Berlusconi e l'alluvione: il condono della memoria

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Il premier sulla tragedia che ha devastato Genova: "Le parole servono a poco. È evidente che si è costruito là dove non si doveva". Ma in passato i suoi governi hanno approvato due sanatorie edilizie e tagliato i fondi per il rischio idrogeologico

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di Filippo Maria Battaglia

“E’ evidente che si è costruito là dove non si doveva costruire".  Silvio Berlusconi commenta così l’alluvione del capoluogo ligure che, preceduta da quella delle Cinque Terre, lascia i segni di un disastro sociale ed economico, oltre che un bilancio al momento di sedici morti, oltre ai dispersi e ai feriti. 
"E' terribile assistere impotenti alla televisione al dramma di Genova che ha coinvolto così tante persone. Ma le parole servono a poco", aggiunge il premier. Già, servirebbero i fatti. Dal 2003 a oggi, secondo Legambiente, in Italia sono state costruite quasi 250.000 case abusive. Merito – o meglio, colpa – anche dei tre condoni edilizi, dicono gli ambientalisti.
Due dei quali, però, sono stati approvati durante i precedenti governi preseduti dallo stesso Berlusconi.

È il 1994. Il premier, fresco di battesimo in politica, è da poco entrato a Palazzo Chigi (vi resterà per pochissimi mesi).
Di condono non si parla da quasi dieci anni, da quando cioè il governo Craxi (con il socialdemocratico Nicolazzi ai Lavori pubblici) aveva dato il via a una lunga serie.
Nominato premier, Berlusconi vara quasi in tempi di record la sua prima sanatoria. Rispetto all’unico precedente, ha qualche limitazione (può regolarizzare solo chi ha aumentato la cubatura originale di non più del 30%) ma ha anche una dirompente novità: il principio del silenzio assenso della pubblica amministrazione. In soldoni: se il Comune non risponde significa che è d’accordo.
Nelle casse delle amministrazioni arrivano 4 miliardi di euro. Un bottino evaporato quasi subito: nei mesi successivi ne occorranno circa il doppio per portare luce, acqua e gas alle case sanate.

Seconda volta, secondo condono. Berlusconi rientra a Palazzo Chigi nel 2001. Passano poco meno di due anni, e nel 2003 arriva un’altra sanatoria (Tremonti è già ministro dell’Economia). Gli edifici abusivi schizzano: dai 25mila nel 2002, diventano 32mila nel 2004.
Ma non finisce qui, almeno nelle intenzioni. Negli ultimi due anni, le truppe parlamentari del Pdl tentano più di una volta di inserire un emendamento per ripristinare vecchie e nuove "regolarizzazioni": capita nel 2010, quando i deputati provano a far approvare un testo nato con l’obiettivo di sistemare entro sei mesi gli arretrati delle sanatorie degli anni precedenti; e capita quest’anno, quando un manipolo di parlamentari prova a inserire nel decreto mille proroghe la riapertura dei termini per il condono berlusconiano del 2003.

L'ultimo tentativo è datato pochi giorni fa: l'ipotesi di un terzo condono targato governo Berlusconi viene fuori insieme a una bozza dettagliata circolata tra politici ed addetti ai lavori. Obiettivo, recuperare risorse per gli impegni che ci chiede l'Europa. E a conferma che la possibilità non è così peregrina, arrivano gli interventi di  alcuni esponenti di spicco della maggioranza. Tra tutti, il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, che ricorda l'opportunità di "una misura di finanza straordinaria che può essere una forma di patrimoniale morbida, una riforma delle pensioni, le dismissioni e se questo non bastasse, anche un condono edilizio e fiscale".
Il coro di no è piuttosto intenso. E poco dopo arriva l'assicurazione del governo: nessuna ipotesi del genere si concreterà.

Ma nelle stesse ore, come ricorda Carlo Petrini su Repubblica, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo in Commissione al Senato ammette "il fallimento dell’impegno principale assunto sull’ambiente”: il miliardo di euro stanziato con la Finanziaria 2010 per la messa in sicurezza del territorio non c'è più. O meglio: non c'è mai stato, visto che il governo non l'ha mai reso disponibile.
“Vediamo se ci sarà il modo di intervenire per evitare che quello che è successo non possa succedere più in futuro", ha scritto Berlusconi nella nota qualche ora dopo il disastro di Genova. Si riferirà anche ai condoni edilizi? 

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