Tanti i nomi in ballo, quasi tutti di accademici e universitari. Per gli esteri si ipotizza Giuliano Amato, mentre all'economia potrebbe andare Guido Gabellini, rettore della Bocconi. Poche le ipotesi femminili
LA DIRETTA DI SKYTG24
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Reazioni e approfondimenti: Bersani: Via Berlusconi non vanno via i problemi - Il dito medio di Formigoni - Le richieste del Pdl per votare Monti - Napolitano e la crisi - La situazione economica - Standing ovation del Pdl per Berlusconi - Cosa prevede la legge di stabilità - Il premier tra appalusi e fischi
Altre foto: Da Berlusconi a Monti: le tappe della crisi
La satira: Gli Sgommati - Sora Cesira - Crozza
(in fondo all'articolo tutti i video sulla caduta del Governo)
Dodici ministri, tutti tecnici. La squadra di governo di Mario Monti non è ancora completa, ma lo schema sembra ormai assodato. Verrà rispettata alla lettera la legge Bassanini (12 dicasteri con portafoglio e un numero limitato di sottosegretari: c'è chi dice una ventina). E la politica resterà fuori dalle poltrone che contano. Ma qualche nodo ancora resta. Gianni Letta, fortemente voluto da Berlusconi, sembra che non entrerà nella nuova squadra. Dopo un complicato tira e molla ha annunciato lui stesso al presidente della Repubblica che farà un passo indietro per "senso dello Stato e di responsabilità" e per evitare di costituire un "problema o un ostacolo". Poi le donne: cercasi 'ministre' disperatamente.
L'incarico verrà conferito nella serata di domenica, ma la squadra potrebbe essere presentata da Monti anche subito. Intanto, nella lista che va consolidandosi, spiccano alcuni nomi. Un ministero chiave come l'Economia potrebbe andare a Guido Tabellini, rettore della Bocconi. Allo Sviluppo Economico, in pole position è un altro bocconiano, Carlo Secchi. Giuliano Amato, politico vicino al Pd ma per il profilo considerato un 'tecnico', potrebbe tornare alla poltrona di ministro dell'Interno, che già ricoprì nell'ultimo governo Prodi. Ma potrebbe anche essere designato per la Farnesina, visto il prestigio internazionale. In alternativa, agli Esteri potrebbe essere indicato il diplomatico Giampiero Massolo, attualmente segretario generale del Ministero.
Favori bipartisan sembra incontrare l'ipotesi che al Welfare vada Carlo Dell'Aringa, docente dell'università Cattolica e amico di Marco Biagi, ma gradito anche alla Cgil. Piace anche Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica, all'Istruzione. Alla Giustizia, ministero che Berlusconi avrebbe voluto conservare a Nitto Palma, dovrebbe invece andare Cesare Mirabelli (già membro di Csm e Consulta). Ma in alternativa si fanno i nomi di Ugo De Siervo o Piero Alberto Capotosti. Alla Difesa il nome del generale Rolando Mosca Moschini (attualmente consigliere militare del Quirinale) appare più forte rispetto a quello dell'ex capo di Stato maggiore Vincenzo Camporini. Al ministero dell'Agricoltura potrebbe invece approdare Federico Vecchioni, ex presidente di Confagricoltura, considerato vicino a Luca Cordero di Montezemolo. Alle Infrastrutture il nome di Lanfranco Senn, docente della Bocconi e presidente di Metropolitana Milanese spa, sembra eclissare l'ipotesi Rocco Sabelli (ad Alitalia).
Incognite ancora sulla poltrona dell'Ambiente e della Cultura. Per quest'ultima si fa il nome di Paolo Baratta, che però ha dichiarato di voler restare presidente della Biennale. Un posto da sottosegretario alla presidenza del Consiglio dovrebbe avere Enzo Moavero, già capo di gabinetto di Monti. Un grosso nodo resta la presenza femminile: si è parlato insistentemente in questi giorni di Emma Bonino, ma la figura appare ad alcuni troppo 'politica'. Dunque, raccontano, Monti sarebbe ancora alla ricerca di personalità 'rosa'. Insomma, fino all'ultimo il 'totonomi' continuera' a impazzare. Per i dicasteri economici, per dire, ancora non sono del tutto archiviate le ipotesi Saccomanni, Bini Smaghi o anche Grilli. Mentre per lo Sviluppo circolano i nomi di Catricalà, Gnudi, Giovannini (Istat) o anche Emma Marcegaglia. Per il Welfare si citano sindacalisti (ma Bonanni si è tirato indietro) o figure come Nicola Rossi e Piero Ichino. Andrea Riccardi o Francesco Profumo vengono tirati in ballo per l'Istruzione.
