Berlusconi contro l'euro: "Non ha mai convinto". VIDEO

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Il presidente del Consiglio interviene agli stati del commercio: “La moneta unica è un fenomeno mai visto, ecco perché c’è un attacco della speculazione”. Poi fa marcia indietro. E sulla tenuta del governo: “Arriveremo al 2013, l’opposizione si adeguerà”

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"C'è un attacco all'euro che come moneta non ha convinto nessuno, perché non è di un solo Paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario, né una banca di riferimento e delle garanzie". A dirlo, il premier Silvio Berlusconi, intervenendo agli stati del commercio. “L'euro è un fenomeno mai visto, ecco perché c'è un attacco della speculazione – ha proseguito - ed inoltre risulta anche problematico collocare i titoli del debito pubblico".
Parole inequivocabili, che però dopo poco vengono rettificate da una nota: "Come al solito, si cerca di alzare pretestuose polemiche su una mia frase interpretata in maniera maliziosa e distorta. L'euro è la nostra moneta, la nostra bandiera. E' proprio per difendere l'euro dall'attacco speculativo che l'Italia sta facendo pesanti sacrifici".

Già nei giorni scorsi il premier era tornato ad esprimere perplessità riguardo alla moneta unica. In una nota di Palazzo Chigi, lunedì 24 ottobre, si leggeva che l'euro è la sola valuta che "non abbia alle spalle un prestatore di ultima istanza disposto a difendere strutturalmente la sua credibilità di fronte all'aggressività dei mercati finanziari". Una situazione questa, chiudeva il comunicato, "che va corretta una volta per tutte".
Quanto alla situazione italiana e alle misure di rilancio della crescita chieste con forza dall'Europa e messe nero su bianco nella lettera inviata all'Ue, Berlusconi ha assicurato che il suo governo presenterà alcuni provvedimenti "la prossima settimana in Parlamento", appellandosi all'opposizione, "che ogni giorno chiede le nostre dimissioni", perché si adegui "alle esigenze del Paese e ci renda la vita più facile".
"Non sono provvedimenti per la maggioranza ma per l'Italia", ha dichiarato Berlusconi, dicendosi comunque "ottimista" sull'iter delle misure.

"Bini Smaghi? Speriamo bene" - Nel suo intervento il premier ha poi detto che spera in una soluzione del caso diplomatico aperto con la Francia che vede al centro il consigliere direttivo della Bce Lorenzo Bini Smaghi (Roma preme su Bini Smaghi perché si dimetta lasciando il posto a un francese, dopo che Parigi ha appoggiato la nomina di Mario Draghi alla presidenza della Bce).
"Spero", ha risposto Berlusconi ai cronisti che chiedevano se vi sia una soluzione dopo l'incontro al Quirinale tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e lo stesso Bini Smaghi di venerdì 28 ottobre.

"Il governo arriverà a fine legislatura" - Quanto alla lettera di dissidenti del Pdl che gli chiedono un passo indietro ha assicurato: "E' una bufala di cui non abbiamo traccia". E si è detto certo che il governo andrà avanti tranquillamente. "Non è vero che ci saranno le elezioni nel 2012, il governo arriverà a fine legislatura. Con la Lega non c'è nessun tipo di problema".

"Vorrei lasciare, ma consegnerei le mie aziende alla sinistra" - Silvio Berlusconi assicura di non voler abbandonare la politica perché, dice, così lascerebbe le sue aziende in mano alle opposizioni. "Mi piacerebbe moltissimo lasciare, ma se penso di lasciare le mie aziende, i miei amici, i miei figli alla sinistra di Bersani, Vendola e Di Pietro sento la responsabilità di restare e portare avanti il governo", ha detto.

"Il problema del Paese è l'architettura istituzionale" - Per il premier una parte dei problemi che il sistema Paese incontra, anche nel confronto con l'estero, è l'"architettura istituzionale". "Devo sempre concordare le suggestioni da portare in Parlamento, nel Governo e con gli alleati che spesso hanno posizioni che non concordano con le mie", dice Berlusconi. Che aggiunge: "Questa è una situazione frenata da un'architettura istituzionale che, se vogliamo vedere il nostro Paese in grado di confrontarsi anche con i competitor stranieri, deve essere cambiata".

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