pd fissano i paletti

Politica

Il partito del Cavaliere avverte: "Monti ha già sconfinato, d'ora in poi ci deve consultare". E su tassisti e farmacisti mette le mani avanti: "Prima bisogna sentire le categorie professionali". Ma Bersani rilancia: "Mi stupirei di passi indietro"

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E' un braccio di ferro strisciante quello tra Pdl e Pd sulle liberalizzazioni, con il governo di fronte a spinte contrapposte. Da una parte, il Popolo della libertà pone paletti, chiede concertazione, suggerisce cautela. Dall'altra il Partito democratico mette in guardia da marce indietro e dalla tentazione di stravolgere strumentalmente la scaletta delle priorità facendo leva sulla protesta delle categorie interessate. Nessun sì a scatola chiusa è la linea del Pdl che ha posto le sue condizioni al governo: innanzitutto si proceda come per la riforma del mercato del lavoro consultando le parti interessate. Dopodiché, il premier Mario Monti prima di portare in Cdm qualsiasi provvedimento in materia deve consultare preventivamente il partito di via dell'Umiltà. Infine, l'esecutivo non deve procedere con interventi punitivi che colpiscano solo determinate categorie da trasformare in "vittime sacrificali". E non ultima, l'intenzione di sottoporre a premier e ministri competenti un pacchetto di proposte targato Pdl, in cui si chiede una riforma organica senza decreti andare avanti attraverso provvedimenti d'urgenza e in più tranche.

Pdl: "Da Monti già troppi sconfinamenti" - Per il Pdl, infatti, quella delle liberalizzazioni deve essere una riforma complessiva che miri soprattutto a scardinare gli attuali monopoli. Oggi il segretario Angelino Alfano ha avviato i tavoli interni del partito: sull'Ue, riforma elettorale, mercato del lavoro e liberalizzazioni. Questa sera, poi, toccherà a Silvio Berlusconi fare il punto con lo stato maggiore del Pdl. Ma la strada è già segnata e il Pdl non ha nessuna intenzione di farsi mettere all'angolo: l'obiettivo, al contrario, è riprendere le fila dell'iniziativa politica e contribuire a dettare l'agenda al governo. Mettendo ben in chiaro che già "sono avvenuti alcuni sconfinamenti" rispetto al mandato specifico affidato a Monti e il partito non accetterà ulteriori deroghe al programma. "Il professor Monti dovrà confrontarsi e dovrà tenere conto nell'interesse di cittadini, imprese e lavoratori" delle proposte del Pdl, ha avvertito l'ex ministro Anna Maria Bernini.

Cicchitto: "Per le liberalizzazioni sentire le categorie" - Chiaro anche il messaggio del capogruppo e vice capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto e Osvaldo Napoli. Per il primo "si deve seguire per le liberalizzazioni la stessa metodologia che il governo sta seguendo per la riforma del mercato del lavoro", mentre il secondo ha suggerito al governo "di usare un metodo meno spettacolare di quello usato dall'agenzia delle entrate per gli accertamenti fatti a Cortina d'Ampezzo. Mettere in un unico calderone farmacisti, trasporto locale, notai, servizi locali serve solo a fare 'ammuina'". Per Antonio Leone "occorre la massima consultazione con i partiti". E hanno preannunciato battaglia Amedeo Laboccetta e Manlio Contento: il Pdl ha il dovere "di chiedere al governo di avviare un confronto serio e produttivo con le categorie e gli ordini professionali", hanno detto. Se così non fosse, "ci troveremmo di fronte a una situazione inaccettabile che combatteremo nelle sedi istituzionali e nelle piazze".

Bersani: "Mi stupirei se ci fossero passi indietro" - Ad allarmare il Pd, invece, sono stati sia l'annuncio di Corrado Passera di un decreto al mese sia il fondo del Giornale in difesa di farmacie e taxi. "Dopo le affermazioni che ho sentito dal governo è chiaro che mi stupirei se ci fossero dei passi indietro sulle liberalizzazioni", ha chiarito Pier Luigi Bersani. "Ci vogliono determinazione, coraggio e razionalità. Le liberalizzazioni non devono essere fatte per punire qualcuno, ma per dare ampie possibilità di occupazione e di crescita", ha insistito. E a rendere espliciti i timori che hanno fatto scattare 'l'avviso ai naviganti' è stato Francesco Boccia. "Sulle liberalizzazioni il metodo di fare un dl al mese è sbagliato, vanno fatte subito tutte insieme", ha avvertito. Allo stesso tempo, "non bisogna utilizzare la protesta di tassisti e farmacisti per evitare di fare le liberalizzazioni: bisogna andare avanti con il metodo del 'tutto subito' e procedere con i capitoli di gas, benzina, energia, assicurazioni, banche, trasporti e transazioni". Alla fine, ma solo alla fine della lista arrivano anche "notai, tassisti e farmacie", ha assicurato.

Ancora aperto il capitolo lavoro - Resta sul tavolo poi anche il nodo della riforma del mercato del lavoro. Il Pd si avvia a mettere nero su bianco una posizione unitaria che prevede la creazione di un contratto di ingresso prevalente, fermo restando l'applicazione dell'articolo 18. Una linea condivisa da parte del Pdl. "E' una follia toccare l'articolo 18", ha tagliato corto Gianni Alemanno. Tema questo su cui il governo ha invece un'idea diversa: "Sull'articolo 18, c'e' un elemento di divisione di carattere ideologico", ha ribadito anche oggi il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo.

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