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Dodici ministri, tutti tecnici. La squadra di governo di Mario Monti non è ancora completa, ma lo schema sembra ormai assodato. Verrà rispettata alla lettera la legge Bassanini (12 dicasteri con portafoglio e un numero limitato di sottosegretari: c'è chi dice una ventina). E la politica resterà fuori dalle poltrone che contano. Ma qualche nodo ancora resta. Gianni Letta, fortemente voluto da Berlusconi, sembra che non entrerà nella nuova squadra. Dopo un complicato tira e molla ha annunciato lui stesso al presidente della Repubblica che farà un passo indietro per "senso dello Stato e di responsabilità" e per evitare di costituire un "problema o un ostacolo". Poi le donne: cercasi 'ministre' disperatamente.
L'incarico verrà conferito nella serata di domenica, ma la squadra potrebbe essere presentata da Monti anche subito. Intanto, nella lista che va consolidandosi, spiccano alcuni nomi. Un ministero chiave come l'Economia potrebbe andare a Guido Tabellini, rettore della Bocconi. Allo Sviluppo Economico, in pole position è un altro bocconiano, Carlo Secchi. Giuliano Amato, politico vicino al Pd ma per il profilo considerato un 'tecnico', potrebbe tornare alla poltrona di ministro dell'Interno, che già ricoprì nell'ultimo governo Prodi. Ma potrebbe anche essere designato per la Farnesina, visto il prestigio internazionale. In alternativa, agli Esteri potrebbe essere indicato il diplomatico Giampiero Massolo, attualmente segretario generale del Ministero.
Favori bipartisan sembra incontrare l'ipotesi che al Welfare vada Carlo Dell'Aringa, docente dell'università Cattolica e amico di Marco Biagi, ma gradito anche alla Cgil. Piace anche Lorenzo Ornaghi, rettore della Cattolica, all'Istruzione. Alla Giustizia, ministero che Berlusconi avrebbe voluto conservare a Nitto Palma, dovrebbe invece andare Cesare Mirabelli (già membro di Csm e Consulta). Ma in alternativa si fanno i nomi di Ugo De Siervo o Piero Alberto Capotosti. Alla Difesa il nome del generale Rolando Mosca Moschini (attualmente consigliere militare del Quirinale) appare più forte rispetto a quello dell'ex capo di Stato maggiore Vincenzo Camporini. Al ministero dell'Agricoltura potrebbe invece approdare Federico Vecchioni, ex presidente di Confagricoltura, considerato vicino a Luca Cordero di Montezemolo. Alle Infrastrutture il nome di Lanfranco Senn, docente della Bocconi e presidente di Metropolitana Milanese spa, sembra eclissare l'ipotesi Rocco Sabelli (ad Alitalia).
Incognite ancora sulla poltrona dell'Ambiente e della Cultura. Per quest'ultima si fa il nome di Paolo Baratta, che però ha dichiarato di voler restare presidente della Biennale. Un posto da sottosegretario alla presidenza del Consiglio dovrebbe avere Enzo Moavero, già capo di gabinetto di Monti. Un grosso nodo resta la presenza femminile: si è parlato insistentemente in questi giorni di Emma Bonino, ma la figura appare ad alcuni troppo 'politica'. Dunque, raccontano, Monti sarebbe ancora alla ricerca di personalità 'rosa'. Insomma, fino all'ultimo il 'totonomi' continuera' a impazzare. Per i dicasteri economici, per dire, ancora non sono del tutto archiviate le ipotesi Saccomanni, Bini Smaghi o anche Grilli. Mentre per lo Sviluppo circolano i nomi di Catricalà, Gnudi, Giovannini (Istat) o anche Emma Marcegaglia. Per il Welfare si citano sindacalisti (ma Bonanni si è tirato indietro) o figure come Nicola Rossi e Piero Ichino. Andrea Riccardi o Francesco Profumo vengono tirati in ballo per l'Istruzione.