Il sindaco di Firenze chiude la kermesse dei rottamatori e lancia "Wiki-Pd", piattaforma web per raccogliere nuove proposte: "Manteniamo il partito ma cambiamo le facce". Il segretario nega lo scontro e dice: "Non ho paura delle primarie". FOTO E VIDEO
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Continua lo scontro a distanza nel Pd tra Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani. Da Firenze, il leader dei "rottamatori", chiudendo la "tre giorni" del "Big Bang" insiste: "Il mio Pd non parte dai dirigenti per poi dare una linea agli eletti. Ma parte dagli elettori, che sono i veri protagonisti".
Non c'è la candidatura ufficiale attesa da molti, ma un invito ad aprirsi per raccogliere proposte di rinnovamento: "Pensavamo ad una associazione ad un think tank, ma a che serve? Serve invece che da stasera si vada su internet, con le cento proposte per cambiare il nostro paese, con il Wiki-Pd", spiega Renzi che aggiunge: "Il marchio del Pd non lo hanno registrato Bersani o Veltroni, ma lo registrano ogni volta migliaia di cittadini che vanno alle primarie. Bisogna avere il coraggio di dire che in un Paese non è normale che cambino tutte le volte i simboli dei partiti e rimangano le stesse facce". Incalza: "Non sgomitiamo, non siamo ragazzini. Siamo pronti ad una battaglia d'idee dentro il centrosinistra".
Il sindaco di Firenze si augura poi di mandare in pensione il berlusconismo: "Spero si mandi in pensione anche l'antiberlusconismo, quello che attacca chi non la pensa come te". Ma il segretario del Pd, Bersani, a Napoli per l'iniziativa "Finalmente sud", non esita a replicare: "Le idee le vedremo...Dico solo, attenzione a non scambiare per nuove delle idee che sono usato degli anni 80. Con certe idee siamo finiti nei guai. Tutto qua. E' una discussione di merito".
Ascolta le parole di Bersani:
Renzi però rilancia: "E' evidente che c'è un problema di rapporto con le vecchie ideologie dei partiti. Lo dico con il massimo rispetto verso Pier Luigi Bersani". Questo modello di Pd, secondo Renzi, "andava bene nel '900". E ancora, sottolinea l'importanza delle primarie che, dice, "non sono solo un modo per selezionare in modo diverso la classe dirigente. Sono un ribaltamento. Gli elettori che scelgono, non col casting, e che poi possono andare a muso duro a dirgli cosa hanno fatto o cosa non hanno fatto. Se pensate che io debba prendere la linea economica di questo Paese da un signore che non prende nemmeno i voti nel suo condominio, io non ci sto".
Primarie che Bersani dice di non temere. E poi aggiunge: "Non c'è nessuna polemica, non si legano le mani a nessuno, non si faccia finta che c'è polemica". Il segretario del Pd, però, si rammarica di aver letto sui giornali "di uno scontro personale che non esiste, non mi appartiene, non è nel mio stile né nella logica. Io davanti a 2.000 giovani del Mezzogiorno, ho sentito il dovere di dire come intendo il ricambio, il cambiamento, in un collettivo. Ho parlato con convinzione di un meccanismo, non voglio essere tirato per la giacca in nessuna polemica. Io sono amico di tutti - dice più volte - io voglio bene a tutti". Anche a Renzi? domanda un giornalista. "Proprio a tutti" assicura Bersani.
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